Platone: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|descrizione=l'omonimo commediografo ateniese|titolo=[[Platone (comico)]]}}
[[Immagine:Plato-raphael.jpg|thumb|right|Platone ne ''La scuola di Atene'' di [[Raffaello Sanzio]]]]
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==''Cratilo''==
===[[Incipit]]===
===Citazioni===
*'''Socrate''': Dunque, se tutte le cose non sono per tutti insieme allo stesso modo e sempre, né per ciascuno ogni cosa di quelle esistenti si trova ad essere in un modo particolare, è chiaro che le cose stesse hanno in sé una sostanza certa, che non ci riguarda e che esse non si lasciano trascinare da noi su e giù secondo il nostro estro, ma che sono di per se stesse secondo la loro sostanza così come l'hanno ottenuto da natura. (3)
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===[[Incipit]]===
====I traduzione====
====Francesco Acri====
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===Citazioni===
*
*Passare per uno che tiene più al denaro che agli amici: cosa mi potrebbe capitare di peggio? (Critone, cap. 3)
*Magari, Critone, fosse capace di fare il [[bene e male|male]], perché, allora, sarebbe capace, anche di fare il [[bene e male|bene]]. E questa sarebbe una gran bella cosa. Invece non è capace di fare né l'uno né l'altro, non ti fa diventare né saggio né stolto, ma agisce, così, a casaccio. (Socrate, cap. 3)
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===[[Explicit]]===
==''Fedone''==
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===[[Incipit]]===
====I traduzione====
====Arturo Brambilla====
'''
{{NDR|Platone, ''Fedro'', traduzione di Arturo Brambilla, Carlo Signorelli, Milano, 1945.}}
====Francesco Acri====
{{NDR|Platone, ''[http://www.liberliber.it/libri/p/plato/index.htm Il Fedro ovvero Della bellezza]'', in "Dialoghi", versione di Francesco Acri, CDE, Milano, 1988.}}
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*Poiché dunque il pensiero di un dio si nutre di intelletto e di scienza pura, anche quello di ogni anima che abbia a cuore di accogliere quanto le si addice, quando col tempo abbia scorto l'essere, ne gioisce e, contemplando la verità, se ne nutre e si trova in buona condizione, finché la rotazione circolare non riconduca allo stesso punto. Durante l'evoluzione esso vede la giustizia in sé, vede la saggezza, vede la scienza, non quella alla quale è connesso il divenire, né quella che è diversa perché è nei diversi oggetti che noi ora chiamiamo enti, ma quella che è realmente scienza nell'oggetto che è realmente essere. E dopo aver contemplato allo stesso modo le altre entità reali ed essersene saziata, si immerge nuovamente nell'interno del cielo e torna a casa. E una volta arrivata, l'auriga, arrestati i cavalli davanti alla mangiatoia, li foraggia di ambrosia e dopo questa li abbevera di nettare.
*Quanto alla divina follia ne abbiamo distinto quattro forme, a ciascuna delle quali è preposta una divinità: Apollo per la follia profetica, [[Dioniso]] per la follia iniziatica, le Muse per la follia poetica, mentre la quarta, la più eccelsa, è sotto l'influsso di Afrodite e di [[Amore]].
*Il [[Iperuranio|sopraccelestiale luogo]] non lo inneggiò alcun de' poeti di qua mai, e mai non lo inneggerà degnamente. Ecco: e si ha a dir vero, parlando specialmente della verità. La verace essenza, che né colore ha, né figura, e non può essere toccata; che può esser contemplata solo dalla mente, reggitrice dell'anima; che è obbietto della verace scienza, ha questo luogo. (Socrate, seconda orazione: 1988, XXVII)
*[...] la scrittura ha di grave questo; ed è proprio simile alla pittura. Imperocché i figliuoli di questa stanno lì come vivi; ma se alcuna cosa domandi, maestosamente tacciono: e così le orazioni scritte. (Socrate: 1988, LX)
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===[[Explicit]]===
====I traduzione====
====Francesco Acri====
{{NDR|Platone, ''[http://www.liberliber.it/libri/p/plato/index.htm Il Fedro ovvero Della bellezza]'', in "Dialoghi", versione di Francesco Acri, CDE, Milano, 1988.}}
===[[Incipit]]===
===Citazioni===
*Due o tre volte le cose belle. (59ce)<ref>Anche nelle ''Leggi'', 6,754c, 12,956e.</ref>
:''Δίς καί τρίς τό καλόν''.
