Guy de Maupassant: differenze tra le versioni

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==''Viaggio in Sicilia''==
*Nel siciliano [invece], si trova già molto dell'[[Arabia|arabo]]. Egli possiede la gravità di movimento, Benchébenché tenga dall'italiano una grande vivacità di mente. Il suo orgoglio natìo, il suo amore per i titoli, la natura della sua fierezza e persino i tratti del viso lo avvicinano anzi più allo spagnolo che all'[[Italia|italiano]]. Tuttavia, quel che suscita sempre, non appena si mette piede in [[Sicilia]], l'impressione profonda dell'oriente, è il timbro della voce, L'intonazione nasale dei banditori per le strade. La si ritrova ovunque, la nota acuta dell'arabo, quella nota che sembra scendere dalla fronte nella gola, mentre, nel nord, sale dal petto alla bocca. E la cantilena trascinata, monotona e morbida, sentita di sfuggita dalla porta aperta di una casa, è proprio la stessa, col ritmo e con l'accento, di quella cantata dal cavaliere vestito di bianco che guida i viaggiatori attraverso i grandi spazi spogli del [[deserto]]. (pp. 39-41)
*In una, la Latomia del Paradiso, si osserva, in fondo ad una grotta, una strana apertura, chiamata l'[[orecchio di Dionisio]], il quale veniva ad ascoltare vicino a questo buco, così almeno dicono, i lamenti delle proprie vittime. Circolano pure altre versioni. Alcuni eruditi pretendono che la grotta, messa in comunicazione col teatro, servisse da sala sotterranea per le rappresentazioni cui prestava l'eco della sua prodigiosa sonorità; i minimi rumori, infatti, vi assumono una sorprendente risonanza. (p. 125)
*{{NDR|Riferendosi alla [[Venere Landolina]]}} La Venere di [[Siracusa]] è una donna, ed è anche il simbolo della carne. [...] La Venere di Siracusa è la perfetta espressione della bellezza possente, sana e semplice. Questo busto stupendo, di marmo di [[Paros]], è – dicono – La [[Venere Callipigia]] descritta da [[Ateneo di Naucrati|Ateneo]] e Lampridio, data da [[Eliogabalo]] ai siracusani.<br />Non ha testa! E che importa? Il simbolo non è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l'autentica poesia della carezza.<br />[[Arthur Schopenhauer|Schopenhauer]] scrisse che la natura, volendo perpetuare la specie, ha fatto della riproduzione una trappola.<br />La forma di marmo, vista a Siracusa, è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico, la donna che nasconde rivela l'incredibile mistero della vita.<br />È una trappola? Che importa! Essa chiama la bocca, attira la mano, offre ai baci la tangibile realtà della carne stupenda, della carne soffice bianca, tonda e soda e deliziosa da stringere.<br />È divina, non perché esprima un pensiero, bensì semplicemente perché è bella. (pp. 127-133)