Ryszard Kapuściński: differenze tra le versioni

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==''Shah-in-Shah''==
[[File:Statue of Shah Revolution.jpg|thumb|Studenti dell'Università di Teheran abbattono una statua dello [[Mohammad Reza Pahlavi|scià]] durante la [[Rivoluzione iraniana]]]]
*Khomeini conduce una vita ascetica: si nutre di riso, yogurt e frutta, abitando in una sola stanza spoglia e senza mobili, eccetto un giaciglio sul pavimento e una pila di libri. (p. 15)
*{{NDR|Su [[Ruhollah Khomeyni]]}} Parla senza gesticolare, le mani poggiate sui braccioli della poltrona. Siede rigido, senza un movimento della testa o del corpo; di tanto in tanto aggrotta l'alta fronte e solleva le sopracciglia ma, a parte questo, non un muscolo vibra nel volto deciso e inflessibile di quest'uomo profondamente ostinato, dalla volontà ferma e irriducibile, immune da ripensamenti e forse anche da dubbi. Una faccia immutabile, scolpita una volta per tutte, che non tradisce emozioni né umori, che nulla esprime se non una continua attenzione e un'intensa concentrazione interiore. Solo gli occhi sono costantemente in movimento: il loro sguardo vivo e penetrante percorre il mare delle teste ricciute, misura la profondità della piazza e la distanza dei suoi margini, ispeziona meticolosamente lo spazio, quasi alla ricerca di una persona precisa. Parla con voce piatta e monotona, dal ritmo lento e regolare: una voce potente ma priva di note alte, aliena da ogni brillantezza e splendore. (pp. 15-16)
*{{NDR|Su [[Reza Pahlavi]]}} È profondamente convinto della sua missione e sa dove vuole arrivare (per dirla con la sua innata brutalità, vuole mettere al lavoro la folla ignorante e costruire un forte stato moderno davanti al quale - dice - tutti se la facciano addosso dalla paura). Ha la mano di ferro prussiana e la sbrigativa efficienza dell'aguzzino. Il vecchio Iran apatico e sonnolento (per ordine dello scià da questo momento in poi la Persia si chiamerà Iran) trema fin nelle fondamenta. (p. 32)
*Il [[Mohammad Reza Pahlavi|sovrano]] adorava leggere libri che trattavano di lui e sfogliare gli album pubblicati in suo onore. Amava molto anche presenziare all'inaugurazione di statue e ritratti che lo raffiguravano. Non bisognava cercarli lontano. Bastava fermarsi a caso in un posto qualsiasi e guardarsi intorno: lo scià appariva dappertutto. (p. 36)
*Un iraniano in patria non può leggere i libri dei suoi migliori scrittori (che vengono stampati solo all'estero), non può vedere i film dei suoi migliori registi (proibiti nel paese), non può ascoltare la voce dei suoi intellettuali (condannati al silenzio). Lo scià lascia i sudditi liberi di scegliere tra [[SAVAK|Savak]] e mullah, e quelli ovviamene scelgono i mullah.</br>Quando si parla della caduta di una dittatura (e il regime dello scià è stato una dittatura particolarmente brutale ed efferata) c'è poco da illudersi che con essa svanisca di colpo, come un brutto sogno, anche l'intero sistema. Finisce di esistere fisicamente, ma le sue conseguenze psicologiche e sociali permangono per anni, sopravvivendo in comportamenti inconsapevoli. Una dittatura che annienta intellighenzia e cultura lacia dietro di sé terre incolte, dove l'albero del pensiero faticherà molto a rinascere. (p. 79)