Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 9:
*I pomeriggi che ho passato a giocare a [[Calcio (sport)|pallone]] sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo "Stukas": ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora, il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] era il Bologna più potente della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po' ripreso da Pascutti). Che domeniche allo stadio Comunale!<ref>Citato in Valerio Piccioni, ''Quando giocava Pasolini'', p. 26.</ref>
*Il [[Calcio (sport)|calcio]] è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro.<ref>Da ''Saggi sulla letteratura e sull'arte''; citato in [[Cesare Prandelli]], Giuseppe Calabrese, ''Il calcio fa bene'', Giunti, Firenze, 2012, [https://books.google.it/books?id=GpM7VLnrR9AC&pg=PA7#v=onepage&q&f=false p. 7]. ISBN 88-0977-801-6</ref>
*Il [[ciclismo]] è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto.<ref>Citato in Riccardo Nencini, ''Il giallo e il rosa. {{small|Gastone Nencini e il ciclismo negli anni della leggenda}}'', Giunti, Firenze, 1998, [https://books.google.it/books?id=OaTp2S6Sz0EC&pg=PA16#v=onepage&q&f=false p. 16]. ISBN 88-0921-397-1</ref>
*Il metodo più efficace sarebbe quello di abolire la televisione di Stato e di dare la possibilità di operare a delle televisioni private.<ref>Da un'intervista rilasciata al mensile ''Leggere'' nel 1960; citato in Pierluigi Battista, [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,19/articleid,0686_01_1995_0328_0019_9292919/ ''Pasolini contro la tv di Veltroni''], ''La Stampa'', 5 dicembre 1995.</ref>
*Il monoteismo contadino dopo esser stato per tanto tempo modulo e strumento di potere viene buttato a mare dal potere industriale. Strano! Un modello di un "consumatore" non può piú essere un modello di dignità paterna! Il consumatore deve essere un uomo leggero, infantile, volubile, curioso, giocherellone, credulo. Il compratore è sostanzialmente una fanciulla. S'infrange il monoteismo col padre che dà, non prende; s'infrange con i suoi domini storici della piccola borghesia occidentale e rossa, lasciando il posto a un politeismo dei Beni donati da un Padre che non vuol farsi imitare?<ref>Da ''Che fare col «buon selvaggio»'', ''L'illustrazione italiana''; citato in Francesco Cataluccio, ''[http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/10/30/pier-paolo-pasolini-2/ Ripensando Pasolini]'', ''ilPost.it'', 30 ottobre 2015.</ref>
Riga 15:
*Il senso di pace, di avventura che mi dà l'essere in questo albergo nell'interno di [[Isola d'Ischia|Ischia]], è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente.<ref>Citato in Paolo Conti, ''[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=599d6f9dc5251 Mare & amore a Ischia. Un mito da Boccaccio alle due amiche geniali]'', ''Corriere della Sera'', 23 agosto 2017, p. 10.</ref>
*Il [[successo]] non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo.<ref>Dall'intervista di Enzo Biagi nella puntata del 27 luglio 1971 (che non andò mai in onda) del programma televisivo ''Terza B, facciamo l'appello''.</ref>
*In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell'uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po' coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo invece l'enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l'ingranaggio delle necessità economiche l'incastra, lo fa suo, l'aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell'intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.<ref>Da ''Le belle bandiere. {{small|Dialoghi 1960–1965}}'', a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 137.</ref>
*{{NDR|Sulla differenza fra [[progresso]] e [[sviluppo]]}} Io credo nel progresso, non credo nello sviluppo. E nella fattispecie in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo, semmai, che dà alla mia natura gaia una svolta tremendamente triste, quasi tragica [...].<ref>Da un'intervista; presente in un [http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Pasolini-su-progresso-e-sviluppo-a2f7e7cc-5f8b-44b8-aae9-5e671ceded15.html video] su RaiNews.it.</ref>
*Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. [...] Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.<ref>Citato in [[Enzo Siciliano]], ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/mio_corpo_nella_lotta_co_0_9210224747.shtml Il mio corpo nella lotta]'', '' Corriere della Sera'', 22 ottobre 1992.</ref>
