Virginio Gayda: differenze tra le versioni

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*[[Georgij Valentinovič Plechanov|Plehanov]], chiamato il padre del [[marxismo]] russo, poi che per primo ha portato e sviluppato in Russia la dottrina marxista, cui è rimasto rigidamente fedele sino alla morte, persuaso della inflessibilità di sviluppo delle fasi sociali, contrario alle tendenze anarchiche del movimento russo e ai colpi di mano domandati da Lenin per la conquista del potere, scettico com'era sulla maturità del popolo a compiere la rivoluzione politica e sociale, rimane un solitario. Lo chiameranno più tardi anche nemico e traditore del popolo. (p. 177)
 
*Le due figure centrali del tempo nuovo sono quelle di Lenin e di [[Lev Trockij|Trozki]]: unite nell'azione, assai dissimili per natura e per attitudini. Se Lenin rappresenta l'idealista fanatico, tipicamente russo, il dogmatico della rivoluzione, che lavorando in quella terribile realtà vivente e mutevole che è il popolo parte da un'idea astratta e vuole sovrapporla alla storia russa, senza preoccuparsi delle condizioni di tempo e di luogo, Trozki è il tipo netto del freddo calcolatore politico, non legato ad alcun pregiudizio di teoria, pronto a capir il momento e adattarvi mentalità, gesti e parole, opportunista, passionale, con una più prepotente parte di "io" da far valere. (p. 363)
 
*Vi è in realtà nel popolo russo, pur con tanta sua ribellione di istinto economico, dell'indifferenza o forse solo della rassegnazione all'assolutismo del governo politico. Il popolo ha una tradizione storica di repressione politica. Dall'epoca tartara è vissuto sempre solo sotto un giogo, passando dal dominio dei Khan mussulmani a quello di [[Ivan IV di Russia|Ivan il terribile]] e poi di [[Pietro I di Russia|Pietro il Grande]], con la sua pesante e dura burocrazia nuova e poi di Biron, di [[Paolo I di Russia|Paolo I]], di Arakceiev, fino a Nicola II. Non ha potuto mai sapere che fossero veramente la libertà e la legalità. (p. 390)