Albert Sánchez Piñol: differenze tra le versioni

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'''Albert Sánchez Piñol''' (1965 - vivente), scrittore e antropologo spagnolo.
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'''Albert Sánchez Piñol''' (1965 - vivente), scrittore e antropologo spagnolo.
 
==''Pagliacci e mostri''==
*La struttura fisica d'[[Idi Amin Dada|Idi Amin]] era impressionante: dotato di una stazza proporzionale alla sua altezza d'un metro e novanta, per nove anni consecutivi detiene il titolo di pugilato dell'[[Uganda]] nella categoria dei pesi massimi. Tre solchi verticali gli ornavano la fronte. Quando era in preda di uno dei suoi abituali attacchi di rabbia, le cicatrici gli si gonfiavano fino a diventare d'un rosso intenso rendendo ancora più truce il suo aspetto. (p. 15)
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*Obote divenne lo sponsor politico di Idi Amin. La sua carriera militare fu quindi fulminea mentre faceva il lavoro sporco, vale a dire terrorizzare o liquidare i nemici del presidente.</br>Sembra per ora inconfutabile che Obote abbia commesso un errore classico. Quando ti avvali di un cane per eliminare i lupi, il cane alla fine, dopo aver fatto fuori tanti lupi, diventa peggio di tutto il branco. (p. 17)
*{{NDR|Riguardo [[Jean-Bedel Bokassa]]:}} Se lo si accusa di essere stato un dittatore, la mente corre subito a Chaplin; se lo si ritiene un pazzo, il suo delirio napoleonico è stato troppo perfetto: di tutti i pazzi che si sono creduti l'imperatore dei francesi, lui è stato l'unico che sia riuscito a incoronarsi imperatore dei centro africani. Comunque lo si voglia giudicare, Bokassa va talmente là di ogni accusa che il tribunale della Storia, prima di pronunciare la propria sentenza, si porrà la domanda: ma è davvero esistito Jean Bedel Bokassa? (p. 37)
*Bokassa aveva un particolare riguardo nei confronti dell'altro sesso. Le pattuglie militari facevano chiudere locali sospetti di dare copertura alla prostituzione. Una volta, ad esempio, decise che il miglior modo per onorare la Festa della Mamma era quello di liberare tutte le detenute. E lo fece. Ma non basta. Gruppi femministi di pressione, che avevano un certo peso nella Repubblica Centrafricana, lo escortaronoesortarono a porre termine alla discriminazione nei confronti delle donne. Poco dopo Bokassa firmò un decreto che minava alle basi il maschilismo nazionale: si vietava la poligamia. [...] Sfortunatamente non su può affermare che Bokassa fosse del tutto coerente con lo spirito delle leggi che lui stesso aveva promulgato: ebbe più di settanta mogli. (p. 40)
*La [[Repubblica Centrafricana]] era uno stato povero. Benché nel sottosuolo vi fossero alcuni giacimenti di minerali assai preziosi, la stragrande maggioranza della popolazione non viveva certo grazie a queste risorse. La posizione geografica non incoraggiacaincoraggiava gli interscambi; Bangui si trovava lontano dalle rotte commerciali con l'aggravante che nemmeno i paesi vicini disponevano di buone vie di comunicazione. Il peggio era però l'ossatura politica. La sovranità statale era una congettura. Parigi esercitava una tutela non esplicita, lì e in altri paesi dell'area. (p. 47)
*Bokassa aveva la rara capacità di saper mesolaremescolare comicità e tragedia. Credeva davvero che il trattamento riservatogli fosse ingiusto. Scrisse al Papa. Nessuna risposta. Scrisse al Segretario Generale dell Nazioni Unite. Nessuna risposta. Scrisse ad Amnesty International! Lui, che a suo tempo era stato uno dei governanti più denunciati dall'organizzazione a tutela dei diritti umani, ne chiedeva ora la protezione. Dimenticava che non c'era motivo per difenderlo. Il castello di sua proprietà, dove abitava, era un autentico palazzo che contrastava con i penitenziari che aveva creato in Centrafrica. (p. 56)
*L'Africa nera è fortemente condizionata da tutto quello che accade nella [[Repubblica Democratica del Congo]], l'ex Zaire. Uno stato immenso, settantatré volte più grande della Catalogna, ricco di rame, cobalto, diamanti, uranio e altre risorse strategiche. Una voce lucida sosteneva che «chi controlla lo Zaire, controlla l'Africa». Un'altra più lugubre sosteneva che «L'Africa ha la forma d una pistola e lo Zaire è il grilletto». Sarebbe dunque nefasto se un bandito qualunque arrivasse a controllare questa pistola geopolitica.</br>[[Mobutu Sese Seko]] non fu un ladro qualsiasi: è assai probabile che si sia trattato del peggior cleptomane a memoria d'uomo. La sua rapacità era del tutto priva di misura. Godendo di assoluta impunità, rubò tanto e tanto a lungo che il suo regno corsaro sembra frutto di una mente allucinata. (p. 77)
*La biografia di Joseph-Désiré Mobutu non è affatto degna di nota. Formatosi in una scuola cattolica, ben presto si arruolò nell'esercito coloniale. Diversamente da altri dittatori però, essendo destinato a una sezione di economato, non combatté mai. Qui sta il punto chiave della parabola vitale del giovane sergente. La scienza delle finanze dovrebbe dedicare approfondite ricerche a questo oscuro ufficio dell'amministrazione militare. Non sappiamo quali concrete lezioni abbia applicato Mobutu, doveva trattarsi di pura magia, fatto sta che nel decennio successivo egli era già diventato l'uomo più ricco del continente Africano. (p. 78)
*Alle masse si presentò come il patriota che restaura l'ordine. Curioso patriottismo il suo, in veritaverità: un militare che, per debellare l'opposizione armata, non esita a far ricorso a mercenari stranieri.</br>Mobutu però non diede mai di sé l'immagine del tipico macellaio africano. A livello planetario, il suo berretto in pelliccia di leopardo, gli occhiali scuri e il bastone d'avorio, gli conferivano quell'aura un po' paternalistica e un po' pittoresca. La sua immagine, veneranda. I suoi modi, affabili. Il suo gusto per i vini francesi, eccellente. Quasi tutti i governi erano disposti a perdonargli che si proclamasse il Messia, il Redentore o il Timoniere. A ben guardare, non doveva essere per niente facile governare un paese immenso come lo Zaire. (pp. 78-79)
*[[Mobutu Sese Seko|Mobutu]] si rese conto che non faceva un bel vedere uccidere gli oppositori. Così, ogni volta che poteva, preferiva comprarli. In termini generali il suo messaggio era: io e lei possiamo trovare un accordo, di sicuro abbiamo lo stesso vizio. (p. 79)
*[...] secondo le stime più ottimistiche, [[Mobutu Sese Seko|Mobutu]] aveva accumulato alla fine della sua vita una fortuna pari a 4 miliardi di dollari distribuita in tutto il mondo. In questo periodo il debito estero dello Zaire ammontava a 5 miliardi di dollari. A proposito, il motto ufficiale del partito era: «Servire gli altri, non servirsi». (p. 83)
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==Bibliografia==
*Albert Sánchez Piñol, ''Pagliacci e mostri'' (or. ''Pallassos i monstres''), Curatore:traduzione di Patrizio Rigobon, Scheiwiller, 2009.
 
==Altri progetti==
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