Eugenio Tanzi: differenze tra le versioni

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*Un classico tipo di paranoico religioso fu [[Davide Lazzaretti]].<br>Lazzaretti era un bell'uomo, dalla fisionomia intelligente. Aveva la fronte spaziosa, la barba alla nazarena, l'incesso grave, e parlava bene. La sua conversione pareva un miracolo; miracolo la sua istruzione tardiva, improvvisa sfolgorante. Il suo stile, nell'improvvisazione e nella stampa, sovrabbondava di metafore e di neologismi, ma non mancava né di nobiltà, né di chiarezza. Le sue imprese, ideate con grandiosità e con audacia, erano benedette dalla fortuna. (cap. 24, p. 688)
 
*Il suo era un neo-cristianesimo impregnato di comunismo, ma non molto diverso, ne più incoerente di quello bandito dal Gesù autentico; e Lazzaretti non esitò a proclamarsi profeta, santo, redentore. Fu ascoltato e creduto dai propri fratelli, dagli antichi compagni di mestiere, da uomini e donne, e persino da preti e frati. La Curia papale lo scomunicò. Intervenne anche il Governo e lo imprigionò; ma nel proselitismo di Lazzaretti non c'era né volenza, né dolo, e bisognò liberarlo. Il doppio martirio crebbe l'ardore dei proseliti, e in breve tutto il paese si strinse intorno a lui: il mondo aveva (ed ha ancora) una religione in più<ref>Il [[giurisdavidismo]].</ref>. (cap. 24, p. 689)
 
*[[Tito Livio Cianchettini]], morto pochi anni fa in istato di onesta indigenza e di serena vecchiaia, fu un mattoide celebre in tutta Italia. Era il 1871 quando lanciava per le strade di Milano il primo numero del suo ''[[Travaso delle idee]]'', ragione e principio della sua fama. Io lo ricordo ancora, all'ingresso del Liceo Parini, dov'ero scolaro, mentre attendeva di buon mattino il nostro arrivo a frotte. Alto, esile, silenzioso, riservato, niente importuno, niente accigliato, niente scortese, pareva piuttosto un asceta di buona pasta che uno strillone. Certamente era uno strillone d'''élite'': il suo giornale non costava che due centesimi, e non c'era pericolo che Cianchettini non rendesse il resto a chi gli dava un soldo o più: anche se gli si offrivano con buona grazia, non accettava regali, ma li respingeva con semplicità garbata. Il suo contegno serio disarmava i motteggiatori, e Cianchettini fu sempre rispettato. (cap 24, p. 695)