Georg Wilhelm Friedrich Hegel: differenze tra le versioni

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sono andato in biblioteca e ho trovato la citazione dall'edizione del 2008
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*Tale coscienza deve pertanto innalzare all'assoluto divenir-uno il rapporto inizialmente esteriore verso quell'intrasmutabile figurato, come fosse un'effettualità estranea. Il movimento nel quale la coscienza inessenziale si adopera a raggiungere questo esser-uno è un triplice movimento, secondo la triplice relazione che essa assumerà in rapporto al suo al di là che ha forma e figura: in primo luogo come ''coscienza pura'', poi come ''essenza singola'', comportantesi verso la ''effettualità'' come appetito e lavoro, e in terzo luogo come ''coscienza del suo essere-per-sé''. (vol. I; 1973, pp. 178-179)
*Il rapporto del quale si è qui sopra discusso, dell'organico con la natura degli elementi, non esprime l'essenza dell'organico stesso; questa essenza è invece contenuta nel ''concetto finalistico''. Invero a questa coscienza osservativa quel concetto non è l'essenza propria dell'organico; anzi, a quella coscienza medesima il concetto cade fuori dell'essenza, e quindi è poi soltanto quell'estrinseco rapporto ''teleologico''. Solamente, l'organico come testé fu determinato è esso stesso proprio il fine reale; infatti, poiché l'organico "conserva se stesso" pur nel rapporto ad Altro, esso viene appunto ad essere quella naturale essenza in cui la natura si riflette nel concetto, e in cui i momenti di causa e di effetto, di attivo e di passivo, che nella necessità sono posti l'uno di fronte all'altro, vengono contratti in unità. (vol. I; 1973, pp. 216-217)
*L'individuo insomma sperimenta il doppio senso implicito nella sua attività, cioè nel fatto di essersi ''impossessato'' della propria ''vita'': prendendo la vita, egli ha piuttosto afferrato la morte. (2008, p. 246)
*Egli prendeva la vita, ma con ciò afferrava piuttosto la morte. (vol. I, p. 305)
*La coscienza che propone la legge del suo cuore, avverte dunque resistenza da parte di altri, perché essa contraddice alle leggi altrettanto singole del cuore loro. (vol. I; 1973, p. 315)