Antonio Capizzi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
→‎Citazioni: Aggiunta una citazione
Riga 8:
 
===Citazioni===
*La convivenza delle due religioni, delle due morali, delle due logiche non è, ad Atene, conciliazione, né sintesi, né comunque scioglimento del conflitto: il pubblico della tragedia è il popolo di una città molteplice, ma dilaniata dalla propria molteplicità, e, in armonia col pubblico, i personaggi che ad esso si presentano sono uomini e donne che hanno assorbito le opposte tradizioni senza mediarle, e anzi introiettandone la contradditorietà. I personaggi tragici vivono la contraddizione, non la superano; credono in due morali opposte ma, lungi dal trovare un punto intermedio, ne accettano l'inconciliabilità e la soffrono fino alla catastrofe; hanno due anime in lotta tra loro, ma due anime di pari dignità, non il cavallo bianco e il cavallo nero del ''Fedro'' platonico; e dalla lotta escono non col compromesso, ma con lo straziante sacrificio di un'anima perché l'altra possa sopravvivere. Anche gli eroi che non arrivano alla morte uccidono metà di se stessi e vivono con la ferita perennemente aperta. La tragedia è la nemica della pace. (pp. 50-51)
*L'asserzione che [[Platone]] fa fare a [[Socrate]] nel ''Protagora'' con una durezza non attenuata dall'ironia, che cioè il [[Protagora|maestro di Abdera]] sarebbe stato il primo sia a definirsi sofista, sia ad esibirsi come maestro di educazione e virtù, sia infine a pretendere un compenso, ci risulta assai lontana dalla verità storica: su questi aspetti l'innovazione era assai esigua. (p. 88).
*Il termine scelto da [[Protagora]] («sofista») era largamente usato fin dagli inizi del quinto secolo, ed era in effetti uno dei molti figli e nipoti di ''sophós'' e ''sophía'': queste parole indicavano all'inizio una «saggezza» pratica e tecnica, cosicché ''sophízesthai'' da essi derivato significava «praticare una qualche tecnica», al punto che ''sesophisménos'' venne usato da [[Esiodo]] per l'esperto di nautica e ''sophizómenos'' da [[Ippocrate]] per il medico. Allorché ''sophós'' cominciò ad assumere significati meno tecnici, il suo posto venne preso da ''sophistés'', derivato da ''sophízesthai'' e, a quanto sembra, sinonimo di ''sesophisménos'': il termine-nipote seguì esattamente la via del termine-nonno ''sophós'', dato che indicò un qualsiasi esperto o maestro in una tecnica, dal poeta-musico-citaredo all'astronomo, al medico, all'indovino, all'inventore, fino ad applicarsi, dal quarto secolo, ad artigiani più modesti, quali il cuoco, il cavallaro e perfino il lamentatore dei funerali. (pp. 88-90)
* La novità è dunque questa, che ad Atene è sorto un nuovo tipo di sofista pagato per migliorare la perizia verbale dei suoi discepoli, e non l'abilità manuale: essenziale è la lingua, non i contenuti del discorso; e se per caso tra questi contenuti compaiono nozioni scientifiche, ciò non avviene per «filosofia», amore del sapere, ma per «filologia», amore del discorso, inteso come grammatica, retorica e argomentazione. (pp. 94-95)