Moshe Dayan: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 22:
*La [[Guerra dei sei giorni]], come venne più tardi chiamata, fu il terzo grande conflitto armato in cui Israele si trovò coinvolto da quando, diciannove anni prima, il nostro stato era venuto in essere; si trattò di una guerra alla base della quale stavano le errate valutazioni del presidente egiziano [[Gamal Abd el-Nasser|Gamal Abdel Nasser]]. Le cause immediate del conflitto furono una serie di incidenti tra Israele da un lato e Siria e Giordania dall'altro, e la conseguente reazione dell'Egitto o meglio del suo presidente. Nasser sapeva benissimo che le sue iniziative di carattere aggressivo, soprattutto la chiusura degli Stretti di Tiran, sarebbero state considerate da Israele quale un atto di guerra, ma presumeva che le grandi potenze avrebbero impedito al nostro stato di reagire o, se l'esercito israeliano avesse attaccato, che le difese egiziane nel Sinai fossero sufficienti a fermarlo; in ogni caso, il Consiglio di Sicurezza avrebbe ben presto imposto un armistizio, e l'episodio si sarebbe concluso con un duplice successo per Nasser: la rimozione dell'UNEF e la permanenza del blocco sugli Stretti. Nasser aveva ben presente ciò che era accaduto nel 1956, quando USA e URSS avevano obbligato Francia, Inghilterra e Israele a ritirare le proprie forze e a far buon viso a cattivo gioco per la nazionalizzazione del Canale. Questa volta, non soltanto USA e URSS, ma anche la Francia e la Gran Bretagna erano contrari alla guerra; Nasser non aveva dunque altro da fare che sconfiggere Israele. (p. 290)
*L'uomo che allora e oggi regge le sorti della Giordania è re Hussein, il quale, non diversamente dal nonno Abdullah, sembra dotato di notevole fascino personale e di cospicuo coraggio, tanto che si aggira tra la folla o si reca a ispezionare unità dell'esercito non scortato da guardie del corpo e senza temere la propria incolumità, Ma, a differenza di Abdullah, sembra un uomo illuminato, al corrente delle realtà del mondo moderno. Bisogna d'altro canto convenire che, nonostante l'istruzione ricevuta e la sua dimestichezza con le questioni internazionali, manca di effettiva profondità e di senso pratico. È senza dubbio cosciente del fatto che l'influenza che può esercitare sul mondo arabo è limitata, come non può ignorare che certe iniziative, che pure aspirerebbe a far sue, gli sono vietate perché inaccettabili agli occhi dell'opinione pubblica giordana e degli arabi in generale. (p. 416)
*Lo stile di lavoro di [[Golda Meir|Golda]] era caratterizzato da coerenza e decisione; non cercava mai di scansare le responsabilità, e le nostre discussioni si concludevano sempre con scelte o intese precise, mai con vaghe formule o rinvii. Soprattutto, Golda evitava di circondarsi di giornalisti pettegoli e assistenti disposti a favorire fughe di notizie in questioni di vitale importanza. La sua cerchia era composta da amici intimi, e io ero uno di loro. E, nelle questioni riguardanti la mia sfera d'attività, la difesa, tra noi non c'erano barriere di sorta. (p. 427)
*Chiunque conosca Golda Meir non sarà sorpreso dalle sue decisioni. Golda Meir è una donna coraggiosa, tenace e decisa, e che oltretutto ha la fortuna di vedere il mondo tutto in bianco e nero, senza sfumature intermedie. (p. 445)
===[[Explicit]]===
|