Amir Taheri: differenze tra le versioni

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*Assad sembra essersi deciso ad epurare il suo governo di chiunque sia remotamente sospettato di simpatizzare per la rivolta democratica - con la sua prima priorità essendo la ripresa del controllo delle forze armate. Per rendersi chiaro, sta apparendo sulla televisione di Stato in uniforme militare nel suo ruolo di commandante in capo - spesso con il petto ricoperto delle più alte decorazioni militari siriane al valore, anche se non ha mai fatto il servizio militare.
:''Assad appears to have decided to purge his government of anyone remotely suspected of sympathizing with the pro-democracy uprising — with his first priority being to reassert control of the armed forces. To hammer that home, he’s appearing on state TV in military uniforms in his role as commander-in-chief — his chest often covered with Syria’s highest military decorations for bravery, although he’s never done military service.''<ref>{{en}} Da [http://nypost.com/2011/08/12/the-lonely-dictator/ "The lonely dictator"], ''New York Post'', 12 agosto 2011.</ref>
 
*Per ora, l'Iraq liberato è l'unico paese arabo ad aver cambiato governo tre volte tramite le elezioni, e anche l'unico in cui tutti i partiti politici agiscono liberamente. Gli iracheni non hanno raggiunto ciò che speravano; hanno raggiunto ciò che potevano. L'invasione non era questione di installazione di basi degli Stati Uniti o di furto di petrolio dell'Iraq o dell'utilizzo l'Iraq per un'invasione dell'Iran, come i asserivano gli apologeti di Saddam Hussein. Non si trattava neanche di imporre con la forza la democrazia. Si trattava di due cose: fermare una bomba ad orologeria pronta ad esplodere nel cuore della regione e rimuovere l'ostacolo alla democratizazzione che costituiva il regime di Saddam. Più d'un milione di americani hanno combattuto e lavorato in Iraq. Condividono parte del credito per il fatto che gli iracheni di oggi possono vivere le loro vite senza paura. Possono essere orgogliosi per il fatto che, ancora una volta, la potenza americana fu usata per liberare una nazione dalla tirannia.
:''Liberated, Iraq is the only Arab country, so far, to have changed governments three times through elections and also the only one where all political parties operate freely. Iraqis didn’t achieve what they hoped; they achieved what they could. The invasion was not about the United States setting up bases or stealing Iraq’s oil or using Iraq for an invasion of Iran, as [[Saddam Hussein|Saddam]]’s apologists claimed. Nor was it about imposing democracy by force. It was about two things: stopping a time bomb that was ticking in the heart of the region and removing the impediment to democratization that was Saddam’s regime. More than a million Americans fought and worked in Iraq. They share part of the credit for the fact that Iraqis today are able to run their own lives without fear. They can be proud that, once again, American power was used to free a nation from tyranny.''<ref>{{en}} Da [http://nypost.com/2013/03/19/what-saddams-ouster-achieved/ "What Saddam’s ouster achieved"], ''New York Post'', 19 marzo 2013.</ref>
 
*Se consideriamo l'Iran come nazione, non c'è alcun motivo perché non debba avere relazioni corrette con gli Stati Uniti e qualsiasi altro paese. Decenni di sondaggi d'opinione dimostrano che la maggior parte degli iraniani hanno una opinione buona dell'America. Ma oggi l'Iran soffre d'una personalità divisa: È sia una nazione che, in quanto Repubblica Islamica, una causa messianica. E la Repubblica Islamica dell'Iran, lungi dall'essere parte della soluzione, è alla radice del conflitto che sta dilaniando il Medio Oriente.
:''If we regard Iran as a nation, there is no reason it shouldn’t have correct relations with the United States or any other country. Decades of opinion polls show that a majority of Iranians have a good opinion of America. But Iran today suffers from a split personality: It is both a nation and, as the Islamic Republic, also a messianic cause. And the Islamic Republic of Iran, far from being part of the solution, is at the root of the conflict tearing the Middle East apart.''<ref>{{en}} Da ''Have the Mullah's Abandoned their Dreams of Empire?'', ''Elaph.com'', 16 novembre 2014.</ref>
 
*Quando chiesi a [[Zulfikar Ali Bhutto|Bhutto]] cosa ne pensava di [[Hafiz al-Asad|Asad]], descrisse il leader siriano come "il levantino". Sapendo che, come lui stesso, ero un avido lettore di gialli, il primo ministro pakistano sapeva che avrei capito il cenno. Fu solo pochi mesi dopo però quando, avendo letto il romanzo del 1972 di Eric Ambler ''Il levantino'', che capì la rappresentazione a una parola scritta di Hafiz al-Asad da parte di Bhutto. Ne ''Il levantino'', l'eroe, o l'antieroe se preferite, è un uomo d'affari britannico che, avendo vissuto in Siria per anni, si è quasi integrato ed è diventato un uomo d'identità incerta. È un po' di questo e un po' di quello, e un po' di tutt'altro, in una regione che è un mosaico di minoranze. Non crede in niente ed non è leale a nessuno. Potrebbe essere tuo amico al mattino ma tradirti alla sera. Ha solo due scopi in vita: sopravvivere e fare soldi [...] Oggi, [[Bashar al-Assad]] interpreta il ruolo del figlio del levantino, offrendo i suoi servizi a qualsiasi potenziale cliente attraverso colloqui con chiunque passa l'angolo di Damasco ove si nasconde. A prima vista, il levantino può sembrare avvincente per coloro che sono coinvolti in giochi sporchi. Alla fine però, il levantino deve tradire il suo pagatore attuale per servirne uno nuovo. Quattro anni fa, Bashar si affiancò all'asse di Teheran e Mosca, e ora cerca di tornare a quella di Tel-Aviv e di Washington che suo padre servì per decenni. Se però la storia ha una morale da insegnare, è che il levantino è sempre la fonte del problema invece d'essere parte della soluzione. Lo [[Stato Islamico]] è là perché quasi mezzo secolo di oppressione da parte degli Assad creò le condizioni per la sua nascita. Ciò che ci vuole è una politica basata sul dato di fatto in cui entrambi, Assad e lo Stato Islamico, sono parti dello stesso problema.