Amir Taheri: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 114:
 
*Il sistema didattico sciita è basato sulla convinzione che ogni possibile domanda ha già una sua risposta nel Libro Sacro, nell'Hadith o nell'Akhbar (in senso letterale «notizie», ma qui sta per «resoconti sui detti e sugli atti degli imam»). Lo scopo dello studio è imparare la verità, e la verità è già contenuta nel Corano. Ciò che conta è la ''batin'', l'esistenza intima delle cose, e non la loro ''zahir'' (apparenza). La verità è l'Islam, il resto è formato da semplici fatti materiali, e in qualsiasi confronto tra la verità e il fatto, è ovvio che sia la prima ad avere il sopravvento. La madrasseh persegue la sua società perfetta, la sua Utopia, nel lontano passato, e più precisamente in quei tredici anni che videro il Profeta governare sul neonato stato islamico della Mecca e di Medina. Nei confronti del presente non prova alcun interesse, salvo quando non si tratti di mantenere intatta la forma della fede tra i popoli. Quanto al futuro, diciamo che rappresenta il regno dell'inconoscibile. Nel corso dei secoli e fino ad oggi l'atteggiamento delle madrasseh verso il problema concreto di una società in mutazione è stato invariabilmente ed unicamente reattivo, e solo la pressione degli avvenimenti le obbligava a prendere posizione. Profondamente e fermamente persuase che ogni cambiamento potesse condurre soltanto ad un ulteriore degrado della società, le madrasseh hanno sempre assunto il ruolo di potenti portavoce del conservatorismo. In circa centocinquanta anni di tentativi volti ad inserire l'Iran nel mondo contemporaneo, questa istituzione ha resistito strenuamente ad ogni riforma, e nel suo ruolo di guardiana dello status quo si è trovata ad essere alleata naturale della classe dominante, anche se occasionali conflitti con il governo del momento non sono mancati. (p. 46)
 
*L'avvento dell'Islam in Iran, prodottosi quasi quattordici secoli fa, condusse a quella che alcuni pensatori persiani definiscono «la nostra schizofrenia nazionale multipla». E in nessun luogo questa schizofrenia è così evidente come nella lingua del paese. Lingua di ceppo indoeuropeo, il persiano viene malgrado ciò scritto prendendo a prestito l'alfabeto arabo. Alla poesia si adatta in maniera superba e vi trova la sua migliore espressione. Nello stesso tempo, è la seconda lingua dell'Islam, e la fede maomettana prova un tradizionale disgusto per i poeti e la poesia in genere: un mullah che ami la poesia è già un fatto abbastanza bizzarro, ma quando si mette poi a scriverla diventa qualcosa come uno scandalo. (p. 48)
 
*[[Reza Pahlavi|Reza]], che univa la sua carica di ministro della guerra a quella di comandante in capo, sembrava essere quell'uomo della providenza che tutti avevano sperato sin dai tempi del caos che seguì l'occupazione dell'Iran durante la grande guerra. (pp. 60-61)
 
===''The Unknown Life of the Shah''===