Giuseppe Parini: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giuseppe Parini==
*''Aborro in su la scena | Unun canoro elefante, | Cheche si strascina a pena | Susu le adipose piante, | Ee manda per gran foce | Didi bocca un fil di voce''. (da ''La Musica'', 1)
*''Amor con l'età fervida | convien che si dilegue; | ma l'[[Amicizia|amistà]] ne segue | fino a l'estremo dì. || Le belle, ch'or s'involano | schife da noi lontano, | verranci | allor pian piano | lor [[Brindisi dalle poesie|brindisi]] ad offrir. || E noi compagni amabili | che far con esse allora? | Seco un bicchiere ancora | bevere, e poi morir.'' (da ''Il brindisi'', in ''Odi'')
*''Con altri e spessi | Segnisegni del tuo valore, o Sfregia, impressi''. (da ''In morte del barbiere'', 25-26)
*''Dall'alma origin solo | han le lodevol'opre. | Mal giova illustre sangue | ad animo che langue. |'' [...] ''| Chi de la gloria è vago | sol di virtù sia pago. |'' [...] ''| È d'uopo, Achille, alzare | nell'alma il primo [[altare]]. | Giustizia entro al tuo seno | sieda e sul labbro il vero, | e le tue mani sieno | qual albero straniero | onde soavi unguenti | stillin sopra le genti.'' (da ''L'educazione'', 1764)
*E a che credete voi che servir possano le [[gotta|gotte]], o sia quel mal che gotta artetica chiamasi più comunemente? A vivere, risponderete voi, sempre in continove doglie, a star lì confitto in s'una seggiola senza moversi mai. Eh! perdonatemi, Chè può servire a tutt'altro ne gli uomini cotesto male. Egli m'è stato socio fido ed amico nel corso di varii giorni, e di varie notti: e stato è causa ch'io abbia fatto i lontani e lunghissimi viaggi ch'io ho fatto. [...] Adunque siavi noto, che quando vennemi ad aflliggere giovine com'io son la gotta artetica per sollevarmi un poco da la doglia, e da la noia di quel male, diedimi a studiare un poco sopra un piccolo Libretto Geografico; ed in simile guisa mi vendicai di quello stranio mal che volea rapirmi a i dolci studii.<ref>Da Giuseppe Parini, ''Opera'', Volume 3, a cura di Francesco Reina, 1802, [http://books.google.it/books?id=qi5LAAAAcAAJ&pg=PA147 p. 147].</ref>
*''E se i duri mortali | Aa lui voltano il tergo, | Eiei si fa, contro ai mali, | Dede la costanza suo scudo ed usbergo''. (da ''La caduta'', str. 14)
*Ho scritto sull'amore, e non ho mai avuto una donna. (da una lettera a Febo d'Adda, 1798)
*''Mal giova [[nobiltà|illustre sangue]] | Adad animo che langue''. (da ''La Educazione'', in ''Odi'')
*''Me non nato a percotere | Lele dure illustri porte, | Nudonudo accorrà, ma libero, | Ilil regno de la morte. | No, ricchezza né onore | Concon frode o con viltà | Ilil secol venditore | Mercarmercar non mi vedrà''. (da ''La vita rustica'', 4)
*''O s'a un marito alcuna | d'anima generosa orma rimane, | ad altra mensa il piè rivolga, e d'altra | dama al fianco s'assida il cui marito | pranzi altrove lontan d'un'altra al fianco | ch'abbia lungi lo sposo, e così nuove | anella intrecci a la catena immensa | onde alternando Amor l'anime avvince.''<ref>Ci si riferisce alla pratica del cicisbeismo, forma di adulterio istituzionalizzato.</ref> (da ''Il mezzogiorno'', 59-66)
*Oh beato terreno del vago Eupili mio, ecco al fin nel tuo seno m'accogli; e del natìo aere mi circondi, e il petto avido inondi [...] Austro scortese qui suoi vapor non mena: e guarda il bel paese alta di monti schiena, cui sormontar non vale Borea con rigid' ale [...] Io de' miei colli ameni nel bel clima innocente passerò i dì sereni tra la beata gente, che di fatiche onusta è vegeta e robusta. (dal secondo libro delle ''Odi'')
*{{NDR|[[Vincenzo Monti]]}} Sempre minaccia di cadere colla repentina sublimità de' suoi voli, e non cade mai. (<ref>Citato dain [[Francesco Cassi]], ''Notizie intorno alla vita ed alle opere di [[Vincenzo Monti]]'' in ''Tragedie del cavaliere Vincenzo Monti'', Leonardo Giardetti, Firenze, 1825).</ref>
*''Va per negletta via | Ognorognor l'util cercando | Lala calda fantasia, | Cheche sol felice è quando | Ll'utile unir può al vanto | Didi lusinghevol canto''. (da<ref>Da ''La salubrità dell'aria'', 22, citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', Hoepli, 1921, p. 546).</ref>
*Voglio, ordino e comando che le spese funebri mi siano fatte nel più semplice e mero necessario, ed all'uso che si costuma per il più infimo dei cittadini. (da<ref>Da ''Testamento'', Milano, 15 ottobre 1798, in ''Poesie e prose'', Ricciardi, 1951).</ref>
 
