Kaṭha Upaniṣad: differenze tra le versioni

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*Sappi che l'[[anima e corpo|anima]] <nowiki>[</nowiki>[[Ātman|atman]]<nowiki>]</nowiki> è il padrone del [[carro]], che il [[anima e corpo|corpo]] è il carro stesso, la ragione è il cocchiere e le redini sono il pensiero. I sensi sono i cavalli, il loro percorso sono gli oggetti dei sensi. Gli esperti chiamano agente di gioia ciò che ha anima, sensi e pensiero.<br />I sensi di colui che è privo della conoscenza e il cui desiderio mai è aggiogato, non sono sottomessi. Sono come i cattivi cavalli per il cocchiere. I sensi cli colui che ha la conoscenza e il cui pensiero è sempre aggiogato sono sottomessi. Sono come i buoni cavalli per il cocchiere.<br />Colui che è privo della [[conoscenza]] e il cui pensiero è sempre impuro, non giunge alla meta, e rientra nel giro delle [[reincarnazione|rinascite]]. Colui che ha conoscenza e il cui pensiero è sempre puro, giunge là dove più non si rinasce.<br />L'uomo che ha per cocchiere la conoscenza, per redini il pensiero, giunge all'altra riva, alla meta, al luogo supremo, poiché di là dai sensi vi sono gli oggetti, di là dagli oggetti vi è il pensiero, di là dal pensiero vi è la ragione, e di là dalla ragione il Grande Sé.<br />Di là dal Grande Sé vi è il Non-manifesto, di là dal Non-manifesto vi è lo Spirito, di là dallo Spirito non v'è nulla: è il termine, è la via più alta. (III, 3-11; 1999)
*''Nascosto in tutti gli eseri, l<nowiki>'</nowiki>''ātman'' non risplende, | ma può essere percepito da quei sottili veggenti | per mezzo della loro sottile e raffinata intelligenza.'' (III, 12; 2001)
:Questo [Puruṣa] è profondamente nascosto in tutti gli esseri: non appare manifestazione come ātman, ma viene realizzato grazie a una intuizione concetrataconcentrata ed estremamente acuta da coloro che percepiscono le cose [più] sottili. (I, III, 12; 2010)
::Questo ''ātman'' [''puruṣa''], che è nascosto in tutte le creature, non si rende visibile: è percepito soltanto dai sottili veggenti dallo spirito fine e acuto. (I, III, 12; 2007)
*Come avviene che l'[[aria]], pur essendo una, una volta penetrata nel mondo, si adatta a ogni forma, assumendola, così pure questo ''[[ātman]]'', che è insito in ogni creatura, sebbene unico, riempie ogni forma e lo spazio attorno. (II, 5, 10)<ref>Citato in [[Alain Daniélou]], ''Miti e dèi dell'India'', traduzione di Verena Hefti, BUR, 2008.</ref><ref>Numerato come II, II, 10 in Raphael (vedi Discussione).</ref>