Gustave Flaubert: differenze tra le versioni

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*Ama l'[[arte]]. Fra tutte le menzogne è ancora la meno menzognera. (da ''Lettere a Louise Colet'', a cura di M. T. Giaveri, Feltrinelli Editore, 1984)
*Ci sono, infatti, due categorie di [[poeta|poeti]]. I più grandi, i rari, i veri maestri, compendiano in sé l'umanità; senza preoccuparsi di sé o delle proprie passioni, annullando la loro personalità per assorbirsi in quella degli altri, essi riproducono l'Universo, il quale si riflette nelle loro opere scintillante, vario, molteplice, come un cielo specchiantesi tutt'intero nel mare, con tutte le sue stelle e tutto il suo azzurro. Ce ne sono altri a cui basta gridare per essere armoniosi, piangere per commuovere, parlare di sé per durare eterni. Forse, facendo altrimenti, non si sarebbero potuti spingere più lontano, ma, in mancanza dell'ampiezza, hanno l'ardore e l'estro, tanto che se fossero nati con un altro temperamento, non avrebbero forse avuto nessun genio. (da ''Lettere'', pag. 45)
*{{NDR|Sulla [[democrazia]]}} Demostupidità.
:Democrasserie.<ref>Citato in Beniamino Placido, ''Lingue di pappagallo'', in ''Nautilus'', a cura di Franco Marcoaldi, Editori Laterza, Roma-Bari, 2010, p. 164.</ref>
*Ho lasciato un'altra volta questo povero Mediterraneo! Gli ho detto addio con uno strano stringimento al cuore. La mattina in cui dovevamo partire da Genova, sono uscito alle 6 dall'hotel se andassi a spasso. Ho preso una barca e sono andato fino all'entrata della rada per vedere ancora una volta quei flutti blu che amo tanto. Il mare era forte. Mi lasciavo cullare nella scialuppa pensando a te e rimpiangendoti. Poi quando ho sentito che poteva venirmi il mal di mare sono tornato a terra e ce ne siamo andati. Ne sono stato così triste per tre giorni che ho creduto più volte che ne sarei crepato. È letterale. Qualsiasi sforzo facessi non potevo dischiudere i denti.<ref name=operadoppio27>Da una lettera ad Alfred Le Poittevin del 13 maggio 1845, in ''L'opera e il suo doppio'', p. 27</ref>
*Ho visto i campi di battaglia di Marengo, di Novi, di Vercelli, ma ero in una disposizione così penosa che tutto questo mi ha ben poco toccato. Pensavo sempre a quei soffitti dei [[Palazzi dei Rolli|palazzi di Genova]] sotto i quali si fotteva con tanto orgoglio.<ref name=operadoppio27/>