Umberto Terracini: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sul trattato di pace di Parigi}} Onorevoli colleghi, una ne è stata foggiata di queste leggi, che voi dovrete esaminare nei prossimi tempi: legge d'imperio e perciò stesso legge iniqua. Nessun italiano vi ha posto mano, e perciò suona a beffa il titolo di trattato del quale si orna. Essa non corrisponde ai diritti sacri che vennero proclamati come nuova Carta del mondo liberato dai fascismi; e per ciò manca di fondamento giuridico. Essa misconosce i sacrifici immani non ancora conclusi, che il popolo italiano incontrò per rovesciare la tirannide fascista, e, volontario, per la comune salvezza dei popoli; e per cio è ingiusta. Ma se essa intende umiliarci e deprimere in noi la capacità di ristimolare, centuplicandole, le nostre energie e la fermezza dei propositi tesi a rifare del nome italico un segnacolo di gloriose conquiste nel campo della pace feconda e laboriosa; qui essa perderà ogni vigore. Poiché non vi è arbitrio di forze collegate che abbia imperio su spiriti riconsacratisi, per olocausto di popolo, a libertà.<ref name=discorso/>
[[File:Umberto Terracini 1.jpg|miniatura|Un'immagine da giovane di Terracini]]
*{{NDR|Sull'ultimo incontro con Antonio Gramsci}} Ricordo il nostro ultimo incontro al IV braccio di Regina Coeli. Era all'indomani della condanna del tribunale speciale. Dovevamo partire per il reclusorio. Ci salutammo. Cosa faremo ora, gli dissi? Studieremo ancora mi rispose. E poi? Studieremo ancora. Ma i libri? Ne abbiamo avuti e letti tanti e non sapevamo di quali tesori disponevamo. Ci aiuti, proseguì Gramsci, la memoria e anche la nostra intelligenza. Dalla sua memoria e dalla sua intelligenza vennero i 35 [[Quaderni del carcere]]. Attraverso i quaderni, caduto il fascismo, Antonio Gramsci è rientrato nella vita italiana imrpovvisamenteimprovvisamente vivo.<ref>Citato in ''[http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1499_02_1974_0096_0005_21155058/ Terracini ricorda Gramsci]'', ''La Stampa'', 26 aprile 1974</ref>
*{{NDR|Sull'antisemitismo in [[Unione Sovietica]]}} Secoli di oscurantismo oppressivo in senso politico e religioso, in uno con le baldorie efferate delle "Sotnje" cosacche e poi dei "Cento Neri", hanno lasciato in molti popoli sovietici, specialmente in territorio europeo, una pigra sedimentazione antisemita. [...] Purtroppo la guerra dei sei giorni, o piuttosto la vittoria israeliana, lo ha risvegliato. Ha permesso di risvegliarlo.<ref name=Israele/>