Hafiz al-Asad: differenze tra le versioni

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*Hafez El Assad dice agli arabi: "Bisogna mobilitarsi per non farsi prendere alla sprovvista e non lasciarsi imbrogliare". Ma che cosa dirà al suo vicino, il re Hussein di Giordania, che lo accusa di volerlo destabilizzare da quando, nell'ottobre 1994, ha sottoscritto un trattato di pace con Israele? Che cosa dirà Arafat a Assad, visto che le relazioni non sono tanto buone? A che cosa serve un vertice che riunirà per le apparenze tanti capi di Stato che raramente riescono a sopportarsi? ([[Tahar Ben Jelloun]])
*Il vecchio Leone di Damasco ruggiva ma non mordeva. ([[Magdi Allam]])
*Quando chiesi a [[Zulfikar Ali Bhutto|Bhutto]] cosa ne pensava di Asad, descrisse il leader siriano come "il levantino". Sapendo che, come lui stesso, ero un avido lettore di gialli, il primo ministro pakistano sapeva che avrei capito il cenno. Fu solo pochi mesi dopo però quando, avendo letto il romanzo del 1972 di Eric Ambler ''Il levantino'', che capì la rappresentazione a una parola scritta di Hafiz al-Asad da parte di Bhutto. Ne ''Il levantino'', l'eroe, o l'antieroe se preferite, è un uomo d'affari britannico che, avendo vissuto in Siria per anni, si è quasi integrato ed è diventato un uomo d'identità incerta. È un po' di questo e un po' di quello, e un po' di tutt'altro, in una regione che è un mosaico di minoranze. Non crede in niente ed non è leale a nessuno. Potrebbe essere tuo amico al mattino ma tradirti alla sera. Ha solo due scopi in vita: sopravvivere e fare soldi. ([[Amir Taheri]])
*{{NDR|Nel 1970}} Se mai dovessi ottenere il potere, verrai trascinato a morte per le strade di Damasco. ([[Salah Jadid]])