*Io so questo: che i [[napoletani]] oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Beja (o lo fanno anche da secoli, gli zingari): è un rifiuto sorto dal cuore della collettività [...]; una negazione fatale contro cui non c'è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto.<ref>Citato in Giulio Sapelli, ''Modernizzazione senza sviluppo. {{small|Il capitalismo secondo Pasolini}}'', goWare, Firenze, 2015, [https://books.google.it/books?id=E69pCAAAQBAJ&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 41]. ISBN 88-6797-336-1</ref>
*I ragazzi di [[Lotta continua]] sono degli estremisti, d'accordo, magari fanatici e protervamente rozzi dal punto di vista culturale, ma tirano la corda e mi pare che, proprio per questo, meritino di essere appoggiati. Bisogna volere il troppo per ottenere il poco.<ref name="polizia"/>
*L'interesse per il cristianesimo è nato dopo la guerra, sotto l'incubo quotidiano della morte, a contatto con il mondo contadino di Casarsa. Attraverso l'estetismo ho riscoperto la religione.<ref>Dall'intervista a [[Dacia Maraini]], ''I ricordi come i sogni'', ''Vogue Italia'', maggio 1971; citato in ''Povera Italia. {{small|Interviste e interventi, 1949-1975}}'', a cura di Angela Molteni, Kaos, Milano, 2013. Citato anche in Francesco Cataluccio, ''[http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/10/30/pier-paolo-pasolini-2/ Ripensando Pasolini]'', ''ilPost.it'', 30 ottobre 2015.</ref>
*L'Italia – al di fuori naturalmente dei tradizionali comunisti – è nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L'Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. [...] Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione.<ref>Da ''Abiura dalla ''Trilogia della vita, ''Corriere della Sera'', 9 novembre 1975; citato in ''Trilogia della vita. {{small|Le sceneggiature originali de ''Il Decameron'', ''I racconti di Canterbury'', ''Il Fiore delle Mille e una notte''}}'', Garzanti, Milano, 1995, p. 773.</ref>
*La [[borghesia]] si schiera sulle barricate contro se stessa, i “figli di papà” si rivoltano contro i “papà”. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri.<ref>Citato in Angelo Perrone, ''[http://www.lavocedinewyork.com/arts/arte-e-design/2017/11/06/alla-galleria-nazionale-di-roma-le-vibrazioni-del-sessantotto-in-mostra/ Alla Galleria Nazionale di Roma, le vibrazioni del Sessantotto in mostra]'', ''La Voce di New York'', 5 novembre 2017.</ref>
*La [[televisione|Tv]]: qui la [[donna]] è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d'importanza minima, come per esempio informare dei programmi della giornata; ed è costretta a farlo in un modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Oppure viene adoperata ancillarmente come «valletta» (al «maschio» [[Mike Bongiorno]] e affini).<ref>Dall'intervista di [[Dacia Maraini]], ''Ma la donna non è una ''slot machine, ''l'Espresso'', 22 ottobre 1972<!-- Pag. 1699 dei Meridiani. Quale?-->.</ref>
Riga 30:
*Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un [[tifo sportivo|tifoso]]. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita. Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre.<ref>Citato in Valerio Piccioni, ''Quando giocava Pasolini''.</ref>
*Non posso più credere alla rivoluzione, ma non posso non stare dalla parte dei giovani che si battono per essa. È già un'illusione scrivere poesia, eppure continuo a scriverne, pure se per me la poesia non è più quel meraviglioso mito classico che ha esaltato la mia adolescenza. [...] Non credo più nella dialettica e nella contraddizione, ma alle pure opposizioni. [...] Tuttavia sono sempre più affascinato da quell'alleanza esemplare che si compie nei santi, come san Paolo, fra vita attiva e vita contemplativa.<ref>Citato in Marco Antonio Bazzocchi, ''Pier Paolo Pasolini'', Bruno Mondadori, Milano, 1998, [https://books.google.it/books?id=tzjjfELunEsC&pg=PA34#v=onepage&q&f=false p. 34]. ISBN 88-424-9460-7; citato anche in Francesco Cataluccio, ''[http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/10/30/pier-paolo-pasolini-2/ Ripensando Pasolini]'', ''ilPost.it'', 30 ottobre 2015.</ref>
