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*[[Umberto I di Savoia|Umberto]] sapeva ben poco di qualche cosa e quasi nulla di moltissime cose. (''Parte seconda'' Umberto e Margherita (1878-1900), p. 76)
*[[Agostino Depretis|Depretis]] era un uomo austero la cui unica stravaganza consisteva in una vistosa barba bianca. Anche da primo ministro visse sempre in una camera ammobiliata affittata in casa di una ''coiffeuse'' francese, ed era lì che, quando giaceva con uno dei suoi attacchi di gotta, riceveva sia i colleghi del parlamento sia ambasciatori e principi. Personalmente era incorruttibile, ma possedeva un tocco simile a quello di Mida, che corrompeva tutto ciò che si trovava a portata delle sue mani: destra e sinistra, ricchi e poveri. Depretis, diceva il deputato della destra [[Silvio Spaventa]], era come un gabinetto pubblico, che resta pulito anche se vi passa ogni sorta di immondezza. (''Parte seconda'' Umberto e Margherita (1878-1900), p. 91)
* Incolore, amorfo, banale, {{NDR|[[Giovanni Giolitti]]}} era passato attraverso la vita levandosi solo di tanto in tanto verso l'alto come fa il passero. Impiegato civile fino all'età di quarant'anni, poi funzionario amministrativo e quindi parlamentare, non amava né la retorica di Crispi né la magniloquenza di D'Annunzio; gli piacevano l'aritmetica e la contabilità, il che lo rendeva particolarmente sensibile alle sottili sfumature della cupidigia umana e alle debolezze degli altri nella misura in cui esse gli potevano essere addebitate oppure accreditate. (''Parte terza'' Il piccolo re (1900-1922), p. 215)
*Nel 1939 il re imperatore [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei<ref>[[Umberto I di Savoia|Umberto I]] e [[Margherita di Savoia]], genitori di Vittorio Emanuele III, erano cugini.</ref>, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (''Parte quarta'' La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 368)
*Il principe {{NDR|[[Umberto II di Savoia|Umberto II]], dopo essere stato nominato nel 1944 luogotenente del Regno<ref>{{cfr}} [[w:Luogotenenza del regno|voce su Wikipedia]]</ref> dal padre Vittorio Emanuele III}} rivelò una personalità completamente diversa da quella del padre, molto meno autoritaria e molto più simpatica. Poco per volta la vita del Quirinale, che Umberto aveva trovato in condizioni di assoluta desolazione, prese un ritmo e uno stile mai più conosciuto da quando Umberto I aveva passeggiato su e giù per i saloni. Furono ripristinati i cavalli e le carrozze, i servitori in livrea, e i balli di corte per i nobili e la gente altolocata. (''Parte quarta'' La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 450)