Torneo di Wimbledon: differenze tra le versioni

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*Wimbledon è un evento speciale per molte ragioni. È il più antico, il più prestigioso ed anche l'unico che si gioca sull'erba, la superficie sulla quale il tennis è nato ma sulla quale si giocano ormai pochi tornei al punto che, se non ci fosse Wimbledon, l'erba sarebbe stata dimenticata o cancellata. A Wimbledon si deve la difesa di alcuni valori tradizionali conservati malgrado qualche inevitabile concessione alle esigenze di uno sport inevitabilmente professionistico. ([[Rino Tommasi]])
*Wimbledon era il tempio, dove ancora si distingueva tra gentiluomini e giocatori. ([[Emanuela Audisio]])
 
===[[Alessandro Baricco]]===
*Ovunque ci sia un ragazzino che palleggia contro un muro, ovunque ci siano mammine che mugolano da fondocampo e prepensionati che tentano di ammazzare i loro simili attirandoli a rete con smorzate di inusitata perfidia – ovunque ci sia nel mondo qualcuno che fa titic e titoc con una racchetta in mano, è a Wimbledon che il suo faticare assume un senso, i suoi errori incontrano una redenzione, e le sue miserie scolorano nella gloria. Non sto esagerando, le cose stanno proprio così. Giuro che se Dio giocasse sarebbe socio lì, e non avrebbe neanche l'armadietto migliore.
*Se è vero che tutti gli sport sono una metafora della vita, non è da escludere che la vita sia una metafora del tennis.
*Tutto l'ordine convocato tra quelle mura, e distillato dai mille gesti esatti di ogni lavorante, arriva in purezza nei gesti ultimi di quei sacerdoti che, in bianco, ne raccolgono l'essenza e ricuciono col loro palleggio l'ultimo lembo di caos: la palla fila via veloce, entro le linee comandate, secondo rimbalzi prestabiliti, con suoni rotondi e conclusi – il mondo è salvo, il caos domato, ogni dubbio svanito. Tuttavia uno poi stecca, l'altro tira lungo di una spanna, questo fa una palla corta troppo corta, quello non si piega abbastanza sulle gambe, molti scuotono la testa, alcuni smadonnano – tutto il tennis del mondo finisce sempre in un errore, è inevitabile. Lo scopo stesso del gioco, è un errore: gratuito o forzato, idiota o sublime, ma sempre un errore.
 
===[[Gianni Clerici]]===
* Il torneo che tutti i giovani tennisti sognano di vincere, ma che per un inglese è qualcosa più di un sogno.
* Questa isola, tanto lontana e dissimile dalla nostra piccola Europa, detiene un curioso primato. Wimbledon è infatti, senza dubbio alcuno, la capitale mondiale del tennis. Masse di fedeli vi accorrono, in devoti atteggiamenti. E tuttavia, fin da lontano 1936, dall'addio di [[Fred Perry]], il Papa non appartiene alla stirpe dei padri fondatori.
* Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere [[Rafael Nadal|Nadal]] piuttosto che [[Roger Federer|Federer]]. Wimbledon è il Vaticano del [[tennis]]. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro.
 
===[[Goran Ivanišević]]===
* È grandioso toccare il trofeo. Se non dovessi vincere più una partita non mi importa. Qualsiasi cosa farò nella mia vita, ovunque andrò, sarò sempre un campione di Wimbledon.
* Ogni minuto di quelle due settimane è indimenticabile. Volevo toccare quella coppa perché ho sempre pensato di meritarmela. L' anno in cui ero favorito persi, nel 2001 arrivai a Londra quasi da turista e fu un trionfo. Quando mi chiamarono per ritirare il trofeo mi davo i pizzicotti, temevo ci fosse un clamoroso errore... Quarta finale, quattro match-point: c'era qualcosa di magico nell'aria quel giorno.
* Sulla terra forse il tennis si gusta di più, ma se permettete a me non interessa, io vado in campo per vincere e non per piacere agli spettatori. Quando gioco un'esibizione scherzo, ma è a Wimbledon che stiamo giocando. Devo divertirmi io, non gli spettatori.
 
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