Eugenio Scalfari: differenze tra le versioni

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K.Weise (discussione | contributi)
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*La rivoluzione non si compie mai coi giorni dorati del vino e delle rose, ma attraverso un lungo cammino per anni oscuri, confusi, fangosi e talvolta sanguinosi. Chi si trova a viverla come protagonista, come vittima o più semplicemente come spettatore difficilmente può avere la consapevolezza del moto e il senso della corrente. Al massimo può accorgersi che le acque stagne della palude si sono trasformate in impetuosi e freschi torrenti sotto la cui spinta i vecchi argini pericolano.<ref>Da ''L'autunno della Repubblica. La mappa del potere in Italia'', p. 209.</ref>
*L'eccellente [[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] viaggia verso un progetto di televisione europea. Qui da noi ha già in mano tutti i network privati che contano, in numero di ben tre; ha messo radici a Parigi e sta per metterle anche a Madrid. In tutti e tre i paesi i suoi "patron" sono socialisti, ma Berlusconi socialista non è: è un uomo d'affari; si allea con chi lo appoggia; tutt' al più ne diventa socio, sempre pronto a cambiar società se il vento cambiasse direzione. Così fan tutti, è normale. L'espediente di far oscurare gli schermi berlusconiani da qualche pretore intransigente, largamente appoggiato dal partito Rai, è logoro. Non è quello il problema. Il problema riguarda invece due punti-chiave: la concentrazione dei network in una sola mano e l'affollamento pubblicitario nelle trasmissioni.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/02/02/carniti-berlusconi-gemina-tre-esempi.html Carniti, Berlusconi, Gemina, tre esempi]'', ''la Repubblica'', 2 febbraio 1986.</ref>
* Lui {{ndr|Papa Francesco}} non è più il Vicario di Cristo in terra, ma il Vicario di Dio perché Cristo non è che l'amore di Dio, non un Dio diverso che s'incarnò, visse 33 anni [...] e fu crocifisso.<ref>Eugenio Scalfari, ''Papa Francesco . Il pontefice Pastore e Profeta che vuole incontrare la modernità.'', "[[La Repubblica]]", 1 luglio 2015, pp. 48-49.</ref>
*Mi resta ancora da esaminare i tre quesiti proposti ai tavoli delle firme da [[Beppe Grillo]]. Molti che hanno firmato distinguono infatti la firma di quei quesiti dall'adesione al "grillismo". La distinzione è assolutamente legittima: si può firmare anche valutando il movimento dei "Vaffa" per ciò che è. Ma esaminiamoli nella sostanza quei tre quesiti. Il primo stabilisce che tutti i cittadini che concorrono a cariche elettive debbano essere scelti attraverso elezioni primarie preliminari. Questo principio mi sembra meritevole di essere accolto. Il Partito democratico, tanto per dire, ha deciso di farlo proprio. Tutto sta a come saranno organizzate queste primarie. Grillo per esempio ha definito una "mascalzonata" l'esclusione di Pannella e di Di Pietro dalle candidature per la leadership del Pd, ignorando che entrambi fanno parte di altri partiti e anzi li guidano e non hanno accettato di abbandonarli all'atto della candidatura. Come se un nostro condomino, invocando questa qualifica, pretendesse di decidere assieme a noi e ai nostri figli questioni strettamente familiari. Dov'è la logica? Il secondo quesito vieta ai membri del Parlamento di farne parte per più di due legislature. Questo divieto è una pura sciocchezza. Ci obbligherebbe a rinunciare ad esperienze talvolta preziose. Forse anche a molti vizi acquisiti durante l'esercizio del mandato. Ma quei vizi non possono essere presupposti e affidati all'automatismo di una norma. Spetta agli elettori discernere tra vizi e virtù e decidere del loro voto. Per di più una norma automatica del genere sarebbe incostituzionale perché priverebbe l'elettore di una sua essenziale facoltà che è quella di poter votare per chi gli pare. Che cosa sarebbe successo per esempio se nei primi anni Cinquanta fosse stato impedito agli elettori democristiani di votare una terza volta per De Gasperi, a quelli comunisti per Togliatti, ai socialisti per Nenni e ai repubblicani per Pacciardi o La Malfa? Il terzo quesito – impedire ai condannati fin dal primo grado di giurisdizione di far parte del Parlamento – sembra a prima vista ineccepibile. Per tutti i reati? E fin dal primo grado di giurisdizione? La presunzione d'innocenza è un principio sancito dalla nostra Costituzione; per modificarlo ci vuole una legge costituzionale, non basta una legge ordinaria. I reati d'opinione andrebbero sanzionati come gli altri? Quando Gramsci, Pertini, Saragat, Pajetta, furono arrestati io credo che gli elettori di quei partiti li avrebbero votati e mandati in Parlamento se un Parlamento elettivo fosse ancora esistito e se quei partiti non fossero stati sciolti d'imperio. Personalmente ho fatto un'esperienza in qualche modo consimile: entrai alla Camera dei deputati nel 1968 sull'onda dello scandalo Sifar-De Lorenzo nonostante o proprio perché ero stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma. Lo ricordo perché è un piccolissimo esempio di una proposta aberrante.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/09/12/invasione-barbarica-del-comico-grillo.html?ref=search L'invasione barbarica del comico Grillo]'', ''la Repubblica'', 12 settembre 2007.</ref>
*Mussolini e il fascismo volevano costruire un uomo nuovo, ispirato dai valori della forza, dai doveri verso lo Stato, dalla cultura della guerra e della conquista, dagli ideali dell'imperialismo, dal mito della Roma imperiale. La maggior cura la dedicarono all'educazione della gioventù a questi valori e a questa mitologia. I successi che ottennero si rivelarono effimeri non appena si scontrarono con la durezza della realtà. Il berlusconismo ha invece avuto come obiettivo la decostruzione del rapporto tra l'individuo e la collettività, la decostruzione delle ideologie, l'esaltazione della felicità immediata nell'immediato presente, l'antipolitica, il pragmatismo come solo fondamento delle decisioni individuali, il trasformismo come pratica quotidiana. La corruttela pubblica come peccato veniale. <ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/22/la-nuova-destra-che-forse-non-nascera.html?ref=search La nuova destra che forse non nascerà]'', ''la Repubblica'', 22 marzo 2009.</ref>