Michele Anselmi: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Michele Anselmi==
*{{NDR|Su ''[[Tutti pazzi per Mary]]''}} Avrete capito che ce n'è per tutti: per gli omosessuali, i disabili, gli animalisti. Magari qualcuno si offenderà e spedirà qualche querela. Ma farebbe male. Se è vero che anche a ''Paperissima'' – complice l'ex ministro Antonio Guidi – si può fare una gag su un handicappato senza per questo offendere la sfortunata categoria.<ref>CitatoDa ''l'Unità'', 16 ottobre 1998; citato in [http://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/tutti-pazzi-per-mary/35492/ ''Tutti pazzi per Mary''], ''Cinematografo.it''.</ref>
*{{NDR|Su ''[[L'uomo che verrà]]''}} Volendo risalire a dei modelli estetici si potrebbe citare il cinema di Ermanno Olmi o Mario Brenta. Ma in realtà Diritti persegue una sua propria poetica nel restituire, utilizzando attori professionisti e gente presa sul posto, la dura vita di quelle contrade rurali, le arcaiche dinamiche familiari, la fatica del lavorare la terra. I mezzadria, il passaggio delle stagioni. [...] Colpisce, vedendo il film severo e toccante, al quale però non giova l'eccesso di musica, una certa pietas cristiana, che probabilmente deriva dal libro ''Le querce di Monte Sole'' scritto da monsignor Luciano Gherardi e scelto come spunto. ''L'uomo che verrà'' evocato dal titolo è certo il fratellino di Martina, ma anche, si direbbe, un novello Gesù bambino da sottrarre ai nuovi Erode. Un segno di speranza sui destini dell'umanità.<ref>CitatoDa ''Il Riformista'', 22 ottobre 2009; citato in [http://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/l-uomo-che-verr-/52028/ ''L'uomo che verrà''], ''Cinematografo.it''.</ref>
*{{NDR|Su ''[[Sidney]]''}} Spira un'aria crepuscolare, vagamente alla Saint Jack di Bogdanovich, in questo film fragile ma non brutto che ha per tema il il senso di colpa. Pur piazzando nel cast il nero Samuel L. Jackson, l'attore-feticcio di Pulp Fiction (qui fa il ricattatore parolacciaro), il ventottenne regista non "tarantineggia" e si allontana anzi dalla rappresentazione della violenza oggi alla moda. Sydney è infatti un film pieno di tempi morti, primi piani, camminate tra le slot-machines, frammenti di dialogo (che il modello sia California Poker?). Ma non manca di suggestione, laddove gioca a spiazzare lo spettatore, lasciandolo nel dubbio, con un sovrappiù di ambiguità, sulle intenzioni di Sydney.<ref>CitatoDa ''l'Unità'', 22 giugno 1997; citato in [http://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/sydney/35003/ ''Sydney''], ''Cinematografo.it''.</ref>
*{{NDR|Su ''[[Swingers]]''}} Scritto e interpretato da Jon Favreau, all'insegna di un tenero autobiografismo, il film può essere apprezzato anche da chi non conosce i locali prediletti della cosiddetta "cocktail generation" losangelina. Le canzoni di Sinatra e Dean Martin fanno da amabile contrappunto rétro alle disavventure sentimentali di Mike, un comico newyorkese sbarcato a Hollywood per dimenticare la ragazza che lo mollò su due piedi. Partendo da un'osservazione acuta della realtà che li circonda, Liman e Favreau colgono tic, mode e fissazioni di quella società scalcinata che gravita attorno al mondo dello spettacolo. [...] Girato a basso costo, utilizzando una cinepresa superleggera, Swingers rovista nell'ambiente degli attori squattrinati con l'aria di "rubare" dalla vita battute e sketch. Ma dietro la naturalezza esibita dagli interpreti c'è un copione rifinito fino all'ultima virgola.<ref>CitatoDa ''l'Unità'', 21 agosto 1997; citato in [http://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/swingers/35083/ ''Swingers''], ''Cinematografo.it''.</ref>
 
==Note==