Antonio Gramsci: differenze tra le versioni

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*Mi sono accorto che, proprio al contrario di quanto avevo sempre pensato, in [[Prigione|carcere]] si studia male, per tante ragioni, tecniche e psicologiche.<ref>Da una lettera del 2 maggio 1927 alla moglie Giulia Schucht; citato in [[Luciano Canfora]], ''Gramsci sulle orme di [[Fozio]]'', ''Corriere della Sera'', 8 dicembre 2016''.''</ref>
*Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro [[Madre|mamme]], se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.<ref>Dalla lettera alla madre, 10 maggio 1928, in ''La formazione dell'uomo: scritti di pedagogia'', a cura di Giovanni Urbani, Editori Riuniti.</ref>
*Non si imparava il [[Lingua latina|latino]] e il [[Lingua greca antica|greco]] per parlarli, per fare i camerieri, gli interpreti, i corrispondenti commerciali. Si imparava per conoscere direttamente la civiltà dei due popoli, presupposto necessario della civiltà moderna, cioè per essere se stessi e conoscere se stessi consapevolmente.<ref>Citato in A. Cornacchia, ''Il latino nella scuola dell'Italia unita'', Bologna 1979, p. 149.</ref>
*Odio gli [[indifferenza|indifferenti]]. Credo come [[Christian Friedrich Hebbel|Federico Hebbel]] che «vivere vuol dire essere partigiani»<ref>{{cfr}} Christian Friedrich Hebbel, ''Diario'', traduzione di Scipio Slataper, Carabba, Lanciano, 1912, p. 82, riflessione n. 2127: «Vivere significa esser partigiani.»</ref>. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. [[Indifferenza]] è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. [...] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? [...] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti. (da ''Indifferenti'', ''La città futura'', numero unico, 11 febbraio 1917)
*Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa dei cielo, sento che per me è [[capodanno]].<br>Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.<br />[...]<br />Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell'immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d'inventario dai nostri sciocchissimi antenati.<ref>Da ''Capodanno'', ''Avanti!'', 1 gennaio 1916; citato in ''[http://www.internazionale.it/notizie/2014/12/31/odio-il-capodanno-firmato-antonio-gramsci Odio il capodanno, firmato Antonio Gramsci]'', ''Internazionale.it'', 31 dicembre 2014.</ref>