==''Gorgia''==
===[[Incipit]]===
===Citazioni===
*
*A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell'essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero, e che, senza dubbio, accetta d'esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti, io ritengo che l'esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente, difatti, è per l'uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo. Se dunque anche tu sostieni di essere un uomo di questo genere, discutiamo pure; altrimenti, se credi sia meglio smettere, lasciamo perdere e chiudiamo il discorso. (Socrate)
*La [[retorica]], dunque, a quanto pare, è artefice di quella persuasione che induce a credere ma che non insegna nulla intorno al giusto e all'ingiusto. (Socrate)
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* Io non preferirei né l'uno né l'altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla. (Socrate)
* Quant'è difficile confutarti, Socrate! Ma non riuscirebbe a confutarti anche un bambino, dimostrandoti che non dici il vero? (Polo)
*
*La verità non si confuta mai. (Socrate)
*I felici sono felici per il possesso della giustizia e della temperanza e gli infelici, infelici per il possesso della cattiveria. (Socrate)
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===[[Incipit]]===
====I traduzione====
====Francesco Acri====
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===[[Explicit]]===
==''Parmenide''==
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===[[Incipit]]===
====I traduzione====
"Ehi tu, del Falero, Apollodoro, mi aspetti un momento?"
Mi fermo e l'aspetto. E quello:
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==''Sofista''==
===[[Incipit]]===
===Citazioni===
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===[[Explicit]]===
==''Teeteto''==
===[[Incipit]]===
===Citazioni===
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===[[Explicit]]===
==''Timeo''==
===[[Incipit]]===
====I traduzione====
====Francesco Acri====
'''Socrate''': Uno, due, tre: e dov'è il quarto, caro Timeo, di quelli che convitai ieri, e che oggi mi convitano?<br />
'''Timeo''': Non istà bene; se no, figurati s'ei non voleva essere qua, in nostra compagnia.<br />
'''Socrate''': E se non ci è, tocca a te e a costoro fare anco la parte sua.<br />
'''Timeo''': Ma sí, e, quanto è da noi, non lasceremo nulla; ché non sarebbe bene se noi altri, per renderti cambio, non convitassimo ancora di buona voglia te che ci hai accolti ieri a banchetto con tanta amorevolezza e larghezza.<br />
===Citazioni===
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==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Alcibiade maggiore''===
===''Alcibiade minore''===
ALCIBIADE: E su cosa si potrebbe riflettere, o Socrate?<br />
===''Amanti''===
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===''Clitofonte''===
===''Crizia''===
===''Epinomide''===
===''Eutidemo''===
====I traduzione====
====Ruggiero Bonghi====
'''Critone
'''Socrate
'''Critone
'''Socrate
'''Critone
'''Socrate
:Creando a sé delizia
:E delle membra sparte
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===''Eutifrone''===
====I traduzione====
====Francesco Acri====
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'''Socrate''': Tale, penso io, che non gli farà vergogna; perché ti pare un affar di nulla quel che sa lui, così giovine! Sa nientedimeno, come va dicendo, in quali modi sian guasti i giovani, e chi son quei che li guastano. E ho una paura ch'e' sia qualche brav'omo, che, adocchiata la mia ignoranza con la quale io fo prendere mala piega a quelli dell'età sua, ricorre alla repubblica come a una madre, e m'accusa. Certo fra i politici egli è il solo che mi pare cominci a modo: perocché prima convien pigliarsi cura de' giovani perché vengan su buoni quanto può essere; come fa l'accorto lavoratore che prima si piglia cura delle pianticelle più tenere; poi degli altri. E forse Melito pon la falce prima su noi, che, come va dicendo, annebbiamo i gentili germi de' giovani; dopo, non v'ha dubbio, rivolgendo le sue cure ai più vecchi, farà al paese nostro un bene da non si dire, come s'ha ad aspettare da uno che principia così.<br />
{{NDR|Platone, ''L'Eutifrone, ovvero Del santo'', versione di Francesco Acri, Einaudi, 1970}}
▲===''Filebo''===
▲SOCRATE: Considera, Protarco, quale discorso stai per ricevere adesso da Filebo e con quale nostro discorso dovrai contendere, qualora le parole dette non rispecchiassero il tuo pensiero. Vuoi che li riassumiamo per sommi capi tutti e due?<br />
