Léopold Sédar Senghor: differenze tra le versioni

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*''Ascolta [[New York]]! ascolta la tua voce maschia di rame la tua voce vibrante | di oboe, l'angoscia ostruita delle tue lacrime piombare in grossi grumi di sangue | ascolta battere in lontananza il tuo cuore notturno, ritmo e sangue del tam-tam, tam-tam sangue e tam tam. || New York! dico New York, lascia affluire il sangue nero nel tuo sangue | che lubrifichi le tue articolazioni d'acciaio, come un olio di vita | che dia ai tuoi ponti la curva delle groppe e l'elasticità delle liane. | Ecco tornare i tempi antichissimi, l'unità ritrovata la riconciliazione del Leone del Toro e dell'Albero | l'idea legata all'atto l'orecchio al cuore il segno al senso. | Ecco i tuoi fiumi sonori di caimani muschiati e di lamantini dagli occhi di miraggio. E nessun bisogno d'inventare le Sirene. | Ma basta aprire gli occhi dell'arcobaleno d'aprile, | e le orecchie, soprattutto le orecchie, a Dio che con un riso di sassofono creò il cielo e la terra in sei giorni. | E il settimo giorno, dormì del grande sonno negro.'' (da ''A New York''<ref>In ''Poemi africani'', a cura di C. Castellaneta e E. de Poli, Rizzoli, Milano, 1971; citato in Salvatore Guglielmino, ''Civiltà letterarie straniere, Sintesi storico-letteraria, Antologia, Testimonianze'', Zanichelli, Bologna, Antologia, p. A504.</ref>)
*Io so che i Latini e soprattutto i Greci hanno scoperto le «idee generali»: prima e meglio di altri, le hanno messe in piena luce grazie ad un'arte nella quale l'economia dei mezzi concorreva alla loro efficacia. Io so che, per i popoli negro-africani, non esiste scuola migliore, perché, se l'[[educazione]] è sviluppo delle qualità native, essa è anche correzione dei difetti ereditari e acquisizione delle virtù contrarie.<ref>Dal saggio ''Vue sur l'Afrique noire, ou assimiler, non être assimilés'', 1945, in seguito ristampato in ''Liberté I. Negritude et humanisme'', Parigi, 1964, p. 67. Citato in Italo Lana e Armando Fellin, ''Civiltà letteraria di Roma antica'', vol. I, p. 16; in [[Italo Lana]] e [[Armando Fellin]], ''Civiltà letteraria di Roma antica'', Casa Editrice G. D'Anna, Messina-Firenze, 1973, vol. I, p. 13.</ref>
*Le idee di [[Antoine-Roger Bolamba|Bolamba]] sono i grandi temi della ''negritudine''; ove si mescolano la luna il sole il fulmine il coccodrillo il serpente, il sogno e il desiderio, la danza e la morte. In questo mondo trasparente non c'è soluzione di continuità tra la conchiglia e la stella. Il poeta è rimasto negro e bantù. Le sue poesie sono eruzioni di immagini con una sintassi di sovrapposizione che polverizza la sintassi stessa, e spesso, come nella poesia popolare negra, le immagini sorgono nominando semplicemente le cose, alla sola condizione che siano ritmate.<ref>Citato in ''Nuova poesia negra'', versioni e introduzione di Maria Grazia Leopizzi, Guanda, Parma, 1961, p. 130.</ref>
*Nella [[poesia]] africana l'immagine non è un'equazione, ma un'analogia, un'immagine super-reale. Un oggetto non significa ciò che rappresenta, ma ciò che suggerisce, o ciò che crea. Ogni idea è un'immagine, e l'immagine non è un'equazione, ma un simbolo, un ideogramma.<ref>Citato in ''Nuova poesia negra'', versioni e introduzione di Maria Grazia Leopizzi, Guanda, Parma, 1961, p. 106.</ref>
*{{NDR|Alla domanda: Che cosa avete voi [[Africa|Africani]] dato al [[Brasile]]?, Senghor, in visita in Brasile nel 1964 rispose:}} Un'irreprimibile vitalità che permise all'uomo brasiliano di resistere alla torpidezza e ad ogni ostacolo che qui incontrava. C'è poi il suo senso dell'amicizia, della fraternità umana che contribuì a dare alla vostra gentilezza una caratteristica tutta peculiare. C'è infine e soprattutto una visione nuova del mondo, un dinamismo creatore che distingue le arti negre dall'architettura sino alla danza, passando per la scultura, la musica e la pittura. In altre parole, il contributo del negro nelle arti consiste essenzialmente in quei simboli, in quelle immagini ritmate nelle quali si riconosce la [[negritudine]].<ref>Citato in ''Poeti e Poesia, Rivista internazionale, Anno 4 – n. 3 – Dicembre 2000'', Pagine, Roma, p. 79.</ref>
 
