Elizabeth George: differenze tra le versioni

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Katie Waddington arrancava sul marciapiede diretta alla sua auto, e intanto ripeteva tra sé il solito mantra a ritmo col passo pesante. Scandiva le parole mentalmente, non tanto per il timore di passare per matta perché parlava da sola, quanto perché il solo pronunciarle avrebbe richiesto uno sforzo eccessivo ai suoi polmoni fin troppo provati, che già reggevano a stento. Come pure il cuore che, a sentire quello sputasentenze del suo medico curante, non era destinato a pompare sangue in arterie sempre più incrostate di grassi.
 
{{NDR|Elizabeth George – ''Cercando nel buio'' – Longanesi & C., traduzione a cura di Maria Cristina Pietri e Enzo Verrengia}}
 
===''E liberaci dal padre''===
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La donna adesso lo stava fissando. Apparteneva a quel genere di persone alla cui presenza si sentiva un perfetto idiota. Era alta almeno uno e ottanta e vestiva con la trascurata eleganza tipica dell'alta società inglese. L'età era indefinibile; quella creatura senza tempo lo scrutava con occhi d'un azzurro acciaio, occhi in grado di far scoppiare in lacrime più d'una cameriera. Doveva aver passato da un pezzo i sessanta. Forse era addirittura vicina agli ottanta, chissà.
 
{{NDR|Elizabeth George – ''E liberaci dal padre'' – Longanesi & C., traduzione a cura di Laura Battaglia e Monica Mazzanti}}
 
===''La miglior vendetta''===
Il sedicenne Gowan Kilbride non era mai stato granché mattiniero. Quando viveva ancora alla fattoria dei suoi, ogni mattina si trascinava brontolando giù dal letto, facendo sapere a chi si trovava nei paraggi, con una vasta gamma di gemiti e di lamenti in cui esprimeva tutta la sua creatività, quanto poco apprezzasse la vita dei campi. Così, quando Francesca Gerrard — proprietaria della più vasta tenuta della zona, rimasta vedova da poco — aveva deciso, per far fronte alle tasse di successione, di trasformare la sua grande casa scozzese in un albergo di campagna, Gowan si era presentato a lei come l'uomo giusto per servire al bar e ai tavoli, e per sorvegliare la grande quantità di signorine che senza dubbio sarebbero state assunte come cameriere.
 
{{NDR|Elizabeth George – ''La miglior vendetta'' – Longanesi & C., traduzione a cura di Linda De Angelis}}
 
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