Pier Paolo Pasolini: differenze tra le versioni

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*Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l'erba, la gioventù. L'amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile.
 Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.<ref>Citato in Valeria Merlini, ''[http://archivio.panorama.it/cultura/libri/Fulvio-Abbate-Pier-Paolo-Pasolini-raccontato-ai-ragazzi Fulvio Abbate, "Pier Paolo Pasolini raccontato ai ragazzi"]'', ''Panorama.it''.</ref>
*[[Giulio Andreotti|Andreotti]], [[Amintore Fanfani|Fanfani]], [[Mariano Rumor|Rumor]], e almeno una dozzina di altri potenti [[Democrazia Cristiana|democristiani]], dovrebbero essere trascinati sul banco degli imputati. E quivi accusati di una quantità sterminata di reati: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con gli industriali, con i [[banchiere|banchieri]], collaborazione con la [[Central Intelligence Agency|Cia]], uso illegale di enti come il [[Servizio informazioni difesa|Sid]], responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna (almeno in quanto colpevole incapacità di colpirne gli esecutori), distruzione paesaggistica e urbanistica dell'Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani, responsabilità dell'esplosione "selvaggia" della cultura di massa e dei mass-media, corresponsabilità della stupidità delittuosa della [[televisione]].<br />Senza un simile processo penale, è inutile sperare che ci sia qualcosa da fare per il nostro paese. È chiaro infatti che la rispettabilità di alcuni democristiani ([[Aldo Moro|Moro]], [[Benigno Zaccagnini|Zaccagnini]]) o la moralità dei comunisti non servono a nulla.<ref>Da una lettera inviata nel 1975 al direttore de ''Il Mondo'' Antonio Ghirelli e riportata in ''Bisognerebbe processare i gerarchi Dc'', ''Il Mondo'', 28 agosto 1975; citato in ''Saggi sulla politica e sulla società'', Mondadori, Milano, 1999.</ref>
*Appena avrò un po' di tempo pubblicherò un libro bianco di una dozzina di sentenze pronunciate contro di me: senza commento. Sarà uno dei libri più comici della pubblicistica italiana. Ma ora le cose non sono più comiche. Sono tragiche, perché non riguardano più la persecuzione di un capro espiatorio [...]: ora si tratta di una vasta, profonda calcolata opera di repressione, a cui la parte più retriva della Magistratura si è dedicata con zelo [...] Ho speso circa quindici milioni in avvocati, per difendermi in processi assurdi e puramente politici.<ref name="polizia">CiatatoCitato in Wu Ming 1, ''[https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2015/10/29/pasolini-polizia-anniversario-morte La polizia contro Pasolini, Pasolini contro la polizia]'' ''Internazionale.it'', 29 ottobre 2017.</ref>
*Disarmare la [[polizia]] significa infatti creare le condizioni oggettive per un immediato cambiamento della psicologia del poliziotto. Un poliziotto disarmato è un altro poliziotto. Crollerebbe di colpo, in lui, il fondamento della ‘falsa idea di sé’sé' che il Potere gli ha dato, addestrandolo come un automa.<ref name="polizia"/>
*I pomeriggi che ho passato a giocare a [[Calcio (sport)|pallone]] sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo "Stukas": ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Allora, il [[Bologna Football Club 1909|Bologna]] era il Bologna più potente della sua storia: quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo), di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po' ripreso da Pascutti). Che domeniche allo stadio Comunale!<ref>Citato in Valerio Piccioni, ''Quando giocava Pasolini'', p. 26.</ref>
*Il [[Calcio (sport)|calcio]] è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro.<ref>Da ''Saggi sulla letteratura e sull'arte''; citato in [[Cesare Prandelli]], Giuseppe Calabrese, ''Il calcio fa bene'', Giunti, Firenze, 2012, [https://books.google.it/books?id=GpM7VLnrR9AC&pg=PA7#v=onepage&q&f=false p. 7]. ISBN 88-0977-801-6</ref>
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*Il monoteismo contadino dopo esser stato per tanto tempo modulo e strumento di potere viene buttato a mare dal potere industriale. Strano! Un modello di un "consumatore" non può piú essere un modello di dignità paterna! Il consumatore deve essere un uomo leggero, infantile, volubile, curioso, giocherellone, credulo. Il compratore è sostanzialmente una fanciulla. S'infrange il monoteismo col padre che dà, non prende; s'infrange con i suoi domini storici della piccola borghesia occidentale e rossa, lasciando il posto a un politeismo dei Beni donati da un Padre che non vuol farsi imitare?<ref>Da ''Che fare col «buon selvaggio»'', ''L'illustrazione italiana''; citato in Francesco Cataluccio, ''[http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/10/30/pier-paolo-pasolini-2/ Ripensando Pasolini]'', ''ilPost.it'', 30 ottobre 2015.</ref>
*Il [[Partito Comunista Italiano|Partito comunista]] è una specie di paese nel paese, una specie di paese pulito e morale in un paese sporco e profondamente immorale.<ref>Citato in Francesco Cataluccio, ''[http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/10/30/pier-paolo-pasolini-2/ Ripensando Pasolini]'', ''ilPost.it'', 30 ottobre 2015.</ref>
