Plinio il Giovane: differenze tra le versioni

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==''Lettere'' (Epistolae)==
*Al lago Lario ({{NDR|[[Lago di Como]]}}) ci sono certe mie ville, peró due mi piacciono particolarmente: una, sopra i ciottoli, vede il lago; l'altra tocca il medesimo lago. E allora sono abituato soprannominare quella Tragedia ({{NDR|Villa Tragedia}}), codesta Commedia ({{NDR|[[Villa Commedia]]}}). Difatti quella è, come i calzari degli istrioni tragici, questa è bassa come i sandali dei comici. Enorme è la serenità di codeste ville, malgrado siano opposte. Difatti codesta è vicina al lago ({{NDR|[[Villa Commedia]]}}), quella, vede da lontano il lago e è altrettanto gradevole per l'enorme costa, quella non sente i rumori, codesta li tocca ({{NDR|[[Villa Commedia]]}}). Ancora da quella i pescatori possono vedere, da codesta i medesimi pesci puoi catturare e lanciare l'amo dalla tua stanza.
:''Apud Larium lacum nonnullae villae meae sunt, sed duae me praesertim delectant: altera, super saxa, lacum prospicit; altera ipsum lacum tangit. Itaque illam tragoediam, hanc comoediam appellare soleo. Nam illa alta est, sicut cothurni histrionum tragicorum; haec est depressa sicut comicorum socci. Harum villarum amoenitas magna est, etsi diversae sunt. Nam haec lacui vicina est; illa, contra, lacum longe prospectat et admodum amoena est propter amplum prospectum; illa fluctus non sentit, haec eos frangit. Praeterea ex illa piscantes despicere potes; ex hac ipse pisces captare atque etiam de tuo cubiculo hamum iacère potes''.
*C. Plinio al suo [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]<br>Chiedi che io ti scriva come mio [[Plinio il Vecchio|zio]] uscì di vita, perché tu, o Tacito, possa tramandare ai posteri la sua fin e in modo conforme alla verità.<br>Te ne sono grato, perché vedo che alla sua morte, qualora sia celebrata da te, arride gloria immortale.<br>Certamente egli, come le popolazioni, come le città, fu coinvolto nella catastrofe delle terre più belle del mondo e la memoria dell'evento gli assicurò una vita quasi per sempre; certamente compose moltissime opere che rimarranno: tuttavia gli scritti tuoi, eterni, contribuiranno in modo decisivo alla perennità del nome.<br>Beati coloro cui gli dei concessero di compiere fatti degni di essere scritti o di scrivere fatti degni di essere letti, ma beatissimi io credo coloro cui furono concessi l'uno e l'altro dono. Fra questi sarà annoverato mio zio per i libri suoi e tuoi. Perciò volentieri mi assumo il compito che mi affidi, anzi insisto per ottenerlo. (citato in ''Il Vesuvio'', Pierro Gruppo Editori Campani, Napoli, 2000)
*{{NDR|[[Plinio il Vecchio]]}} Era a [[Miseno (Bacoli)|Miseno]] e teneva direttamente il comando della flotta. Il 24 agosto, intorno all'una del pomeriggio, mia madre gli indica una nube che appariva, insolita per grandezza e per aspetto. Egli aveva preso il sole, fatto un bagno freddo, mangiato qualcosa stando disteso ed ora studiava; chiede i sandali e sale in un luogo da cui si poteva osservare al meglio quel prodigio.<br />Per chi osservava da lontano non era chiaro da quale monte (si seppe dopo che era il [[Vesuvio]]) si levava la nube, la cui forma da nessun altro albero più che dal pino può essere rappresentata. Infatti, lanciata in alto come su un tronco altissimo, si diffondeva in rami, credo perché spinta dal primo forte soffio d'aria e poi lasciata quando quello scemava, o anche vinta dal suo stesso peso si dissolveva in larghezza: talora bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva sollevato con sé terra o cenere.<ref>Da ''Lettera a [[Tacito]]'', ''Lettere'', ''[http://www.stabiana.it/testpliniogiovanelett.htm libro VI, lettera XVI]''.</ref>