Menghistu Hailè Mariàm: differenze tra le versioni

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*Sono solo un militare, ho fatto quello che ho fatto solo perché bisognava salvare il mio paese da tribalismo e feudalismo. Se ho fallito è solo perché mi hanno tradito. Il cosidetto genocidio è stato solo una giusta guerra in difesa della rivoluzione, di un sistema del quale hanno beneficato tutti.<ref name="Orizio"/>
*Ero sopravvissuto a nove tentativi di assassinarmi. Il paese era nel caos. Una classe sociale, quella lagata al passato, quella dei privilegiati, attaccava i lavoratori, che volevano progresso. Milioni di persone venivano nella capitale e chiedevano: 'O ci difendete o ci date le armi per diffenderci da soli'. Era una battaglia. Io non ho fatto altro che combatterla.<ref name="Orizio"/>
*Bussai alla porta degli americani, dicendo: 'Sono dalla vostra parte, tra i nostri due paesi c'è sempre stata amicizia, l'Etiopia ha perfino inviato truppe per combattere al vostro fianco nella guerra di Corea. Ora aiutateci a ricostruire e a svilupparci'. Loro mi risposero che erano troppo impegnati con il Vietnam e non erano interessati all'Africa dal punto di vista strategico. Bussai alla porta della Cina, e la risposta fu no. Allora andai a Mosca. C'era [[Leonid Il'ič Brežnev|Leonid Brežnev]], mi ricordo ancora benissimo quando mi abbracciò la prima volta al Cremlino. [...] Gli spiegai la situazione e lui mi rispose: 'Colonello, eccetto la bomba atomica, il mio paese è pronto a darle tutto ciò di cui crede di aver bisogno'. E così fu. L'Urss ci aiutò con i fatti e non solo con le parole. Da quel momento Brežnev divenne per me come un padre. Ci siamo visti altre dodici volte, sempre in Unione Sovietica. Ogni volta, prima di parlare dei nostri problemi, gli dicevo: 'Compagno Leonid, io sono tuo figlio, ti devo tutto'. E davvero sentivo che Brežnev era come un padre.<ref name="Orizio"/>
*{{NDR|Su [[Michail Gorbačëv]]}} Sembrava una persona perbene, onesto, devoto alla causa socialista. Mi dimostrava amicizia e calore. Poi, una volta salito al potere, nel 1985, iniziò a parlare di ''perestrojka'' e di ''glasnost''. A un certo punto io lo chiamai da Addis Abeba per fissare un appuntamento. Avevo bisogno di capire cosa stava succedendo. Andai a Mosca per domandargli cosa significavano quei due slogan. Slogan che io non capivo e che, secondo me, neppure il popolo sovietico capiva. Gli dissi: 'Compagno Gorbaciov, parliamoci chiaro. Se ci sono dei cambiamenti in linea, diccelo, così possiamo anche noi rettificare il cammino. La vostra forza è la nostra forza, la vostra debolezza è la nostra debolezza.<ref name="Orizio"/>
*{{NDR|Su [[Michail Gorbačëv]]}} Altro che premio Nobel per la pace: armava i miei nemici e a parole mi blandiva. Smisi di telefonargli. Avevo capito che mentiva. Erano giorni molto difficili: noi non sapevamo più chi era l'amico e chi il nemico.<ref name="Orizio"/>