Albert Camus: differenze tra le versioni

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*Il rumore del treno, il cicaleccio puerile che lo circondava nello scompartimento stipato, tutto ciò che rideva e cantava intorno a lui ritmava e accompagnava una specie di danza interiore che lo portò per ore, immobile, ai confini del mondo e finalmente lo scaricò, giubilante e interdetto in una [[Genova]] assordante, che scoppiava di salute davanti al suo golfo e al suo cielo in cui fino a sera lottavano il desiderio e la pigrizia. [...] Si smarrì poi nelle strade strette e piene di odori della città vecchia, lasciò che i colori urlassero per lui, che il cielo si consumasse sopra alle case sotto il suo peso di sole e che i gatti si riposassero per lui nell'immondizia e nell'afa. Andò sulla strada che domina Genova e lasciò salire verso di lui, in una lunga lievitazione, tutto il mare carico di profumi e di luci. Chiudendo gli occhi stringeva la pietra calda su cui stava seduto e poi li riapriva su questa città in cui l'eccesso di vita urlava in un esaltante cattivo gusto.<ref>Da ''La morte felice'', traduzione di Jean Sarocchi, Rizzoli, Milano, 1971, p. 77</ref>
*Il senso d'impotenza e di solitudine del condannato incatenato, di fronte alla coalizione pubblica che vuole la sua morte, è già di per sé una punizione inconcepibile. [...] Generalmente l'uomo è distrutto dall'attesa della [[pena di morte|pena capitale]] molto tempo prima di morire. Gli si infliggono così due morti, e la prima è peggiore dell'altra, mentre egli ha ucciso una volta sola. Paragonata a questo supplizio, la legge del taglione appare ancora come una legge di civiltà. Non ha mai preteso che si dovessero cavare entrambi gli occhi a chi aveva reso cieco di un occhio il proprio fratello.<ref name=riflessioni-morte>Da ''Riflessioni sulla pena di morte''</ref>
*In verità, è un [[paradossi dai libri|paradosso]] tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi: paradosso epistemologico d'una scienza certa nei fatti, ma comunque insufficiente: sufficiente nelle sue teorie, ma comunque incerta, ovvero paradosso psicologico di un io percettibile nelle sue parti, ma inaccessibile nella sua profonda unità.<ref name=metafisica/>
*Invece di uccidere e morire per diventare quello che non siamo, dovremo vivere e lasciare vivere per creare quello che realmente siamo.<ref>Da ''Riflessioni sulla pena capitale'', 1957</ref>
*La grandezza dell'uomo è nella decisione di essere più forte della sua condizione.<ref>Citato in Ilaria Urbani, ''La buona novella'', Guida, Napoli, 2013, [https://books.google.it/books?id=HYFZwy3zy-UC&pg=PA93 p. 93]. ISBN 978-88-6666-204-4</ref>