Lettura: differenze tra le versioni

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*Il lettore vuole lasciarsi incidere da quello che legge, conservare un graffio nella memoria che gli permetta un giorno di mostrare la sua conoscenza attraverso un nome, un titolo, un personaggio. ([[Erri De Luca]])
*Il problema della lettura è che non finisce mai. L'altro giorno ero in libreria a sfogliare un volume che s'intitolava più o meno ''I 1001 libri da leggere prima di morire'' (e, senza fare nomi, devo dire che il compito imposto dal titolo è impossibile per definizione, visto che almeno 400 dei libri indicati ucciderebbero comunque), ma da lettura nasce lettura – è proprio questo il punto, no? – ed uno che non devia mai da un elenco prestabilito di libri è già intellettualmente morto. ([[Nick Hornby]])
*– Io c'ho paura, Duccio.<br>– Ci sono passato pure io. Tutti a dirmi "fatti vedere, fatti vedere, parla con qualcuno", ma io ho trovato un modo per difendermi.<br>– Cioè?<br>– Semplice. Ho smesso di leggere. Non leggo più niente, ma niente eh! Libri, giornali, riviste, un cartello di pubblicità nella strada...<br>– Tu nun 'o leggi...<br>– Non lo leggo. Non leggo una mazza e sto benissimo. Dice "fatti vedere, parla con qualcuno", io non parlo proprio con nessuno, io mi faccio i cazzi miei. Biascica, dai retta a me, chiuditi a riccio, non leggere più niente e ti passa tutto!<br>– Manco il ''Corriere dello Sport'' posso legge?<br>– Niente! Tabula rasa. Chiuditi a riccio! (''[[Boris (seconda stagione)|Boris]]'')
*Io leggo assai poco, soprattutto perché sono così diffidente che non credo a una parola di quello che dicono i giornali. ([[Rex Stout]])
*L'arte di non leggere è molto importante. Essa consiste nel non prendere in mano quello che di volta in volta il vasto pubblico sta leggendo, come per esempio libelli politici e letterari, romanzi, poesie e simili cose, che fanno chiasso appunto in quel dato momento e raggiungono perfino parecchie edizioni nel loro primo e ultimo anno di vita. Pretendere che un individuo ritenga tutto quanto ha letto è come esigere che porti ancora dentro di sé tutto quanto ha mangiato. ([[Arthur Schopenhauer]])