Emily Dickinson: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+ wikilinks.
Riga 50:
*Scontrosa "Atropo"!<ref>{{cfr}} [[w:Atropo|Atropo]] su Wikipedia.</ref> Eppure non oso rimproverarla, per paura che quelle dita sfrontate possano maneggiare ancora le forbici. Forse diffida del ''vino''! La prego di dirle che è soltanto Vino Passito, e potrebbe essere così cortese da prestarmi per un po' le sue forbici, affinché io possa tagliare un filo? (a Henry V. Emmons, primavera 1853, 120<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0111-0130.html Le lettere 111-130]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Il cielo è grande – non è vero? La vita è breve, non è vero? Perciò quando è finita, non ce n'è un'altra? e – e – allora se Dio vuole, saremo vicini. (a Dr. e Mrs. J. G. Holland, autunno 1853, 133<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0131-0150.html Le lettere 131-150]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*So che saresti più felice in questa incantevole [[primavera]] che in qualsiasi bella città, e che ti sentiresti meglio più in fretta se potessi bere la nostra rugiada mattutina – e il mondo qui è talmente bello, e le cose così dolci e serene, che il tuo cuore ne sarebbe placato e consolato. Ti racconterei della primavera se pensassi che potrebbe convincerti subito a tornare, ma ogni bocciolo e ogni uccello non farebbe altro che affliggerti e renderti triste nel posto dove stai, così non una parola sui pettirossi, e non una parola sui fiori, per paura di rendere la città più buia, e la tua vera casa più cara. (a Emily Fowler Ford, primavera 1854, 161<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/l0151-0170.html Le lettere 151-170]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Non devi aver paura che io mi senta sola se mi lasci, perché spesso mi [[separazione|separo]] da cose che immaginavo di aver amato, – a volte per la tomba, e a volte per un oblio molto più amaro della morte – perciò il mio cuore sanguina così spesso che non farò caso all'emorragia, e aggiungerò solo un'altra agonia alle tante che l'hanno preceduta, e alla fine della giornata commenterò – è scoppiata una bolla di sapone! (a Susan Gilbert, verso il 1854, 173<ref group="fonte" name=bCLXX>In ''[http://www.emilydickinson.it/l0171-0180.html Le lettere 171-180]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Susie – ci vuole poco a dire quanto si è soli – chiunque può farlo, ma portare la solitudine accanto al cuore per settimane, quando dormi, e quando sei sveglia, con sempre qualcosa che ti manca, ''questo'', non tutti riescono a dirlo, e mi sconcerta. Ne dipingerei un ritratto che indurrebbe alle lacrime, se avessi la tela per farlo, e la scena sarebbe la ''[[solitudine]]'', e le figure – solitudine – e le luci e le ombre, ciascuna una solitudine. Potrei riempire una stanza con paesaggi così solitari, la gente si fermerebbe là a piangere; poi andrebbe di fretta a casa, per ritrovare una persona amata. (a Susan Gilbert, novembre-dicembre 1854, 176<ref group="fonte" name=bCLXX/>)
Riga 56:
*Vengo tra i fiocchi, caro Dr. Holland, perché [[neve|nevica]] davvero, e come cigni che si abbassano, qua una penna là un'altra, e poi una piuma, giungono i luminosi abitanti della bianca dimora. (a Dr. J. G. Holland, novembre 1855, 181<ref group="fonte" name=bCLXXX>In ''[http://www.emilydickinson.it/l0181-0200.html Le lettere 181-200]'', ''EmilyDickinson.it'', traduzione di G. Ierolli.</ref>)
*Il mio solo schizzo, il profilo, del [[Paradiso]] è un esteso, azzurro cielo, più azzurro e più esteso del ''più grande'' che ho visto in giugno, e in esso sono i miei amici – tutti loro – ciascuno di loro – quelli che sono con me ora, e quelli che sono "partiti" mentre camminavamo, e "rapiti in Cielo." Se le rose non avvizzissero, e il gelo non venisse mai, e qui non cadesse nessuno che io non possa risvegliare, non ci sarebbe bisogno di altro Cielo se non quello di quaggiù – e se Dio fosse stato qui questa estate, e avesse visto le cose che ho visto io – immagino che considererebbe superfluo il Suo Paradiso. Non glielo dica, però, per nulla al mondo, perché dopo tutto quello che Lui ha detto al riguardo, voglio proprio vedere che cosa ''ha'' costruito per noi, senza martello, né pietre, né operai. (a Mrs. J. G. Holland, inizio agosto 1856?, 185<ref group="fonte" name=bCLXXX/>)
*Ah John – ''Partito''? Allora alzo il coperchio della mia scatola di Fantasmi, e ne ripongo un altro, fino alla [[Resurrezione]] – Allora coglierò in ''Paradiso'', i fiori caduti qui, e sulle rive del mare della Luce, cercherò i granelli di sabbia che mi mancano. (a John L. Graves, verso il 1856, 186<ref group="fonte" name=bCLXXX/>)
*Allora non diremo "[[Addio]]", visto che l'immortalità – rende l'espressione del tutto obsoleta. (a Mrs. Joseph Haven, tardo agosto 1858, 192<ref group="fonte" name=bCLXXX/>)
*I miei [[amicizia|amici]] sono il mio "patrimonio". Mi perdoni quindi l'avidità con cui ne faccio incetta! Si dice che quelli che un giorno erano poveri, guardano all'oro con un punto di vista diverso. Non so come succede. Dio non è diffidente come noi, altrimenti non ci darebbe amici, per paura che ci si dimentichi di lui! (a Samuel Bowles, fine agosto 1858?-1859?, 193<ref group="fonte" name=bCLXXX/>)
Riga 229:
:''Dopo un grande [[dolore]] viene un senso solenne, | i nervi stan composti, come tombe. | Il [[Cuore]] irrigidito chiede se proprio lui | soffrì tanto? Fu ieri o qualche secolo fa? || I piedi vanno attorno come automi | per un'arida via | di terra o d'aria o di qualsiasi cosa, | indifferenti ormai; | una pace di quarzo come un sasso. || Questa è l'ora di piombo, e chi le sopravvive | la ricorda come gli assiderati rammentano la neve; | prima il freddo, poi lo stupore, infine | l'inerzia.'' (1997)
 
*''Conosco vite, che potrei perdere | senza Sofferenza – | di altre – un istante di'' assenza ''– | sarebbe un'Eternità.'' (J372 – F574<ref group="fonte">In ''[http://www.emilydickinson.it/j0351-0400.html Tutte le poesie. J351 – 400]'', ''EmilyDickinson'', traduzione di G. Ierolli.</ref>, vv. 1-4)
 
*''Si può essere più soli | Senza la Solitudine.'' (J405 – F535<ref group="fonte" name=CD>In ''[http://www.emilydickinson.it/j0401-0450.html Tutte le poesie. J401 – 450]'', ''EmilyDickinson'', traduzione di G. Ierolli.</ref>, vv. 1-2)