Emmanuel Carrère: differenze tra le versioni

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*Se dovessi fare una lista dei fattori che hanno contribuito al successo del Cristianesimo direi che in testa ce n'è sicuramente uno: la letteratura. Perché la religione cattolica è nata in modo letterario, non è stata tanto dottrina quanto narrazione. Noi conosciamo le parole di Gesù, la sua storia, dal ritratto che ne fanno i Vangeli ed è per questo che io ho indagato quello che dal mio punto di vista mi affascinava di più, il Vangelo di chi più ha ragionato "da scrittore" ovvero Luca. Come lui, anche io o Philip Dick abbiamo aderito a una fede o avuto una crisi mistica, ma Luca ha avuto decisamente un'altra rilevanza nel trasformare in racconto questa sua adesione a una fede. Il mistero è che il punto d'origine sia quello, testimoniare una fede e scriverne.<ref name=fed/>
*Spesso penso che la postverità non sia altro che una menzogna. C'è una frase di [[Franz Kafka|Kafka]] che amo molto: "Io sono ignorante ma questo non significa che la verità non esista". Quanto meno la verità fattuale esiste. A volte è fuori dalla nostra portata, non ne abbiamo accesso, ma esiste».<ref name=":0" />
 
==''L'avversario''==
 
===[[Incipit]]===
La mattina del sabato 9 gennaio 1993, mentre Jean-Claude Romand uccideva sua moglie e i suoi figli, io ero a una riunione all'asilo di Gabriel, il mio figlio maggiore, insieme a tutta la famiglia. Gabriel aveva cinque anni, la stessa età di Antoine Romand. Più tardi siamo andati a pranzo dai miei genitori, e Romand dai suoi. Dopo mangiato ha ucciso anche loro. Ho trascorso da solo, nel mio studio, il pomeriggio del sabato e l'intera domenica, in genere dedicati alla vita familiare, perché stavo finendo un libro al quale lavoravo da un anno: la biografia dello scrittore di fantascienza Philip K. Dick. L'ultimo capitolo raccontava i giorni che lo scrittore aveva passato in coma prima di morire. Ho finito il martedì sera, e il mercoledì mattina ho letto il primo articolo di «Libération» sul caso Romand. (p. 9)
 
===Citazioni===
*«Un banale incidente, un'ingiustizia possono provocare la follia. Chiedo scusa a Corinne, chiedo scusa agli amici, chiedo scusa alla brava gente dell'associazione Saint-Vincent che voleva spaccarmi la faccia».<br>Questo diceva il biglietto d'addio lasciato in macchina. (p. 19)
*Quando parlavano di lui, a tarda notte, non riuscivano più a chiamarlo Jean-Claude. Non lo chiamavano nemmeno Romand. Lui si trovava da qualche parte, al di fuori della vita, al di fuori della morte, senza più un nome. (p. 22)
*L'inverno successivo mi sono ritrovato a scrivere il libro che, senza saperlo, inseguivo da sette anni. {{NDR|''La settimana bianca''}} L'ho portato a termine in pochissimo tempo, in maniera quasi automatica, e ho capito subito che era di gran lunga la mia opera migliore. Ruotava intorno all'immagine di un padre assassino che vagava da solo in mezzo alla neve, e ho pensato che, come tanti altri progetti naufragati, anche ciò che mi aveva affascinato nella storia di Romand avesse trovato in quelle pagine la sua giusta collocazione, e che scrivendolo mi ero liberato di quel genere di ossessioni. Finalmente potevo passare ad altro. A che cosa? Non ne avevo la più pallida idea, e non me ne importava niente. Se ero diventato scrittore, era per scrivere quel libro. Cominciavo a sentirmi vivo. (p. 31)
*Per quanto la domanda {{NDR|lei crede in Dio?}} fosse imbarazzante, dovevo rispondere con un sì o con un no: alla cieca, ho risposto di sì. «Altrimenti non potrei affrontare una storia terribile come la sua. Per guardare in faccia, senza morbosi compiacimenti, le tenebre in cui lei si è trovato e si trova ancora immerso, bisogna credere che esista una luce grazie alla quale tutto ciò che è accaduto, perfino l'estrema infelicità e l'estremo male, diventerà comprensibile ai nostri occhi». (p. 35)
*Si sa che gli uomini fuori del comune sono anche i più modesti, e i meno preoccupati dell'opinione altrui. (p. 90)
*Non sono mai stato così libero, la mia vita non è mai stata così bella. Sono un assassino. La mia immagine agli occhi della società è la peggiore che possa esistere, ma è più facile da sopportare che i miei vent'anni di menzogne. (Jean-Claude Romand, p. 142)
*Mentre tornavo a Parigi per rimettermi al lavoro, non vedevo più ombra di mistero nella sua lunga impostura, ma solo una misera commistione di cecità, disperazione e vigliaccheria. Ormai sapevo che cosa accadeva nella sua testa durante le lunghe ore vuote trascorse nelle aree di servizio o nei parcheggi dei bar, era una cosa che in qualche modo avevo vissuto anch'io, e che mi ero lasciato alle spalle. Ma mi chiedevo: che cosa accade, adesso, nel suo cuore durante le ore notturne di veglia e di preghiera? (p. 168)
 
===Explicit===
Sono sicuro che non stia recitando per ingannare gli altri, mi chiedo però se il bugiardo che c'è in lui non lo stia ingannando. Quando Cristo entra nel suo cuore, quando la certezza di essere amato nonostante tutto gli fa scorrere sulle guance lacrime di gioia, non sarà caduto ancora una volta nella rete dell'Avversario?<br>Ho pensato che scrivere questa storia non poteva essere altro che un crimine o una preghiera.<br><br>{{Destra|Parigi, gennaio 1999}}(p. 169)
 
==''Limonov''==
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==Bibliografia==
*Emmanuel Carrère, ''L'avversario'', traduzione di Eliana Vicari Fabris, Adelphi, Milano, 2013. ISBN 978-88-459-2786-7
*Emmanuel Carrère, ''Limonov'', traduzione di Francesco Bergamasco, Adelphi Edizioni, 2012.