==''Dialogo sopra la nobilità''==
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''Benché l'umana superbia sia discesa fino ne' sepolcri, d'oro e di velluto coperta, unta di preziosi aromi e di balsami, seco recando la distinzione de' luoghi perfino tra' cadaveri, pure un tratto, non so per quale accidente, s'abbatterono nella medesima sepoltura un Nobile ed un Poeta, e tennero questo ragionamento'':
 
'''Nobile''': Fatt'in là mascalzone!<br>
'''Poeta''': Ell'ha il torto, Eccellenza. Teme Ella forse che i suoi vermi non l'abbandonino per venire a me? Oh! le so dir io ch'e' vorrebbon fare il lauto banchetto sulle ossa spolpate d'un Poeta.
 
===Citazioni===
*Colui ch'è inferiore è tenuto a rispettar l'altro, che gli è superiore; e il non osare accostarsi è segno di rispetto; laddove il contrario è indizio di troppa famigliarità, come dianzi ti accennai. ('''Nobile''')
*Il [[Rispetto]] non è altro che un certo sentimento dell'animo posto fra l'affetto e la meraviglia, che l'uomo pruova naturalmente al cospetto di colui ch'ei vede fornito d'eccellenti virtù morali o d'eccellenti doti dell'ingegno o del corpo. Questo sentimento per lo più stassi rinserrato nel cuore di chi lo prova; e talvolta ancora per una certa ridondanza prorompe di fuora ne' cenni o nelle parole. ('''Poeta''')
 
===[[Explicit]]===
'''Poeta''': Egli non può più parlare; la lingua gli si è infracidita. Riposatevi, Eccellenza, sul vostro letame. La lingua de' [[poeta|Poeti]] è sempre l'ultima a guastarsi. Beato voi, se colassù aveste trovato uno sì coraggioso che avesse ardito di trattarvi una sola volta da sciocco! Se io avessi a risuscitare, io per me, prima d'ogni altra cosa, desidererei d'esser uomo dabbene, in secondo luogo d'esser uomo sano, dipoi d'esser uomo d'ingegno, quindi d'esser uomo ricco, e finalmente, quando non mi restasse più nulla a desiderare, e mi fosse pur forza di desiderare alcuna cosa, potrebbe darsi che per istanchezza io mi gettassi a desiderar d'esser uomo nobile, in quel senso che questa voce è accettata presso la moltitudine.
 
