Achille Starace: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Achille Starace==
*Achille Starace – che seppe poi morire bravamente, in piazzale Loreto – devitalizzò e narcotizzò il Pnf applicando puntualmente la volontà di [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Questa fu, se vogliamo usare una parola grossa, la sua funzione storica. ([[Indro Montanelli e Mario Cervi]])
*Dei gerarchi, che io sappia, l'unico favorevole {{NDR|all'entrata in guerra dell'Italia}}, fu Starace, il quale pronunziò la storica frase: «Per me la guerra è come mangiare un piatto di maccheroni». Non so che analogia egli potesse trovare tra i due termini del paragone, né è facile vederne; ma sono sicuro che neppure egli credesse a ciò che diceva e parlava così unicamente per riuscire gradito al suo duce, in un momento nel quale era forse il solo che avesse l'audacia di fare adesione ad un evento deprecato da tutti. ([[Carmine Senise]])
*Di fisico asciutto, capelli impomatati, salutista, maniaco delle uniformi, non aveva una collocazione politica autonoma né un seguito personale. Proprio i suoi difetti più evidenti, la superficialità, la limitatezza di orizzonti culturali, la propensione per una pompa pseudo-guerriera e in effetti piuttosto sudamericana, la docilità agli ordini, fecero cadere su di lui la scelta di Mussolini. ([[Indro Montanelli e Mario Cervi]])
*Starace, che a parte le sue manie, proprie dell'ex sottufficiale «firmaiolo», pignolo e scocciatore − e che, comunque, erano sempre o proposte od approvate dal Duce − non era quel cretino storico come lo si vuole fare apparire. Egli era il Segretario ideale per un partito che aveva mandato all'ammasso le idee degli italiani tutti, i fascisti per primi. I «Fogli d'Ordine», le «cartoline-precetto», le divise innumerevoli, i «rapporti» grandi e piccini, le adunate, gli schieramenti, gli incolonnamenti, le prove ginniche per gli ufficiali, i salti nel cerchio e nel fuoco, le sagre, le «mostre» della canapa e del tessile, anche esse militarizzate, le punizioni in cui il punito non ha diritto di parlare, le parole d'ordine a base di «Ti schiaffo dentro!» ed «Arrangiatevi!», e pressappoco i gridi di comando, le nomine a capocchia... erano tutte cose che si intonavano con l'ora politica della subordinazione gerarchica e dell'obbedienza «pronta, rispettosa ed assoluta». ([[Cesare Rossi]])