*Non posso tener conto della minor preparazione o capacità a comprendere quello che una proiezione vuol dire, da parte dell'[[uomo medio]], perché in tal caso compirei un'immoralità nei confronti della libertà espressiva, non solo nei miei confronti ma anche nei confronti dello spettatore.<ref>Dal processo per oscenità presenti nel film ''[[Teorema (film)|Teorema]]''; citato in [[Stefano Rodotà]], ''La vita e le regole. {{small|Tra diritto e non diritto}}'', Feltrinelli, Milano, p. 272.</ref>
*Nulla è più anarchico del [[potere]], il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economico, che sfugge alle logiche razionali. Io detesto soprattutto il potere di oggi. Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni. È un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da [[Heinrich Himmler|Himmler]] o da [[Adolf Hitler|Hitler]]. Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori. Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento. Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industrialotti, voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano.<ref>Citato nel film del 2006 ''Pasolini prossimo nostro''.</ref>
*Poiché il [[cinema]] non è solo un'esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un'esperienza filosofica.<ref>Da ''Poeta delle ceneri''.</ref>
Riga 38:
*Un [[atleta]] ha un solo modo per realizzare pienamente la propria libertà: lottare liberamente per vincere.<ref>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 99. ISBN 88-8598-826-2.</ref>
 
{{Int|''Il calcio «è» un linguaggio con i suoi poeti e prosatori''|''Il Giorno'', 3 gennaio 1971; citato in ''Il portiere caduto alla difesa. {{small|Il calcio e il ciclismo nella letteratura italiana del Novecento}}'', a cura di Folco Portinari, Manni, Lecce, 2005, [http://books.google.it/books?id&#61;A_GlBHDHxhYC&pg&#61;PA53 pp. 53–58]. ISBN 88-8176-643-4}}
*Il gioco del ''[[Calcio (sport)|football]]'' è un «sistema di segni»; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale.
*Ebbene anche per la lingua del calcio si possono fare distinzioni del genere: anche il calcio possiede dei sottocodici, dal momento in cui, da puramente strumentale, diventa espressivo. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmente prosatico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Per spiegarmi, darò – anticipando le conclusioni – alcuni esempi: [[Giacomo Bulgarelli|Bulgarelli]] gioca un calcio in prosa: egli è un «prosatore realista»; [[Luigi Riva|Riva]] gioca un calcio in poesia, egli è un «poeta realista». [[Mario Corso|Corso]] gioca un calcio in poesia, ma non è un «poeta realista»: è un poeta un po' ''maudit'', extravagante. [[Gianni Rivera|Rivera]] gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da «elzeviro». Anche [[Sandro Mazzola|Mazzola]] è un elverista, che potrebbe scrivere sul «Corriere della Sera»: ma è più poeta di Rivera, ogni tanto interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti. Si noti che tra la prosa e la poesia non faccio alcuna distinzione di valore; la mia è una distinzione puramente tecnica.
Riga 113:
*''Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti, | proprio perché fosti cosciente, sei incosciente. | E solo perché sei cattolica, non puoi pensare | che il tuo male è tutto il male: colpa di ogni male. | Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.'' (da ''Alla mia nazione'')
*''E, come un giovane, senza pietà | o pudore, io non nascondo | questo mio stato: non avrò pace, mai.'' (da ''La rabbia'', vv. 88-90; p. 120)
*''Nel quartiere borghese, c'è la pace | di cui ognuno dentro si contenta, | anche vilmente, e di cui vorrebbe | piena ogni sera della sua esistenza.''<ref>{{en}} Citato in ''The Selected Poetry of Pier Paolo Pasolini: {{small|A Bilingual Edition}}'', traduzione e cura di Stephen Sartarelli, con una prefazione di James Ivory, The University of Chicago Press, Chicago, 2014, [https://books.google.it/books?id=dmUIBAAAQBAJ&pg=PA242#v=onepage&q&f=false p. 242]. ISBN 978-0-226-12-116-1</ref> (da ''Serata romana'', vv. 11-14)
 
==''Le ceneri di Gramsci''==
Riga 141:
*''Io sono una forza del Passato. | Solo nella [[tradizione]] è il mio amore.'' (da ''Poesie mondane'', 10 giugno 1962; p. 1099)