==''Il mattino''==
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===Citazioni===
*''Ben folle è quegli | che a rischio de la vita onor si merca.'' (21)
*''Ti feron troppo i queruli ricinti | ove l'arti migliori e le scïenze, | cangiate in mostri e in vane orride larve'' | [...]. (26-28)
*''Ma che? Tu inorridisci e mostri in capo | qual istrice pungente irti i capelli | al suon di mie parole? Ah il tuo mattino | signor questo non è...'' (53)
*''Oh se te in sì gentil atto mirasse | Ilil duro capitan, quando tra l'arme, | Sgangherandosgangherando la bocca, un grido innalza | Laceratorlacerator di ben costrutti orecchi, | Ondeonde a le squadre vari moti impone''. (106-110)
*''Se noiosa ipocondria t'opprime, | o troppo intorno a le vezzose membra | adipe cresce, de' tuoi labbri onora | la [[caffè|nettarea bevanda]], ove abbronzato | fuma et arde il legume a te d'Aleppo | giunto, e da Moca, che di mille navi | popolata mai sempre insuperbisce''. (138-144)
*''[[Eruttazione|Ruttar]] plebeiamente il giorno intero''. (185)
*''Che segga intorno a te, manchi, o Signore, | il precettor del tenero idioma | che da la Senna, de le Grazie madre, | pur ora a sparger di celeste ambrosia | venne all'Italia nauseata i labbri. | All'apparir di lui l'itale voci | tronche cedano il campo al lor tiranno; | e a la nova ineffabile armonia | de' soprumani accenti, odio ti nasca | più grande in sen contra a le impure labbra | ch'osan macchiarle ancor di quel sermone | onde in Valchiusa fu lodata e pianta | già la bella Francese, e i culti campi | a l'orecchio dei re cantati furo | lungo il fonte gentil da le bell'acque. | Misere labbra, che temprar non sanno | con le galliche grazie il sermon nostro, | sì che men aspro a' dilicati spirti | e men barbaro suon fieda gli orecchi!'' (202-220)
*''A voi, divina schiatta, | più assai che a noi mortali, il ciel concesse | domabili midolle entro al cerèbro, | sì che breve lavor nove scïenze | vale a stamparvi. Inoltre a voi fu dato | tal de' sensi e de' nervi e degli spirti | moto e struttura, che ad un tempo mille | penetrar puote e concepir vostr'alma | cose diverse, e non però turbate | o confuse giammai, | ma scevre e chiare | nei loro alberghi ricovrarle in mente.'' (244-254)
*{{NDR|Su [[Voltaire]]}} [...] ''maestro | Didi coloro che mostran di sapere''. (602-603<ref>Citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''[[s:Indice:Chi l'ha detto.djvu|Chi l'ha detto?]]'', U. Hoepli, Milano, 1921, p. 409.</ref>)
*''Ma a possente signor scender non lice | dale stanze superne infin che al gelo | o al meriggio non abbia il cocchier stanco | durato un pezzo, onde l'uom servo intenda | per quanto immensa via natura il parta | dal suo signore.'' (1049-1054)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Canzone in morte del barbiere''===
''O Sfregia, o Sfregia mio, | <br>o dolce mio barbieri, o delle guance amor, delizia e cura, | <br>ahimè, che farò io, | <br>poiché ti trasse ai regni oscuri e neri | <br>empia morte immatura?''<br>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
===''Il giorno''===
''Sorge il mattino in compagnia dell'alba<br>Dinanzidinanzi al sol che di poi grande appare<br>Susu l'estremo orizzonte a render lieti<br>Gligli animali e le piante e i campi e l'onde.''<br>
 
===''La vita rustica''===
''Perché turbarmi l'anima,<br />o d'oro e d'onor brame,<br />se del mio viver Atropo<br />presso è a troncar lo stame?<br />e già per me si piega<br />sul remo il nocchier brun<br />colà donde si niega<br />che più ritorni alcun?''
 
===''Le odi''===
''O Genovese ove ne vai? qual raggio<br>Brillabrilla di speme su le audaci antenne?<br>Non temi oimè le penne<br>Nonnon anco esperte degli ignoti venti?''<br>
 
==Citazioni su Giuseppe Parini==