Lev Trockij: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sulla zarina [[Aleksandra Fëdorovna Romanova|Aleksandra]]}} Per giustificare la sua nuova posizione, questa tedesca cercava di assimilare con fredda frenesia tutte le tradizioni e le suggestioni del Medioevo russo; il più misero e grossolano di tutti i Medioevi, in un periodo in cui il popolo faceva sforzi enormi per emanciparsi dalla propria barbarie medioevale. Questa principessa dell'Assia era letteralmente posseduta dal demonio dell'autocrazia: sollevatasi dal suo buco provinciale sino ai fastigi del dispotismo bizantino, non intendeva a nessun costo ridiscendere. Nella religione ortodossa aveva trovato una mistica e una magia adatte alla sua nuova sorte. (p. 76)
*Postosi alla testa della sinistra dei [[Menscevismo|menscevichi]] che non riuscì ad assumere una funzione di benché minima importanza nella rivoluzione, [[Julij Martov|Martov]], rimase all'opposizione contro la politica di [[Iraklij Tsereteli|Tseretelli]]-[[Fëdor Dan|Dan]], ostacolando al tempo stesso il riavvicinamento tra i menscevichi di sinistra e i [[Bolscevismo|bolscevichi]]. [...]. La frazione di Martov, pur senza aver lasciato il partito, non aveva un suo giornale dato che non aveva una politica. Come sempre nei grandi avvenimenti storici, Martov aveva irrimediabilmente perduto la testa e non aveva più nessuna consistenza. Nel 1917 come nel 1905, la rivoluzione si accorse appena dell'esistenza di quest'uomo pur notevole. (pp. 253-254)
*Verklovsky, ministro della guerra di [[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerensky]], dichiarò più tardi a proposito di [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]] che era un cuor di leone con una testa di montone. (pp. 278-279)
*Bolscevico quasi dalla nascita stessa del bolscevismo, [[Lev Borisovič Kamenev|Kamenev]], aveva sempre appartenuto all'ala destra del partito. Non privo di preparazione teorica e di fiuto politico, dotato di una grande esperienza di lotta frazionistica in Russia e di una scorta di osservazioni politiche fatte in Occidente, Kamenev afferrava le idee generali di Lenin meglio di altri bolscevichi, ma solo per interpretarle nel modo più pacifico possibile. Da lui non ci si poteva aspettare né indipendenza di decisione né iniziativa nell'azione. (p. 316)
*Notevole propagandista, oratore, giornalista, non brillante ma riflessivo, Kamenev era particolarmente prezioso nelle trattative con altri partiti e anche come esploratore in altri ambienti sociali, anche se da simili escursioni ritornava sempre, per parte sua, con frammenti della mentalità propria di altri partiti. Queste caratteristiche di Kamenev erano così evidenti che quasi nessuno si sbagliava sulla sua fisionomia politica. (p. 316)
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*Grazie a un fiuto eccezionalmente acuto {{NDR|Zinoviev}} afferra sempre, a volo, le formule di cui ha bisogno, cioè quelle che possono avere la maggiore influenza tra le masse. E come giornalista, come oratore, resta sempre un agitatore, con la differenza che nei suoi articoli rivela soprattutto i suoi punti deboli, mentre nei discorsi prevalgono i suoi punti di forza. Molto più audace e sfrenato nell'agitazione di qualsiasi altro bolscevico, Zinoviev è capace ancor meno di Kamenev di prendere un'iniziativa rivoluzionaria. È indeciso come tutti i demagoghi. (p. 329)
*La zarina {{NDR|Aleksandra}} era spesso e apertamente accusata di spionaggio: anche nelle sfere di corte, la si riteneva responsabile dell'affondamento da parte dei tedeschi della nave su cui si recava in Russia il generale [[Horatio Herbert Kitchener, I conte Kitchener|Kitchener]]. (p. 638)
*Subito dopo essersi messo d'accordo con [[Michail Vasil'evič Alekseev|Alekseev]], {{NDR|[[Aleksandr Fëdorovič Kerenskij|Kerensky]]}} entrava nella sala del palazzo d'inverno dove si ricevevano i giornalisti, e chiese loro di ritirare da tutti i giornali il proclama in cui si dichiarava [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]] traditore. Quando, dalle risposte dei giornalisti, apparve chiaro che non era possibile farlo per ragioni tecniche, Kerensky esclamò: «Mi dispiace molto!». Questo piccolo episodio, riferito sui giornali del giorno dopo, mette in luce con vivezza incomparabile il personaggio del superarbitro della nazione definitivamente impigliato nella sua stessa rete. Kerensky era l'incarnazione così perfetta sia della democrazia sia della borghesia da essere contemporaneamente il più alto rappresentante dell'autorità statale e un cospiratore criminale di fronte alla stessa autorità. (p. 754)
 
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