Plinio il Vecchio: differenze tra le versioni

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*Truovasi d'alcuni, che beendo latte d'asina si sono liberati dalle [[gotta|gotte]] de' piedi e delle mani. (XXVIII; 1844, vol. 2, p. 712)
*Ma sopra tutto fu in maraviglia il [[colosso di Rodi|colosso del Sole in Rodi]], il duale fu fatto da Carote Lindio, discepolo del sopraddetto Lisippo. Egli fu alto settanta braccia. Questo simulacro dopo cinquantasei anni ruinò per terremoto, ma giacendo ancora è una maraviglia. Pochi possono abbracciare il suo dito grosso. Le dita sue son maggiori che molte statue; e le cavità nelle rotture delle sue membra paiono grandi spelonche. Veggonsi dentro sassi smisurati, col peso de' quali l'artefice fermò questa statua. Dicono ch'egli fu fatto in dodici anni, e che costò trecento talenti, i quali furono tratti dell'apparato del re Demetrio, il quale per essergli venuto a noia, lasciò l'assedio di Rodi. Nella medesima città sono altri cento colossi minori di questo, ciascuno le quali basterebbe da sé a nobilitare il luogo dove e' fosse. (XXXIV, 18; 1844, vol. 2, pp. 1128-1130)
*Scopa ebbe per concorrenti a un medesimo tempo Briassi, Timoteo e Leocare, de' quali s'ba da ragionare a un tratto, perché essi di compagnia scolpirono il [[Mausoleo di Alicarnasso|Mausoleo]]. Questo è un sepolcro fatto da Artemisia sua moglie a Mausolo re di Curia, il quale morì l'anno secondo della centesima olimpiade. Furono principal cagione questi artefici, che tale opera fosse annoverata fra i sette miracoli del mondo. È largo da mezzo giorno e tramontana sessantatrè piedi, e più breve dalle fronti, e gira tutto quattrocento undici piedi. È in altezza venticinque braccia, circondato da trentasei colonne. Da levante lo lavorò Scopa, da tramontana Briassi, da mezzodì Timoteo, da ponente Leoeare. Prima che lo finisseru, la reina Artemisia, la quale area fatto fare questa opera in onore del marito, venne a morte. Non però questi artefici si levarono, se non poi che l'ebbero fornito, giudicando che ciò dovesse essere una memoria della gloria e dell'arte loro; e oggi ancora concorrono di virtù fra loro. Vi si aggiunse anche il quinto artefice, che sopra l'altezza degli edificii pose una piramide di altezza altrettanta che la fabbrica, la quale sormonta ventiquattro gradini e va in su appuntandosi. In cima v'è una carretta da quattro cavalli, di marmo, fatta da Piti. Quella carretta riduce tutta l'opera all'altezza di cento quaranta piedi. (XXXVI, 4; 1844, vol. 2, p. 1290)
*{{NDR|Sul [[faro di Alessandria]]}} È celebrata ancora un'altra torre, fatta dal re Tolomeo nell'isola di Faro, dov'è il porto di Alessandria; la qual torre dicono che costò ottocento talenti; e per non lasciare nulla addietro, il re Tolomeo mostrò grande animo, comportando che in essa si scrivesse il nome di Sostrato da Guido architetto di quella fabbrica. Sopra di questa torre sta di continuo il fuoco acceso, per mostrare di notte il viaggio a' navili, acciocché veggano le secche, e l'entrata del porto; [...]. (XXXVI, 18; 1844, vol. 2, p. 1312)
*Vera maraviglia di magnificenza è il [[Tempio di Artemide (Efeso)|tempio di Diana Efesia]], fatto da tutta l'Asia in dugento venti anni. Fu fatto questo tempio in suolo paludoso, perché egli non sentisse terremoti, né apriture di terra. E acciocché i fondamenti di tanto edificio non fossero in luogo lubrico e instabile, vi misero sotto carboni ben calcali, e velli di lane. La lunghezza di tutto il tempio è quattrocento venticinque piedi, la larghezza dugentoventi: sonvi cento ventisette colonne, ciascuna fatta da un re, e alte sessanta piedi, e di queste trentasei ne sono scolpite, e una da Scopa. L'architetto fu Chersifrone. Gran maraviglia è ancora, come si potessero metter su i capitelli di tanto peso. Ciò fece egli con certi cestoni pieni di rena, componendoli a molle declivio sopra i capi delle colonne, e a poco a poco votando da basso que' cestoni finché tutto si fermasse come in suo letto. (XXXVI, 21; 1844, vol. 2, pp. 1316-1318)