Galeazzo Ciano: differenze tra le versioni

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*Abbiamo saputo che Ciano era spesso contrario alle decisioni di [[Mussolini]], perché lo aveva confidato al suo diario segreto. Se lo avesse pubblicato subito, ci avrebbe rimesso il posto ma forse le cose sarebbero andate diversamente. ([[Luca Goldoni]])
*Alti ufficiali delle tre armi corteggiano Ciano e approvano ostentatamente ogni sua trovata in campo strategico, quasi si trattasse delle direttive d'un [[Paul von Hindenburg|Hindenburg]]. Ministri e gerarchi chiedono a lui notizie «vere» della guerra e applaudono con esagerato entusiasmo alle vittorie annunciate dal Delfino come frutto delle sue disposizioni. Il giovanotto è di per sé portato a sopravalutarsi. Prende sul serio il finto credito e la finta reverenza che gli dimostrano e si convince di essere davvero il regista della spedizione spagnola. ([[Silvio Bertoldi]])
*Ciano era il Delfino, l'erede ''in pectore''. Grandi ha scritto che non piaceva a nessuno e ha ragione. Fisicamente il giovanotto aveva un che di ridicolo, i capelli impomatati sul cranio da dolicocefalo, i piedi piatti e larghi nel camminare, l'abitudine di tenere la testa all'indietro perché così faceva il suocero, una figura che andava impinguendosi troppo per uno non ancora quarantenne. Giocava a [[golf]] e amava farlo sapere per snobismo, essendo allora il golf praticato solo da alcuni privilegiati. Ma gli italiani ridevano di uno sport consistente nel dare bastonate a una pallina per farla entrare in una buca. L'unica palla degna del loro interesse era quella del calcio. ([[Silvio Bertoldi]])
*Fin dai primi passi Ciano gerarca si rivelò per quello che era: intelligente ma superficiale, velleitario più che virile, fatuo più che brillante, smanioso di imitare Mussolini – anche nella ostentata rinuncia a ogni principio di moralità internazionale – ma privo della testa, della grinta, dell'intuito di lui. Si atteggiava a rude, e riusciva ad essere soltanto goffo. Bel ragazzo, un po' del genere tango, aveva però, nel modo di muoversi, alcunché di inguaribilmente molle. «Camminava – ha scritto Renzo Trionfera – divaricando i piedi come, per deformazione professionale, capita ai vecchi camerieri di trattoria.» Le male lingue gli lanceranno, quando firmerà il patto con la Germania {{NDR|Patto d'Acciaio}}, una battuta al cianuro: «piede-piatto d'acciaio». ([[Indro Montanelli e Mario Cervi]])
*I veri furfanti sono di un'altra stoffa. ([[Winston Churchill]])