Francesco De Sanctis: differenze tra le versioni

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*In Italia prevalse la rettorica, la cui prima regola è l'orrore del particolare e la vaga generalità. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XIV|cap. XIV]])
*Quando un male diviene così sparso dappertutto e così ordinario che se ne ride, è cancrena e non ha rimedio. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XV|cap. XV]])
*La [[parola]] è potentissima quando viene dall'anima e mette in moto tutte le facoltà dell'anima ne' suoi lettori, ma, quando il di dentro è vuoto e la parola non esprime che se stessa, riesce insipida e noiosa. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XVII|cap. XVII]])
*La [[critica]], priva di un mondo serio, in cui si possa incorporare, si svapora in sentenze, esortazioni, sermoni, prediche, declamazioni e generalità rettoriche, tanto più biliosa, quanto meno artistica. Così apparisce nelle [[Salvator Rosa#Satire|''Satire'' di Salvator Rosa]], che pure sono salvate dall'obblio per la maschia energia di un'anima sincera e piena di vita, che incalora la sua immaginazione e gli fa trovare novità di espressioni e di forme pittoriche felicemente condensate. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XVII|cap. XVII]])
*La [[parola]] è potentissima quando viene dall'anima e mette in moto tutte le facoltà dell'anima ne' suoi lettori, ma, quando il di dentro è vuoto e la parola non esprime che se stessa, riesce insipida e noiosa. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XVII|cap. XVII]])
*E inchiniamoci prima innanzi a [[Giordano Bruno]]. Cominciò poeta, fu grande ammiratore del [[Luigi Tansillo|Tansillo]]. Aveva molta immaginazione e molto spirito, due qualità che bastavano allora alla fabbrica di tanti poeti e letterati; né altre ne avea il Tansillo, e più tardi il Marino e gli altri lirici del Seicento. Ma Bruno avea facoltà più poderose, che trovarono alimento ne' suoi studi filosofici. Avea la visione intellettiva, o, come dicono, l'intuito, facoltà che può esser negata solo da quelli che ne son senza, e avea sviluppatissima la facoltà sintetica, cioè quel guardar le cose dalle somme altezze e cercare l'uno nel differente. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XVIII|cap. XVIII]])
*Cosa è questo primo lavoro? Una commedia, il ''[[Giordano Bruno#Candelaio|Candelaio]]''. Bruno vi sfoga le sue qualità poetiche e letterarie. La scena è in Napoli, la materia è il mondo plebeo e volgare, il concetto è l'eterna lotta degli sciocchi e de' furbi, lo spirito è il più profondo disprezzo e fastidio della società, la forma è cinica. È il fondo della commedia italiana dal [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] all'[[Pietro Aretino|Aretino]], salvo che gli altri vi si spassano, massime l'Aretino, ed egli se ne stacca e rimane al di sopra. Chiamasi ''accademico di nulla accademia, detto il Fastidito''. Nel tempo classico delle accademie il suo titolo di gloria è di non essere accademico. Quel ''fastidito'' ti dà la chiave del suo spirito. La società non gl'ispira più collera; ne ha fastidio, si sente fuori e sopra di essa. [...] Ci è un libro pubblicato a Parigi nel 1582, col titolo: ''[[Giordano Bruno#De umbris idearum|De umbris idearum]]'', e lo raccomando a' filosofi, perché ivi è il primo germe di quel mondo nuovo, che fermentava nel suo cervello. Ivi tra quelle bizzarrie mnemoniche è sviluppato questo concetto capitalissimo, che le serie del mondo intellettuale corrispondono alle serie del mondo naturale, perché uno è il principio dello spirito e della natura, uno è il pensiero e l'essere. Perciò pensare è figurare al di dentro quello che la natura rappresenta al di fuori, copiare in sé la scrittura della natura. Pensare è vedere, ed il suo organo è l'occhio interiore, negato agl'inetti. Ond'è che la logica non è un argomentare, ma un contemplare, una intuizione intellettuale non delle idee, che sono in Dio, sostanza fuori della cognizione, ma delle ombre o riflessi delle idee ne' sensi e nella ragione. ([[s:Storia della letteratura italiana (De Sanctis)/XVIII|cap. XVIII]])