Massimiliano Parente: differenze tra le versioni
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*Questa retorica della dipendenza non la sopporto: qualsiasi cosa bella dà dipendenza. Se non dà dipendenza, non vale la pena di farla. Inoltre la vita è fondata sulla dipendenza, siamo praticamente dipendenti da tutto: dall'ossigeno e dall'azoto che respiriamo, dal cibo che mangiamo, dall'orinare e dal defecare, e quando va male, cioè alla maggior parte, si è dipendenti dal lavoro, i quali lavoratori se non sono autonomi vengono chiamati proprio così, dipendenti.<ref name=alc/>
*Se dovessimo trovare un centro filosofico comune della letteratura americana dell'ultimo mezzo secolo, sarebbe senz'altro l'impatto dell'entropia con la società capitalistica. Ossia il contrasto tra un mondo di consumi e felicità promessa con la seconda legge della termodinamica, la tendenza naturale di ogni cosa verso il caos, la presa di coscienza della caduta di ogni credibilità metafisica al cospetto di una modernità che promette tutto tranne una cosa: la fine del decadimento, la salvezza dalla morte. Unica speranza di vita eterna la scienza: ma chissà quando. E così dal minimalismo tragico di [[Raymond Carver]] al rumore bianco di [[Don DeLillo]], dall'everyman di [[Philip Roth]] (e tutti gli Zuckerman) al Frank Bascombe della trilogia di Richard Ford (ultimo volume dal titolo emblematico: Lo stato delle cose), la visione è sempre quella di un individuo schiacciato dalla quotidianità e dal lento deteriorarsi del fisico e di ogni idea di felicità possibile.<ref>Da un articolo uscito su ''ilGiornale.it'' del 26 maggio 2017.</ref>
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*Tutti sono contenti di fare figli e procreare ma in realtà fanno ciò che fa ogni animale, dalla cellula all'uomo, dal passerotto che fa il nido fino alla formica che fa il formicaio, e non mi sembra una cosa intellettivamente molto elevata, ma animalesca, appunto. Uno può replicare che questa è la natura, ma anche l'istinto alla violenza è natura, l'istinto alla guerra è natura e normalmente l'uomo è la negazione della natura. La [[natura]] stessa è una cosa devastante, è una lotta dove vince il più forte, chi si sa adattare. E io, rispetto a questa dimensione così tragica dell'esistenza, non riesco a pormi in maniera ipocrita, non accetto la finzione sociale. Sono contro la procreazione perché provo rabbia verso l'illogicità dell'esistenza.<ref name=morenopisto>Citato in Moreno Pisto, ''[http://www.writeandrollsociety.com/massimiliano-parente/ Massimiliano Parente]'', ''Writeandrollsociety.com''.</ref>
*Uno [[scrittore]] che non si ponga di fronte alla realtà dell'universo e dell'essere umano in ogni sua parola non è uno scrittore ma un narratore. Uno scrittore che scriva romanzi per dare una visione salvifica, addirittura ancora metafisica, è un prete mancato, e in Italia sono tutti preti, più o meno consapevoli. Fate caso alle quarte di copertina dei romanzi, hanno tutte un minimo comune denominatore consolatorio.<ref>Da ''[http://www.mangialibri.com/interviste/intervista-massimiliano-parente Intervista a Massimiliano Parente]'' di Laura Zambelli, ''Mangialibri.com''.</ref>
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