*Il senso di pace, di avventura che mi dà l’esserel'essere in questo albergo nell’internonell'interno di [[Isola d'Ischia|Ischia]], è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente.<ref>Citato in Paolo Conti, ''[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=599d6f9dc5251 Mare & amore a Ischia. Un mito da Boccaccio alle due amiche geniali]'', ''Corriere della Sera'', 23 agosto 2017, p. 10.</ref>
*Il [[successo]] non è niente. Il successo è l'altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo.<ref>Dall'intervista di Enzo Biagi nella puntata del 27 luglio 1971 (che non andò mai in onda) del programma televisivo ''Terza B, facciamo l'appello''.</ref>
*In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell'uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po' coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo invece l'enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l'ingranaggio delle necessità economiche l'incastra, lo fa suo, l'aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell'intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.<ref>Da ''Le belle bandiere. {{small|Dialoghi 1960–1965}}'', a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 137.</ref>
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*Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro. [...] Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.<ref>Citato in [[Enzo Siciliano]], ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/22/mio_corpo_nella_lotta_co_0_9210224747.shtml Il mio corpo nella lotta]'', '' Corriere della Sera'', 22 ottobre 1992.</ref>
*Io so questo: che i [[napoletani]] oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. La stessa cosa fanno nel deserto i Tuareg o nella savana i Beja (o lo fanno anche da secoli, gli zingari): è un rifiuto sorto dal cuore della collettività [...]; una negazione fatale contro cui non c'è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto.<ref>Citato in Giulio Sapelli, ''Modernizzazione senza sviluppo. {{small|Il capitalismo secondo Pasolini}}'', goWare, Firenze, 2015, [https://books.google.it/books?id=E69pCAAAQBAJ&pg=PT41#v=onepage&q&f=false p. 41]. ISBN 88-6797-336-1</ref>
*I ragazzi di [[Lotta continua]] sono degli estremisti, d’accordod'accordo, magari fanatici e protervamente rozzi dal punto di vista culturale, ma tirano la corda e mi pare che, proprio per questo, meritino di essere appoggiati. Bisogna volere il troppo per ottenere il poco.<ref name="polizia"/>
*L'interesse per il cristianesimo è nato dopo la guerra, sotto l'incubo quotidiano della morte, a contatto con il mondo contadino di Casarsa. Attraverso l'estetismo ho riscoperto la religione.<ref>Dall'intervista a [[Dacia Maraini]], ''I ricordi come i sogni'', ''Vogue Italia'', maggio 1971; citato in ''Povera Italia. {{small|Interviste e interventi, 1949-1975}}'', a cura di Angela Molteni, Kaos, Milano, 2013. Citato anche in Francesco Cataluccio, ''[http://www.ilpost.it/francescocataluccio/2015/10/30/pier-paolo-pasolini-2/ Ripensando Pasolini]'', ''ilPost.it'', 30 ottobre 2015.</ref>
*L'Italia – al di fuori naturalmente dei tradizionali comunisti – è nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato, un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L'Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. [...] Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione.<ref>Da ''Abiura dalla ''Trilogia della vita, ''Corriere della Sera'', 9 novembre 1975; citato in ''Trilogia della vita. {{small|Le sceneggiature originali de ''Il Decameron'', ''I racconti di Canterbury'', ''Il Fiore delle Mille e una notte''}}'', Garzanti, Milano, 1995, p. 773.</ref>
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*Lo [[Yemen]], architettonicamente, è il paese più bello del mondo. [[Sana'a]], la capitale, una Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell'incompatibile disegno... è uno dei miei sogni.<ref>Da ''Corpi e luoghi''.</ref>
*Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù...<ref>Da ''Dialoghi con Pasolini'', ''Vie Nuove'', n. 42, 28 ottobre 1961.</ref>
*Nel ’44'44-’45'45 e nel ’68'68, sia pure parzialmente, il popolo italiano ha saputo cosa vuol dire – magari solo a livello pragmatico – cosa siano autogestione e decentramento, e ha vissuto, con violenza, una pretesa, sia pure indefinita, di democrazia reale. La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratiche-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’èc'è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.<ref>Dalla rubrica ''Il Caos'', ''Lettera al Presidente del Consiglio'', in ''Tempo'' (rivista), anno XXX, numeron. 39, del 21 settembre 1968; ciatatocitato in Wu Ming 1, ''[https://www.internazionale.it/reportage/wu-ming-1/2015/10/29/pasolini-polizia-anniversario-morte La polizia contro Pasolini, Pasolini contro la polizia]'' ''Internazionale.it'', 29 ottobre 2017.</ref>
*Nel [[teatro]] la [[parola]] è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c'è niente di più bello.<ref>Da ''Affabulazione'', Einaudi, Torino, 1992.</ref>
*Non ha importanza dove si è nati, quando come e dove si sono avuti i primi approcci con il calcio, per diventare un appassionato, un [[tifo sportivo|tifoso]]. Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita. Io abitavo a Bologna. Soffrivo allora per questa squadra del cuore, soffro atrocemente anche adesso, sempre.<ref>Citato in Valerio Piccioni, ''Quando giocava Pasolini''.</ref>