▲PROTARCO: Sì, certamente.<br />
▲SOCRATE: Dunque Filebo afferma che per tutti i viventi il bene consiste nel godimento, nel piacere, nella voluttà, e in tutto ciò che rientra in questo genere di cose. La ragione della nostra controversia consiste allora nel fatto che non queste realtà, ma che l'attività dell'intelligenza, della mente, e della memoria, e altre cose affini, come l'opinione giusta e i veritieri ragionamenti, siano migliori e preferibili al piacere per tutti quanti hanno la possibilità di prenderne parte: ed è proprio questa possibilità che rappresenta per tutti quelli che stanno vivendo o vivranno il vantaggio senz'altro più significativo. Non è dunque in questi termini che noi discutiamo, Filebo, uno da una parte e l'altro dall'altra?<br />
▲FILEBO: Certamente, Socrate.<br />
▲SOCRATE: E tu, Protarco, accetti questo discorso che ti è stato appena consegnato?<br />
▲PROTARCO: Non posso farne a meno: infatti il nostro bel Filebo vi ha rinunciato.<br />
▲SOCRATE: Ma non si deve ad ogni costo arrivare alla verità riguardo a tali questioni?<br />
▲PROTARCO: Sì, è necessario.<br />
===''Ione''===
====I traduzione====
====Francesco Acri====
'''Socrate''': Ti saluto, o Jone: di dove ci vieni tu ora? di casa, da Efeso?<br />
'''Jone''': No, Socrate; da Epidauro, dalle feste di Esculapio.<br />
'''Socrate''': Forse gli Epidauresi hanno ordinato anco gare di rapsodi a onore del Dio?<br />
'''Jone''': Sí certo; e non di cotesta arte solamente, ma anco di tutte l'altre compagne.<br />
'''Socrate''': Che? ti ci se' provato tu? come t'è andata?<br />
'''Jone''': I primi premi li avemmo noi, o Socrate.<br />
'''Socrate''': Bene: fa che vinciamo anco nelle Panatenee.<br />
'''Jone''': Sarà cosí, se vuole Dio.<br />
'''Socrate''': Spesse volte io ho invidiato voi rapsodi, o Jone, per l'arte vostra: imperocché quello aver sempre a essere ornati della persona, sí da fare un assai bel vedere, come a voi si conviene, e quello aver sempre la mano in molti poeti e buoni, specialmente in Omero assai eccellente e divinissimo sovra a tutti, e intendere, non che le parole, il suo sentimento; ché, sai, non sarebbe egli rapsodo chi non vedesse piú in là dalla buccia, perché il rapsodo dee essere ai suoi uditori lo interprete del poeta, e non può, se non l'intende; tutto ciò degno veramente è d'invidia.<br />
{{NDR|Platone, ''[http://www.liberliber.it/libri/p/plato/index.htm Il Jone ovvero Del furore poetico]'', in "Dialoghi", versione di Francesco Acri, CDE, Milano, 1988.}}
===''Ipparco''===
===''Ippia maggiore''===
===''Ippia minore''===
===''L'Assioco''===
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===''Lachete''===
Vi sono alcuni che si prendono gioco di queste cose e nel caso in cui uno chiedesse loro un consiglio, non gli direbbero quello che pensano, ma tenendo conto di colui che chiede loro il consiglio, dicono cose contrarie alla loro opinione. Quanto a noi, invece, poiché vi ritenevamo capaci di conoscere e, una volta conosciuto, di riferire con semplicità ciò che pensate, vi abbiamo chiamato per avere un consiglio su ciò di cui vogliamo parlare. L'argomento a cui ho fatto tutte queste premesse è il seguente. Questi sono i nostri figli: questo è il figlio di costui e porta il nome del nonno, Tucidide, questo, invece, è mio figlio – anche lui porta il nome del nonno, di mio padre cioè; infatti si chiama Aristide – a noi, dunque, è sembrato giusto prenderci cura di costoro, per quanto ci era possibile, e di non comportarci come i più, che, quando i figli sono divenuti adolescenti, lasciano che essi facciano ciò che vogliono, ma cominciare fin da ora ad occuparci di loro, per quanto ne siamo in grado. Poiché sappiamo che anche voi avete dei figli, abbiamo ritenuto che voi, se non altri, vi sareste preoccupati di come avrebbero potuto diventare ottimi, se vi foste curati di loro; se, poi, non aveste riflettuto abbastanza su ciò, vi avremmo ricordato che non bisogna trascurarlo e vi avremmo invitato ad aver cura dei vostri figli insieme a noi.
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====Ruggiero Bonghi====
'''Amico
'''Socrate
'''Amico
'''Socrate
'''Amico
'''Socrate
'''Amico
'''Socrate.''' Forestiero.<br />
'''Amico
'''Socrate
'''Amico
'''Socrate
'''Amico
'''Socrate
{{NDR|Platone, ''[http://www.liberliber.it/libri/p/plato/index.htm Protagora]'', traduzione di Ruggiero Bonghi, Milano, F. Colombo, 1859.}}
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