Henry de Montherlant: differenze tra le versioni

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Giacomanni (discussione | contributi)
Citazioni
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*C'è una cosa a cui tengo molto: che non si riscontrino, nelle mie opere di teatro, allusioni alla cosiddetta attualità. Il rispetto che si deve ai personaggi della storia vieta di farne dei semplici portavoce del nostro tempo. C'è qualche cosa di facile e di volgare in quest'ultimo metodo, a cui io repugno. L'autentica attualità è in ciò che è eterno.<ref name=bacc69/>
*Certi francesi chiamano retorica ciò che in tutti i tempi è stato considerato come la bellezza di una lingua, ed enfasi l'espressione di ogni sentimento vivo. In realtà, non amano che una cosa sola: l'assenza dell'anima e l'assenza del talento.<ref name=bacc69/>
*Chiamano confusione la mia ricchezza, fatuità il mio orgoglio, enfasi la mia grandezza, durezza la mia virtù, retorica la mia eloquenza, ermetismo la mia profondità, scemenza la mia lealtà, impudenza la mia franchezza; e quando non trovano come biasimare uno dei miei modi di essere, dicono che è una posa. Con quali armi – mi chiedo – dovrei rispondere loro? ''HeureuxBeati lesi porteurstiratori dedi frondesfionda, quiche répondentrispondono aveccon leursle frondesloro fionde!'' Quanto a me non posso rispondere. Sono murato nell'opinione che si è fatta di me, paralizzato da lei più che da catene di ferro. E questa opinione è che niente di ciò che viene detto da me può essere preso sul serio.<ref>Citato in ''Testi per Bo'', ''Il Frontespizio'', XII, fasc. 4, aprile 1940, p. 237.</ref>
*'''Cisneros''': L'indifferenza alle cose di questo mondo è sempre una cosa santa e, anche quando Dio ne sia assente, una cosa essenzialmente divina. Lei e io, tutti e due, neghiamo quello che si pensa che noi siamo. Tutti e due apparteniamo alla stessa razza. Coloro che hanno guardato quello che lei chiama il nulla e che io chiamo Dio, hanno il medesimo sguardo.<ref>Da ''Il cardinale di Spagna'', in ''Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 101.</ref>
*Costals, risalendo per il boulevard, si divertiva a urtare la gente (soprattutto le donne, i borghesucci e le borghesucce) o a dirigersi direttamente su di loro, per vedere se si scostavano. E si scostavano sempre, e non protestavano mai: erano francesi 1928 (non giocare al rugby per le strade in Algeria, in Spagna o in Italia). Queste donne arricciate, con le natiche grasse, le facce coperte di creme come tumori coperti d'unguenti, non lo illudevano, ovviamente, ed egli riconosceva che non meritavano d'essere desiderate. Suo desiderio era soltanto di mettere un sigillo, il suo P. C., su ognuna di esse, e poi di non sentirne piu parlare: questo gli avrebbe dato lo stesso piacere del proprietario campagnolo che guarda la sua mandria d'ovini tutti segnati del suo marchio.<ref>Da ''Le lebbrose'', in ''Ragazze'', Mondadori, Milano, 1958, p. 628.</ref>
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:''Les enfants ont ce pouvoir de rendre complètement abrutis des couples qui jusque-là n'étaient que raisonnablement idiots.''<ref>{{fr}} Citato in Jean Cau, ''‪Contre-attaques; précédé d'un Eloge incongru du lourd‬'', ‪Le Labyrinthe‬, Paris, 1993, p. 86.</ref>
*I due uomini che sono in me agiscono simultaneamente in senso contrario, come ciò è avvenuto tante volte nel corso della mia esistenza.<ref name=rossellini>Citato in Renzo Rossellini, ''Ultimi colloqui con Montherlant'', Imprimerie Monegasque, Monte-Carlo, 1972, p. 9.</ref>
*I giovani non hanno bisogno di ''maîtres à penser'' ma di maestri di condotta.
