Nikolaj Vasil'evič Gogol': differenze tra le versioni

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*Da tempo avevo il sospetto che i [[Cane|cani]] fossero più intelligenti degli uomini; ed ero perfino convinto che potessero parlare, ma che, soltanto, ci fosse in loro una specie di cocciutaggine. Sono dei grandi politiconi: osservano ogni cosa, non perdono una sola mossa di una persona.<ref>Da ''Il diario di un pazzo'', in ''I racconti degli «Arabeschi»'', p. 86</ref>
*Davanti a me il [[Vesuvio]]. Adesso butta fiamme e fuma. Uno spettacolo straordinario! Figuratevi un enorme fuoco d'artificio che non s'arresta per un solo minuto.<ref>Da una ''lettera alla madre da Napoli'', 1838; citato in ''Il Vesuvio'', Pierro Gruppo Editori Riuniti Campani, Napoli, 2000</ref>
*Era difficile descrivere il sentimento che lo colse alla vista della prima città italiana, la magnifica [[Genova]]. Si innalzarono su di lui i suoi campanili policromi, le chiese rigate di marmo bianco e nero e tutto il suo anfiteatro turrito che all'improvviso lo circondò da ogni parte, nella sua raddoppiata bellezza, quando il piroscafo giunse al molo. Non aveva mai visto Genova prima di allora. Quel gioco di case, chiese e palazzi dai mille colori nell'aria tersa di un cielo che brillava di un incredibile azzurro, era unico. Sceso sulla riva, si ritrovò all'improvviso nelle buie viuzze lastricate, strette e meravigliose, con in alto un'esile striscia di cielo azzurro. Lo colpì questa vicinanza tra le case, alte, enormi, l'assenza del rumore delle carrozze, le piccole piazzette triangolari e tra di loro, simili a stretti corridoi, le linee sinuose delle vie, riempite dalle botteghe degli argentieri e orafi genovesi. I pittoreschi veli di pizzo delle donne, appena mossi dal tiepido scirocco; le loro camminate decise, il fragoroso vocio nelle vie; le porte aperte delle chiese, l'odore di incenso che ne usciva, tutto ciò fece soffiare su di lui una brezza di cose lontane e passate. [...] In poche parole, egli ripartì da Genova con il ricordo di una bellissima sosta: era lì che aveva ricevuto il primo bacio dell'Italia.<ref>Da ''Roma'', traduzione di Fiorina Antonini, Sellerio, Palermo, 2000, pp. 47-48. ISBN 88-389-1549-0</ref>
*[[Genova]] è magnifica, moltissime case somigliano piuttosto a palazzi, adorne di quadri dei migliori pittori italiani, però le strade sono così strette che due persone affiancate non riescono a passarci. In compenso, sono lastricate di marmo e molto pulite.<ref>Da una lettera a Marija Ivanovna Gogol' del 28/16 marzo 1837; in ''Dall'Italia'', traduzione di Maria Giuseppina Cavallo, Voland, Roma, 1995, p. 18</ref>
*I [[Cane|cani]] sono gente di cervello, conoscono ogni nesso politico.<ref>Da ''Il diario di un pazzo'', in ''I racconti degli «Arabescchi»'', p. 87</ref>