Guerra in Iraq: differenze tra le versioni

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*Era evidente che la guerra in Iraq aveva altri scopi. Destituire quella personcina garbata che si chiama Saddam, spezzare i legami tra il regime di Baghdad e i palestinesi, creare nel cuore del Medio Oriente una possibile democrazia, come elemento scardinante di un pezzo di mondo dominato dall'integralismo. La questione dirimente, su cui non si possono fare analisi a tavolino, è l'esportabilità della democrazia. L'arrivo degli yankees, con il determinante corredo di aiuti economici, aveva saputo riportare libertà e civiltà in Germania, in Italia e in Giappone, le tre nazioni sconfitte nella seconda guerra mondiale. Ma un modello di cambiamento accaduto in passato non è garanzia di successo in altro tempo e altro luogo. Troppo diverse le condizioni di partenza, troppo lontane le mentalità. Certo, gli iracheni non ci hanno accolto con i fiori. Ma davvero qualcuno pensava di rivedere a Baghdad le stesse scene delle ragazze italiane che lanciavano fiori ai soldati americani nel 1944-45? E poi, quante fazioni ci sono dentro l'Iraq? Quante etnie, quante consorterie, quanti interessi? L'errore, che è tragico oltre che ridicolo, è l'illusione di riuscire a imporre, con l'azione delle armi, una logica democratica, a cui il civilissimo Occidente è arrivato dopo secoli di storia complessa. Tra un mese dieci nuovi paesi entreranno nell'UE. Ci sono arrivati non per interventi esterni, ma perché ha agito l'esigenza della libertà. Dall'interno. ([[Mina (cantante)|Mina]])
*Il primo effetto collaterale della democrazia in Iraq è la comparsa di migliaia di prostitute sulle strade polverose di Bagdad. Non sono arrivate coi carri armati americani. Lavoravano già al tempo di Saddam, però di meno e di nascosto, perché in un afflato di moralizzazione (altrui) il tiranno aveva preso l'abitudine di farle accoppare in pubblico con un colpo di scimitarra. Adesso si aggirano senza paura, mostrando abiti sgargianti e centimetri di carne al sole. Qualcuno dubita che si tratti di una grande conquista democratica. Lo pensano anche gli iracheni che non hanno soldi per pagarle: la democrazia, senza denaro, può diventare un affronto [...]. ([[Massimo Gramellini]])
*In [[Iraq]] c'è da notare che la strage di Falluja è rimasta impunita, ma dai documenti emersi sappiamo bene come è stata esportata la democrazia in quei luoghi, in quella città! Il Governo italiano, pur essendo in missione di pace in quei luoghi, non ha mai condannato quelle barbarie, ovvero l'uso di armi chimiche da parte di chi denunciava di volerle eliminare {{NDR|gli Americaniamericani}}, da parte di chi sosteneva che quelle armi fossero in possesso del nemico, da parte di chi ha scatenato una guerra ben sapendo, come poi emerso, che non c'erano! E l'Italia si è resa complice, con la missione in Iraq, di questi crimini di guerra, appoggiando l'occupazione dell'Iraq con le proprie truppe. E anche questa volta, il vero scopo qual era? Le fonti energetiche, il [[petrolio]]! ([[Paolo Bernini]])
*L'operazione Iraq è motivata con il proposito di punire uno Stato canaglia. Ma con quale decorrenza [[Saddam Hussein]] è tra le canaglie? Fino alla sua provocatoria operazione del Kuwait il personaggio, che era sempre lo stesso, ha stoltamente ricevuto l'appoggio e il sostegno di molti Paesi oggi schierati in battaglia. ([[Giulio Andreotti]])
*Le dichiarazioni che le forze americane sarebbero in Iraq per esportare la democrazia, non sono altro che balle. ([[Flea]])
*Non amo il cinismo che si cela dietro la guerra in Iraq: quello che chiamiamo democrazia in realtà non è altro che petrolio. Secondo Bush Saddam era il male assoluto. Tolto di mezzo Saddam, tutto sarebbe dovuto andare per il meglio. E invece la situazione è soltanto peggiorata. Bisogna avere le idee ben poco chiare per pensare che con le bombe si possa costruire una democrazia. ([[Marjane Satrapi]])