Ryszard Kapuściński: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Reza Pahlavi]]}} Accanto alla crudeltà, all'avidità e alle stravaganze, il vecchio scià ha anche i suoi meriti, come quello di salvare l'Iran dalla dissoluzione che minacciava lo stato dopo la Prima guerra mondiale. Inoltre ha cercato di modernizzare il paese costruendo strade e ferrovie, scuole e uffici, aeroporti e nuovi quartieri nelle città. Eppure il paese resta povero e apatico: così, alla morte di Reza Khan, il popolo esultante festeggia a lungo l'avvenimento. (p. 34)
*Il [[Mohammad Reza Pahlavi|sovrano]] adorava leggere libri che trattavano di lui e sfogliare gli album pubblicati in suo onore. Amava molto anche presenziare all'inaugurazione di statue e ritratti che lo raffiguravano. Non bisognava cercarli lontano. Bastava fermarsi a caso in un posto qualsiasi e guardarsi intorno: lo scià appariva dappertutto. (p. 36)
*Le sedi della [[SAVAK|Savak]] erano ignote. Non aveva una centrale, era sparpagliata in tutta la città (e in tutto il paese), si trovava ovunque e in nessun posto. (p. 66)
*L'Iran apparteneva alla Savak, ma la Savak agiva come un'organizzazione clandestina: appariva e spariva, cancellava le sue tracce, non aveva indirizzo. Certe sue sezioni erano invece ufficialmente riconosciute. Stampa, libri e film subivano la sua censura (fu la Savak a proibire Shakespeare e Molière, le cui opere criticavano i difetti dei re), spadroneggiava nelle università, negli uffici, nelle fabbriche. Era un mostruoso cefalopode che avvolgeva ogni cosa, si insinuava in ogni spiraglio, incollava ovunque le sue ventose, frugava, fiutava, grattava, scavava. Annoverava sessantamila agenti, senza contare i tre milioni di informatori (così almeno si calcola) che denunciavano la gente per i più svariati motivi: il denaro, salvezza personale, posti di lavoro, promozioni. La Savak era libera di comprare la gente o di torturarla, di distribuire impieghi o di recludere nei sotterranei. Stabiliva chi fossero i nemici da annientare. Le sue erano condanne senza revisioni né appelli. L'unica persona a cui quell'istituzione dovesse render conto del suo operato era lo scià: gli altri non contavano niente. (pp. 66-67)
*Un iraniano in patria non può leggere i libri dei suoi migliori scrittori (che vengono stampati solo all'estero), non può vedere i film dei suoi migliori registi (proibiti nel paese), non può ascoltare la voce dei suoi intellettuali (condannati al silenzio). Lo scià lascia i sudditi liberi di scegliere tra [[SAVAK|Savak]] e mullah, e quelli ovviamene scelgono i mullah.</br>Quando si parla della caduta di una dittatura (e il regime dello scià è stato una dittatura particolarmente brutale ed efferata) c'è poco da illudersi che con essa svanisca di colpo, come un brutto sogno, anche l'intero sistema. Finisce di esistere fisicamente, ma le sue conseguenze psicologiche e sociali permangono per anni, sopravvivendo in comportamenti inconsapevoli. Una dittatura che annienta intellighenzia e cultura lacia dietro di sé terre incolte, dove l'albero del pensiero faticherà molto a rinascere. (p. 79)
*La vera passione, l'hobby della sua vita è l'esercito. Una passione e un hobby non del tutto disinteressati. L'esercito è sempre stato il principale e poi anche l'unico sostegno del trono. Una volta dissolto l'esercito, lo scià smette di esistere. (p. 82)