Emanuele Severino: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Emanuele Severino==
*Da quando l'[[URSS]] non controlla più le spinte dal basso contro la ricchezza planetaria e alla loro testa si è posto l'[[Islam]], la sopravvivenza del mondo ricco è in pericolo. (da<ref>Da ''La Seconda Guerra Fredda'', ''Corriere della seraSera'', 17 agosto 2006, p. 1).</ref>
*È del tutto fuorviante condannare l'«Occidente» e il capitalismo per aver dominato e sfruttato il resto del mondo. I popoli non hanno morale. Se ne è mai visto uno sacrificarsi per un altro? Quando hanno potenza si impongono sui più deboli, come la natura riempie il vuoto. (da<ref>Da ''Due fedi, la stessa crisi'', ''Corriere della seraSera'', 26 febbraio 2006, p. 26).</ref>
*In quanto destino della necessità, la [[verità]] è l'apparire dell'esser sé dell'essente in quanto tale (ossia di ogni essente); e cioè l'apparire del suo non esser l'altro da sé, ossia dell'impossibilità del suo divenir l'altro da sé, ossia del suo essere eterno. L'apparire dell'essente è l'apparire della totalità degli enti che appaiono [...] Le parti sono un molteplice. L'apparire di una parte è la relazione dell'apparire trascendentale a una parte di tale totalità [...] Ciò significa che esiste una molteplicità di queste relazioni. In questo senso, molteplice non è solo il contenuto che appare, ma anche il suo apparire. (da<ref>Da ''Fondamento della contraddizione'', Adelphi, Milano, 2005).</ref>
*L'individuo Severino, in quanto ancora abitato dalla volontà di potenza, può cedere a tutte le debolezze cui si abbandonano gli immortali. Ma l'io Severino autentico, che come tutti sta da sempre aperto alla verità, e perciò è qualcosa di infinitamente più grande di Dio, non può avere paura della morte. (dal<ref>Dal ''Corriere della seraSera'', 4 agosto 1981).</ref>
*La [[morte]] è l'assentarsi dell'eterno. (da<ref>Da ''La legna e la cenere'', Rizzoli).</ref>
*La posizione di [[Parmenide]] è singolare perché è anche il punto di maggiore contatto con l'Oriente.[...] La soluzione radicale di Parmenide è questa: il [[divenire]] non minaccia più, non può essere nocivo perché non esiste. [...] Tutto l'angosciante, tutto il terribile, tutto l'orrendo del mondo è [[illusione]]; questo è il senso della ''doxa'' di Parmenide. Ebbene questa è anche la strada percorsa dall'Oriente: i ''[[Veda]]'', le ''[[Upanishad]]'', la ripresa [[buddismo|buddista]] del [[induismo|bramanesimo]] sono tutti grandi motivi che convergono su questo punto: l'uomo è infelice perché non sa di essere felice, perché non sa che il dolore è al di fuori di lui, e che lui è un puro sguardo che non è contaminato dal [[dolore]] che gli passa innanzi, così come lo specchio non è contaminato dall'immagine che si riflette in esso. (da<ref>Da un'[http://www.emsf.rai.it/interviste/interviste.asp?d=222#3 intervista su ''Emsf.rai.it''], Venezia, Museo Correr, Biblioteca Marciana, 15 marzo 1988).</ref>
*La sola cosa che manca al paradiso della tecnica è la verità. (citato<ref>Citato in '' Corriere della Sera'', 26 gennaio 2010) .</ref>
*Ma la concordanza di [[Giordano Bruno|Bruno]] con [[Parmenide]] è insieme concordanza con [[Eraclito]], per il quale, ricorda Bruno, tutte le cose sono Uno. Proprio mentre l'''epistéme''<ref>Vedi [[w:episteme|episteme]].</ref> sta per abandonare la fiducia nella capacità immediata del pensiero di cogliere il senso più profondo della verità, quella fiducia trova nella filosofia di Bruno una della sue espressioni più potenti e grandiose.<ref>Da ''La filosofia dai greci al nostro tempo. La filosofia moderna'', BUR, 2004, p. 34.</ref>
*Ma, si dirà, e la scienza? La scienza è fede?! Sì. Per avere potenza sul mondo, la scienza ha rinunciato da tempo ad essere «verità», nel senso attribuito a questa parola dalla tradizione filosofica. La scienza è divenuta sapere ipotetico. Sa di non essere sapere assoluto («verità», appunto) – e in questo senso non è fede ma dubbio –; tuttavia per aver potenza sul mondo deve aver fede nella propria capacità di trasformarlo; ed è all' interno di questa fede che essa elabora, risolve o conferma i propri dubbi. (da<ref>Da ''Le fedi e la lotta per il potere'', ''Corriere della seraSera'', 24 maggio 2007, p. 40).</ref>
*Quando [...] la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] condanna il divorzio, l'aborto, l'eutanasia, lo sfruttamento del lavoro, il profitto come scopo primario dell'attività economica, l'annullamento dell'uomo nello Stato totalitario (e via via, fino al rifiuto di considerare "famiglia" le unioni non stabili e a maggior ragione le coppie omosessuali), la Chiesa condanna qualcosa che, per essa, non è soltanto una negazione della verità soprannaturale del cristianesimo, ma è anche negazione di quelle "verità naturali" che ogni uomo, anche il non credente, può conoscere e praticare. (da<ref>Da ''Il declino del capitalismo'', Bur, Milano, 2007, cap. 33, ''Tam evidenter'').</ref>
 
{{Int|Da ''Hemingway, il nichilista che sapeva uccidere''|''Corriere della Sera'', 28 settembre 2008 }}
*[[Ernest Hemingway|Hemingway]] aveva imparato che il piacere della vita è inseparabile dal dolore: la vita è lotta – è «guerra», diceva l'antichissimo [[Eraclito]].
*[[Ernest Hemingway|Hemingway]] concepiva la sincerità come il supremo comandamento morale. Anche e innanzitutto nella scrittura, che non deve nascondere quello che l'uomo prova veramente.
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*L'[[orgoglio]] è una qualità di chi è impotente. È dal punto di vista di Dio che Lucifero pecca di orgoglio. Ma la vittoria di Dio su Lucifero è un'illusione di Dio.
*Rifugiarsi nella natura è rinchiudersi nelle mura della violenza.
*Si tratta di capire che la costruzione e la distruzione hanno la stessa anima…anima...
 
==Citazioni su Emanuele Severino==
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==Bibliografia==
*Emanuele Severino, ''Il parricidio mancato'', Adelphi, Milano, 1985.
*Emanuele Severino, ''La follia dell'angelo'', Rizzoli, Milano, 1997.
*[[Norberto Bobbio]], [[Umberto Cerroni]], [[Umberto Eco]], [[Italo Mancini]], [[Paolo Rossi (filosofo)|Paolo Rossi]], Emanuele Severino, [[Gianni Vattimo]], ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'', Bompiani, Milano, 1982.
 
== Altri progetti==
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