Moshe Dayan: differenze tra le versioni

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*Le «rivoluzioni» promosse da giunte militari si susseguivano con un ritmo assillante, ed era triste constatare come alcuni dei ''leaders'' africani fosero più interessati ad assicurarsi posizioni di privilegio anziché allo sviluppo e al progresso del loro popolo; accadeva anzi che i nostri esperti sovente fossero assai più impegnati di certi funzionari africani nell'opera intesa a migliorare la produzione agricola locale e ad elevare il livello di vita dei cintadini. I nostri lavoravano giorno e notte per assicurare il successo ai programmi di sviluppo, mordevano il freno a ogni rinvio, soffrivano per i fallimenti. Al contrario, molti ''leaders'' e amministratori locali africani consideravano la nostra assistenza quale uno strumento per raggiungere i propri fini, ed esibevano tutti fieri un nuovo villaggio modello e una fattoria moderna ai visitatori stranieri, solo per far colpo e assicurarsi prestigio politico. (p. 269)
*Le vittorie dei Davide sui Golia erano cosa rara, nel mio paese, anche in tempi biblici, e più rare ancora sono in un universo di carri armati e cannoni. (p. 284)
*La [[Guerra dei sei giorni]], come venne più tardi chiamata, fu il terzo grande conflitto armato in cui Israele si trovò coinvolto da quando, dicannove anni prima, il nostro stato era venuto in essere; si trattò di una guerra alla base della quale stavano le errate valutazioni del presidente egiziano [[Gamal Abd el-Nasser|Gamal Abdel Nasser]]. Le cause immediate del conflitto furono una serie di incidenti tra Israele da un lato e Siria e Giordania dall'altro, e la conseguente reazione dell'Egitto o meglio del suo presidente. Nasser sapeva benissimo che le sue iniziative di carattere aggressivo, soprattutto la chiusura degli Stretti di Tiran, sarebbero state considerate da Israele quale un atto di guerra, ma presumeva che le grandi potenze avrebbero impedito al nostro stato di reagire o, se l'esercito israeliano avesse attaccato, che le difese egiziane nel Sinai fossero sufficienti a fermarlo; in ogni caso, il Consiglio di Sicurezza avrebbe ben presto imposto un armistizio, e l'episodio si sarebbe concluso con un duplice successo per Nasser: la rimozione dell'UNEF e la permanenza del blocco sugli Stretti. Nasser aveva ben presente ciò che era accaduto nel 1956, quando USA e URSS avevano obbligato Francia, Inghilterra e Israele a ritirare le proprie forze e a far buon viso a cattivo gioco per la nazionalizzazione del Canale. Questa volta, non soltanto USA e URSS, ma anche la Francia e la Gran Bretagna erano contrari alla guerra; Nasser non aveva dunque altro da fare che sconfiggere Israele. (p. 290)
 
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