Il Mereghetti: differenze tra le versioni

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*L'ottavo lungometraggio di [[Hayao Miyazaki|Miyazaki]] (unico sceneggiatore) è il suo risultato finora più alto, anche se i temi che lo percorrono (l'infanzia come sogno di cui ritardare la fine, l'armonia animista delle cose, il pittoricismo delle immagini) sono già tutti nei suoi lavori precedenti. Le invenzioni visionarie e poetiche sono incessanti e sempre felici, tra memorie di ''Alice nel paese delle meraviglie'', iconografia shintoista, teatro kabuki e surrealismo. E si fondono per creare un universo sorprendente e a tratti cupissimo, che disattende le leggi della logica e della fisica, e dove non è possibile discernere tra buoni e cattivi. I personaggi si stagliano nella memoria in sequenze di grande durezza (l'iniziale mutazione dei genitori), di delicata poesia (il memorabile viaggio in treno sulla ferrovia sommersa), di indefinibile suspense (l'arrivo notturno del traghetto da cui fuoriescono silenti gli ospiti della «colonia»). Ottima colonna sonora di Joe Hisaishi. (''[[La città incantata]]''; 2003, p. 495)
*La sceneggiatura di [[Bill Marsilii|Bill Marsili]] e [[Terry Rossio]] gioca con i soliti paradossi temporali, sorvolando sulla plausibilità dell'elemento fantascientifico e tentando fin che può di arginare facilonerie e incongruenze. Il gioco regge mezz'ora, poi svacca inesorabile nell'''action movie'' bombarolo con storia d'amore e ''happy ending'' di rito. In realtà, [[Tony Scott|Scott]] vorrebbe rappresentare paure contemporanee: e se avalla ambiguamente (come già nel suo precedente ''[[Nemico pubblico (film 1998)|Nemico pubblico]]'') una tecnologia che viola la privacy a fin di bene, azzecca però un paio di sequenze tecnicamente complesse (come l'inseguimento in auto tra passato e presente) e l'ambientazione nella [[Louisiana]] in ricostruzione dopo l'uragano [[Uragano Katrina|Katrina]]. (''[[Déjà vu - Corsa contro il tempo]]''; 2010, p. 905)
*Gioco tra gatto e topo con molti capovolgimenti, che sfrutta al meglio l'ambientazione claustrofobica. Tocchi d'ironia, massicce dosi d'azione, effetti visivi strabilianti, una suspense ininterrotta e Bruce Willis che azzecca una delle sue parti migliori: che cosa si può volere di più? (''[[Trappola di cristallo|Die Hard - Trappola di cristallo]]''; 2003, p. 666)
*Un affresco composito di un mondo senza più nessun punto di riferimento [...]. Ben presto divenne un cult movie anche all'estero, diffondendo l'uso di neologismi come «paparazzo». (''[[La dolce vita]]''; 2010, p. 990)
*Esordio nella regia del premio Oscar per gli effetti speciali di ''[[2001: Odissea nello spazio|2001]]'', che risponde al pessimismo di [[Stanley Kubrick|Kubrick]] con una dichiarazione di ottimismo ecologico. Uno dei pochi film (con il molto posteriore ''[[Alien]]'') dove il peso degli effetti speciali non soffoca la dimensione umana del racconto. Anzi, [[Douglas Trumbull|Trumbull]] arriva a «umanizzare» i simpatici robot che aiutano [[Bruce Dern|Dern]] (bravissimo) nella sua opera. Poetico e affascinante. (''[[2002, la seconda odissea]]''; 2003, p. 749)