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*In [[Africa]] Nera non ci sono frontiere, neppure tra la vita e la morte. Il reale acquista il suo spessore, diventa realtà spezzando il rigido involucro della ragione logica, soltanto allargandosi alle dimensioni estensibili del reale. (p. 97)
*''Noi siamo gli uomini della [[danza]], i cui piedi | riprendono vigore colpendo il suolo duro.'' (da ''Prière aux masques, Chants d'ombre''; Chevrier, p. 142)
 
===Citato in ''Nuova poesia negra''===
*Nella [[poesia]] africana l'immagine non è un'equazione, ma un'analogia, un'immagine super-reale. Un oggetto non significa ciò che rappresenta, ma ciò che suggerisce, o ciò che crea. Ogni idea è un'immagine, e l'immagine non è un'equazione, ma un simbolo, un ideogramma.<ref>Citato in ''Nuova poesia negra'', versioni e introduzione di Maria Grazia Leopizzi, Guanda, Parma, 1961, (p. 106.</ref>)
*Le idee di [[Antoine-Roger Bolamba|Bolamba]] sono i grandi temi della ''negritudine''; ove si mescolano la luna il sole il fulmine il coccodrillo il serpente, il sogno e il desiderio, la danza e la morte. In questo mondo trasparente non c'è soluzione di continuità tra la conchiglia e la stella. Il poeta è rimasto negro e bantù. Le sue poesie sono eruzioni di immagini con una sintassi di sovrapposizione che polverizza la sintassi stessa, e spesso, come nella poesia popolare negra, le immagini sorgono nominando semplicemente le cose, alla sola condizione che siano ritmate.<ref>Citato in ''Nuova poesia negra'', versioni e introduzione di Maria Grazia Leopizzi, Guanda, Parma, 1961, (p. 130.</ref>)
*''Dolcezza delle sue labbra di fragola, densità del suo corpo di pietra, dolcezza del suo sapore di pesca | Il suo corpo terra profonda aperta al nero seme. | Lo spirito germoglia sotto l'inguine nella matrice del desiderio | Il sesso è un'antenna al centro del Multiplo ove s'intrecciano dei messaggi folgoranti.'' (da ''Elegia di mezzanotte'', p. 181)
*''Donna nuda, donna scura! | Olio che nessun vento increspa, olio calmo dai fianchi d'atleta, dai fianchi dei principi del Mali | Gazzella dalle giunture celesti, le perle sono stelle sulla notte della tua epidermide. | Delizie di {{sic|giuochi}} dello spirito, i riflessi dell'oro rosso sulla tua pelle marezzante. | All'ombra dei tuoi capelli, si rischiara la mia angoscia al vicino brillare dei tuoi occhi. || Donna nuda, donna nera! | Io canto la tua beltà che passa, forma che fisso nell'eterno | Prima che il destino geloso non ti riduca in cenere per nutrire le radici della vita.'' (da ''Donna nera, p. 186)
 
==Citazioni su Léopold Sédar Senghor==
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==Bibliografia==
*[[Jacques Chevrier]], ''La letteratura negra di espressione francese'', traduzione di Sergio Zoppi, Società Editrice Internazionale, Torino, 1986. ISBN 88-05-03887-3
*''Nuova poesia negra'', versioni e introduzione di Maria Grazia Leopizzi, Guanda, Parma, 1961.</ref>
*Léopold Sédar Senghor, ''Poesie dell'Africa''<!--, traduttore non precisato nel libro-->, Giovane Africa Edizioni, Pontedera, 2011. ISBN 978-88-97707-08-0