Bernardo Valli: differenze tra le versioni

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*Gli Stati Uniti non hanno grandi interessi nel paese del Maghreb, mentre una destabilizzazione della Siria, nel cuore del Mashrek, l'Oriente arabo, avrebbe serie ripercussioni in Iraq, in Libano e in Israele, dove si è riluttanti a cambiare i pur difficili interlocutori di Damasco. Un governo sunnita sarebbe molto meno graditoa Gerusalemme. Inoltre la Siria ha in comune con la Turchia, membro della Nato, un confine e una popolazione curda che potrebbe risentirne. La stessa Arabia Saudita, in preda a contestazioni interne, non gradirebbe il crollo di un altro regime arabo. E l'Iran, alleato della Siria, coglierebbe l'occasione per inserirsi in disordini interni se a Damasco dovesse succedere a quello di Assad un regime sunnita, non gradito alle minoranze sciite, e alla setta degli Alauiti, alla quale appartiene la famiglia Assad. Per questi ed altri motivi gli Stati Uniti non hanno chiesto le dimissioni di Assad, mentre esigono con insistenza quelle di Gheddafi.
*Le sanzioni hanno colpito il Servizio di intelligence siriano e le unità paramilitari iraniane (le Guardie della rivoluzione) che avrebbero fornito gas lacrimogeni ed altri strumenti utili nella repressione alle autorità di Damasco.<br>Gli Stati Uniti e gli europei non esigono tuttavia le dimissioni del presidente Bashar el-Assad, per non turbare i difficili equilibri mediorientali. E ancor meno hanno pensato a un intervento militare. Gheddafi è invece isolato. A parte il petrolio, in larga parte in mano agli insorti di Bengasi, ha poche carte da giocare nella società internazionale.
 
{{Int|1=Da [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/08/24/come-nascono-i-jihadisti27.html?ref=search ''Come nascono i jihadisti'']|2=''la Repubblica'', 24 agosto 2014 }}
*Il caso del presidente siriano, Bashir el-Assad, è esemplare. Dall'inizio dell'insurrezione, nel 2013, l'apparato militare del regime di Damasco ha concentrato gli attacchi sulle zone del paese favorevoli alla ribellione e sui gruppi armati dell'opposizione liberale o islamista, risparmiando lo Stato islamico nel suo feudo di Rakka (nel Nord-Est siriano). Il riguardo ha suscitato il forte sospetto che quel movimento jihadista fosse un mostruoso strumento del "laico" Assad. La complicità appariva a molti evidente, anche se non provata.
*Al Qaeda è la madre di tutti gli jihadismi, anche se adesso molti movimenti, come lo Stato islamico, l'hanno superata nel fanatismo, nella ferocia ed anche nella capacità di raccogliere consensi e occupare territorio. L'Al Qaeda delle origini è invecchiata e non esercita più l'autorità di un tempo, sebbene siano in tanti a servirsi abusivamente del suo nome. Sia pure con altri protagonisti, la sua storia assomiglia in alcuni tratti a quella del califfato di el Baghdadi.
*La sconfitta sovietica fu attribuita all'aiuto di Dio, ma i missili Stinger forniti dagli Stati Uniti furono decisivi, perché privarono i russi del decisivo appoggio di aerei ed elicotteri. Il ritiro dell'Armata rossa dall'Afghanistan precedette di poco l'implosione dell'Urss, e questo convinse Al Qaeda di avere provocato il crollo di uno dei grandi imperi della storia. Perché non sconfiggere anche quello americano, di cui erano stati lo strumento contro i russi?
*Neppure agli israeliani passò per la testa di favorire il consolidamento del loro futuro tenace avversario, quando agevolarono l'espansione di Hamas, nella Striscia di Gaza. Il loro obiettivo era allora di contrastare, attraverso gli islamisti, l'azione del Fronte popolare di Georges Habache. Un nazionalista marxista, come si definiva.
 
{{Int|1=Da [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/08/23/limpossibile-vittoria-a-kabul08.html?ref=search ''L'impossibile vittoria a Kabul'']|2=''la Repubblica'', 23 agosto 2017}}