Robert Katz: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →‎Citazioni: wlink Boito
→‎Citazioni: "Mi sembra mia nonna": nota dell'autore sulla fonte
Riga 10:
*[[Umberto I di Savoia|Umberto]] sapeva ben poco di qualche cosa e quasi nulla di moltissime cose. (''Parte seconda'' Umberto e Margherita (1878-1900), p. 76)
*[[Agostino Depretis|Depretis]] era un uomo austero la cui unica stravaganza consisteva in una vistosa barba bianca. Anche da primo ministro visse sempre in una camera ammobiliata affittata in casa di una ''coiffeuse'' francese, ed era lì che, quando giaceva con uno dei suoi attacchi di gotta, riceveva sia i colleghi del parlamento sia ambasciatori e principi. Personalmente era incorruttibile, ma possedeva un tocco simile a quello di Mida, che corrompeva tutto ciò che si trovava a portata delle sue mani: destra e sinistra, ricchi e poveri. Depretis, diceva il deputato della destra [[Silvio Spaventa]], era come un gabinetto pubblico, che resta pulito anche se vi passa ogni sorta di immondezza. (''Parte seconda'' Umberto e Margherita (1878-1900), p. 91)
*{{NDR|La [[Eugenia Attendolo Bolognini Litta|duchessa Litta]]}} Aveva sette anni più del re {{NDR|[[Umberto I di Savoia|Umberto I]]}} e quattordici più di [[Margherita di Savoia|Margherita]]. «Mi sembra ormai mia nonna»<ref>C. Casalegno, ''La regina Margherita'', Torino, 1965, p. 88. {{NDR|N.d.A., p. 465}}</ref> diceva in quegli anni Margherita ridacchiando. Tuttavia, anche allora, a cinquant'anni, la duchessa era molto bella. Era una bellezza severa e aristocratica e al tempo stesso possedeva delle qualità di ingegno ed una certa aria verginale che ispirò al compositore [[Arrigo Boito|Boito]] una melodia ed al Vela un quadro raffigurante una donna immersa nella preghiera mattutina. (''Parte seconda'' Gli allegri anni '80, p. 142)
*Si diceva che, quando {{NDR|Vittorio Emanuele III}} sedeva sul trono, non riusciva a toccare il pavimento coi piedi, ma questo non era vero: purché restasse sull'orlo del sedile. Era troppo basso per il servizio militare e, affinché potesse occupare il giusto posto di comandante in capo, l'esercito fu costretto ad abbassare il livello di statura prestabilito ad un metro e cinquantuno; questo non fece tuttavia aumentare di molto il numero dei soldati perché bisogna onestamente dire che, salvo alcune eccezioni, il re era l'adulto più basso di tutta l'Italia.<br>Insistere sulla sua statura è importante perché nella misura in cui gli uomini fanno la storia, questa sua piccolezza, che lo obbligava a guardare il mondo come lo guarda un verme, doveva influenzare tutta la storia italiana della prima metà del secolo non meno della guerra, del comunismo e di Mussolini. È una considerazione offensiva, ma, come vedremo, risponde a verità. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 195)
* Incolore, amorfo, banale, {{NDR|[[Giovanni Giolitti]]}} era passato attraverso la vita levandosi solo di tanto in tanto verso l'alto come fa il passero. Impiegato civile fino all'età di quarant'anni, poi funzionario amministrativo e quindi parlamentare, non amava né la retorica di [[Francesco Crispi|Crispi]] né la magniloquenza di [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]]; gli piacevano l'aritmetica e la contabilità, il che lo rendeva particolarmente sensibile alle sottili sfumature della cupidigia umana e alle debolezze degli altri nella misura in cui esse gli potevano essere addebitate oppure accreditate. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 215)