:''Les jeunes gens n’ont pas besoin de maître à penser mais de maîtres à se conduire.''<ref>Citato in [http://www.academie-francaise.fr/discours-de-reception-de-claude-levi-strauss ''Discours de réception de Claude Lévi-Strauss''], su ''Académie française''.</ref>
*''Il fuoco'' è un'opera, nel suo genere, perfettamente compiuta. L'ho riletta or ora: la sua bellezza, il suo potere d'incanto mi sono apparsi così evidenti come il primo giorno [...]. Come la maggior parte delle opere di D'Annunzio, esso prende i suoi spunti un po' dappertutto: dalla pittura, dalla scultura, dalla musica, e tuttavia la sua originalità è del più alto grado.<ref>Da [http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/ritagliostampa/bncr_1968218/001 ''D'Annunzio ed io''], ''Il Giornale d'Italia'', 9-10 luglio 1963.</ref>
*Il [[suicidio]] permette di sfuggire alla vita; ma non permette di sfuggire alla caricatura postuma, e specialmente alla caricatura fatta, per leggerezza e passione, delle ragioni del vostro suicidio.<ref name=solinas10>Citato Stenio Solinas, [http://www.ilgiornale.it/news/scelta-stoica-e-terribile-andarsene-modo-suo.html ''La scelta stoica e terribile di andarsene a modo suo''], ''il Giornale.it'', 01 dicembre 2010.</ref>
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*Quando si ritorna dalla Spagna, dall'Italia, dall'Africa settentrionale, cito solo i Paesi che conosco a fondo, quel che colpisce sul volto dell'uomo francese, nel ritrovarlo, è la piattezza. (''La France et la morale de midinette'', conferenza del 29 novembre 1938<ref name=serra217/>)
*[...] quando uno ha visto il mondo non gli resta che il suicidio o Dio.<ref name=solinas10/>
*Si amino sempre le molteplici facce di ogni avvenimento, di ogni situazione. Lo Zen, come il Taoismo, è il culto del Relativo. Un maestro definì lo Zen l'arte di percepire la stella polare nel cielo meridionale. Non si può giungere alla verità che mediante la conoscenza del contrario.
:''Toujours aimer les multiples faces de chaque événement, de chaque situation. Le Zen, comme le Taôisme, est le culte du Relatif. Un maître définit le Zen l'art de percevoir l'étoile polaire dans le ciel méridional. On ne peut pas venir à la vérité que par l'intelligence des contraire.''<ref>Da ''Un voyageur solitaire est un diable'', Ėditions du Rocher, Monaco, 1955, p. 165.</ref>
*Si freme vedendo giustiziato con quattro righe lo sforzo di tutta una vita, quando si sa come è facile giudicare e difficile è vivere. (da ''La guerra civile''<ref>Citato in Maurice Bardèche, ''Sei risposte a Renzo De Felice'', Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976, p. 187.</ref>)
*[...] si lasci l'istruzione agli sciocchi! In una ragazzina che abbia conseguito un diploma, per quanto possa avere in seguito dimenticato tutto quello che ha appreso, mi sembra che debba restare, come un delizioso vaso che contenne un giorno un liquido nauseabondo, il cattivo odore della semi-scienza in altri tempi ingurgitata.
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*Henry de Montherlant, ''Il paradiso all'ombra delle spade'', in ''Calcio: I racconti del calcio'', a cura di Giordano Goggioli, Edizioni sportive italiane, Roma, 1970.
*Henry de Montherlant, ''Infelicità di D'Annunzio'', ''Corriera della Sera'', 18 febbraio 1972, p. 3.
*Henry de Montherlant, ''Fils de personne''; ''La Mort qui fait le trottoir (Don Juan)'', in ''Théâtre'', Gallimard, Paris, 1972.
*Henry de Montherlant, ''La vita è Proteo'', ''la Destra'', IV, aprile-maggio 1974, p. 164.
*Henry de Montherlant, ''Gli scapoli'', traduzione di Egidio Bianchetti, Mondadori, Milano, 1980.