*''E lì vedrai, in una edilizia di delizioso cemento, | riconoscendovi gli amici e i nemici, || sotto i cartelli segnaletici dell'«OPERA INCREMENTO | PENE INFERNALI», A: I TROPPO CONTINENTI: Conformisti | (salotto Bellonci), Volgari (un ricevimento || al Quirinale), Cinici (un convegno di giornalisti | del Corriere della Sera e affini): e poi: | i Deboli, gli Ambigui, i Paurosi (individualisti || questi, a casa loro); B: GLI INCONVENIENTI, ZONA | PRIMA: eccesso di Rigore (socialisti borghesi, | piccoli benpensanti che si credono piccoli eroi, || solo per l'eroica scelta d'una buona bandiera), eccesso | di Rimorso (Soldati, Piovene); eccesso di Servilità | (masse infinite senza anagrafe, senza nome, senza sesso); || ZONA SECONDA: Raziocinanti (Landolfi) gente che sta | seduta sola nel suo cesso; Irrazionali | (l'intera avanguardia internazionale che va || dagli Endoletterari [De Gaulle] alle vestali | di Pound teutoniche o italiote); | Razionali (Moravia, rara avis, e le ali || degli Impegnati neo-gotici.'' (da ''Progetto di opere future''; pp. 1251-1252)
*''La [[morte]] non è | nel non poter comunicare | ma nel non poter più essere compresi.''<ref>Citato in ''Pier Paolo Pasolini: {{small|In Living Memory}}'', a cura di Benjamin Lawton e Maura Bergonzoni, New Academia Publishing, Washington, 2014, [https://books.google.it/books?id=K4TaEzPzCxAC&pg=PA254 p. 254]. ISBN 978-0-9818654-1-6</ref> (da ''Una disperata vitalità'')
 
==''Saggi sulla politica e sulla società''==
Riga 168:
*La Chiesa non può che essere reazionaria: non può che essere dalla parte del Potere; non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza. (da ''La Chiesa, i peni e le vagine'', 1974; p. 241)
*Io credo, lo credo profondamente, che il vero fascismo sia quello che i sociologhi hanno troppo bonariamente chiamato la "[[consumismo|società dei consumi]]". Una definizione che sembra innocua, puramente indicativa. E invece no. Se uno osserva bene la realtà, e soprattutto se uno sa leggere intorno negli oggetti, nel paesaggio, nell'urbanistica e, soprattutto, negli uomini, vede che i risultati di questa spensierata società dei consumi sono i risultati di una dittatura, di un vero e proprio fascismo. Nel [[Fascista (film)|film di Naldini]] noi abbiamo visto i giovani inquadrati, in divisa... Con una differenza, però. Allora i giovani nel momento stesso in cui si toglievano la divisa e riprendevano la strada verso i loro paesi e i loro campi, ritornavano gli italiani di cento, di cinquant'anni addietro, come prima del fascismo.<br />Il fascismo, in realtà, li aveva resi dei pagliacci, dei servi, e forse in parte anche convinti, ma non li aveva toccati sul serio. Nel fondo dell'anima, nel loro modo di essere. Questo nuovo fascismo, questa società dei consumi, invece, ha profondamente trasformato i giovani, li ha toccati nell'intimo, ha dato loro altri sentimenti, altri modi di pensare, di vivere, altri modelli culturali. Non si tratta più, come all'epoca mussoliniana, di un'irregolamentazione superficiale, scenografica, ma di una irregolamentazione reale che ha rubato e cambiato loro l'anima. Il che significa, in definitiva, che questa "civiltà dei consumi" è una civiltà dittatoriale. Insomma, se la parola fascismo significa la prepotenza del potere, la "società dei consumi" ha bene realizzato il fascismo. (da ''Fascista''<ref>Dall'intervista di [[Massimo Fini]], ''L'Europeo'', 26 dicembre 1974.</ref>; pp. 289-290)
*Gli uomini di questo universo {{NDR|il mondo contadino}} non vivevano un'età dell'oro, come non erano coinvolti, se non formalmente con l'Italietta. Essi vivevano l'età del pane. Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva estremamente necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i [[beni]] superflui rendono superflua la vita.<ref>Citato in Roberto Carnero, ''[http://web.archive.org/web/20160513054136/http://www.unita.it/culture/pier-paolo-pasolini-le-quot-profezie-quot-di-un-corsaro-apocalittico-1.246403 Pier Paolo Pasolini: le "profezie" di un corsaro apocalittico]'', ''l'Unità'', 25 settembre 2010; citato anche in [[Enzo Bianchi]], ''[https://books.google.it/books?id=_cjlCgAAQBAJ&pg=PT2#v=onepage&q&f=false Spezzare il pane. {{small|Gesù a tavola e la sapienza del vivere}}]'', Einaudi, Torino, 2015.</ref>
 
====''Il coito, l'aborto, la falsa tolleranza del potere, il conformismo dei progressisti'', 19 gennaio 1975====