Ivo Andrić: differenze tra le versioni

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'''Ivo Andrić''' (1892 – 1975), scrittore e diplomatico jugoslavo.
 
== ''Il cortileponte maledettosulla Drina'' ==
===[[Incipit]] ===
Per la maggior parte del suo corso la Drina s'apre la strada attraverso anguste gole tra scoscese montagne o attraverso profondi cañon dai fianchi a picco. Soltanto in alcuni tratti le sponde si allargano in aperte pianure per formare, su una o su entrambe le rive, distese solatie, in parte piane, in parte ondulate, atte a essere lavorate e abitate. Un ampliamento di questo genere si trova anche qui, presso Višegrad, nel punto in cui la Drina scaturisce con un'improvvisa svolta dalla profonda e stretta gola formata dai Massi di Butko e dai monti di Uzavnica. La curva della Drina è oltremodo angusta e le montagne ai due lati sono talmente ripide e avvicinate che sembrano un massiccio compatto, dal quale il fiume scaturisce come da una cupa muraglia. Ma qui le montagne si allargano improvvisamente in un anfiteatro irregolare, il cui diametro, nel punto più ampio, non supera la quindicina di chilometri in linea d'aria. In questo luogo in cui la Drina sembra sgorgare con tutto il peso della sua massa d'acqua, verde e schiumosa, da una catena ininterrotta di nere e ripide alture, si scorge un grande ponte di pietra, d'armonica fattura, con undici arcate ad ampio raggio. Questo ponte somiglia a una base dalla quale si apre a ventaglio tutta una pianura ondulata, con la cittadina di Višegrad, i cui dintorni, e le borgate distese sulla fascia delle colline, una pianura coperta di campi, di pascolo, di piantagioni di prugni, intersecata da siepi e quasi spruzzata di boschi cedui e di rade macchie d'abeti. In tal modo, guardando dal fondo del panorama, sembra che dalle ampie arcate del candido ponte scorra e si spanda non soltanto la verde Drina, ma anche tutta questa estensione, solatia e coltivata, con tutto quello che vi si trova e il cielo meridionale sopra.
 
=== Citazioni ===
*E così, tra il cielo il fiume e le montagne, una generazione dopo l'altra imparava a non compiangere troppo ciò che la torbida acqua si portava via; ché la vita è un miracolo impenetrabile perché si fa e disfà incessantemente, eppure dura e sta salda, come il Ponte sulla Drina. (cap VI)
*Il mio defunto padre sentì una volta da šeh-Dedija e raccontò poi a me quand'ero bambino, da che cosa deriva il [[ponte]] e come venne eretto il primo ponte del mondo. Quando Allah il potente ebbe [[Creazione (teologia)|creato]] questo mondo, la terra era piana e liscia come una bellissima padella di smalto. Ciò dispiaceva al demonio, che invidiava all'uomo quel dono di Dio. E mentre essa era ancora quale era uscita dalle mani divine, umida e molle come una scodella non cotta, egli si avvicinò di soppiatto e con le unghie graffiò il volto della terra di Dio quanto più profondamente poté. Così, come narra la storia, nacquero profondi fiumi e abissi che separano una regione dall'altra. [...] Si dispiacque Allah quando vide che cosa aveva fatto quel maledetto; ma poiché non poteva tornare all'opera che il demonio con le sue mani aveva contaminato, inviò i suoi [[angelo|angeli]] affinché aiutassero e confortassero gli uomini. Quando gli angeli si accorsero che [...] al di sopra di quei punti spiegarono le loro ali e la gente cominciò a passare su di esse. Per questo, dopo la fontana, la più grande buona azione è costruire un ponte. (cap. XVI)
*Coloro che detengono il potere, infatti, dovendo opprimere per governare, sono condannati ad agire sensatamente; e se, trascinati dalla passione o costretti dagli avversari, oltrepassano i limiti della ragionevolezza, scendono su una strada lubrica, e con ciò stesso, da soli segnano l'inizio della loro rovina. Coloro che sono oppressi e sfruttati, invece, si servono facilmente sia del senno che della stoltezza, poiché questi sono soltanto due diversi tipi della loro arma nella perenne lotta contro l'oppressore, che a volte è subdola, a volte aperta. (cap. V)
*Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada o si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, affinché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi.<ref>Citato in [[Paolo Rumiz]], ''È oriente'', Feltrinelli, Milano, 2003, [http://books.google.it/books?id=qStzmCD6vS0C&pg=PA107 p. 107]. ISBN 88-07-01631-1</ref>
 
==''La corte del diavolo''==
===[[Incipit]]===
====Jolanda Marchiori====
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*Ćamil è un uomo di "sangue misto", raccontava Haim, di padre turco e di madre greca. La madre fu una nota bellezza. Smirne, la città delle belle greche, non aveva mai viso simile corpo, un tale portamento e degli occhi così azzurri. La sposarono a diciassette anni con un greco, ricchissimo. (Haim menzionò un lungo cognome greco, pronunciandolo nella stessa maniera come si pronuncia il nome di una dinastia assai nota.) Ebbero una sola figlioletta. Quando la bambina aveva otto anni, il ricco greco morì improvvisamente. I genitori di lui cercarono di imbrogliare la giovane vedova per toglierle il più possibile dell'eredità. La donna si difese e per questo fece un viaggio persino ad Atene, per salvare almeno i beni che aveva là. [...] Molti Greci chiesero in sposa la bella e infelice vedova, ma ella li respinse tutti uno dopo l'altro, disgustata dai suoi genitori e dai suoi connazionali. Solo dopo qualche anno, tra la comune meraviglia, sposò un Turco. (1962)
*E fu il racconto, in forma nuova e solenne, dell'antica storia dei due [[fratelli]]. (Da quando esiste il mondo e il tempo, sempre si ripete sulla terra il caso di due fratelli rivali. Uno dei due, [[Fratello maggiore|il più vecchio]], è più saggio, più forte, più vicino al mondo e alla vita reale e a tutto ciò che unisce e muove la maggior parte della gente, un uomo cui tutto riesce facile, che sa in ogni momento cosa occorre o non occorre fare e cosa si può o non si può pretendere dagli altri e da se stesso. [[Fratello minore|L'altro]] invece incarna proprio il tipo opposto: un uomo dalla vita breve, disgraziato, che sbaglia ad ogni passo, un uomo le cui aspirazioni vanno sempre oltre ciò che è lecito. Questi, in conflitto con il fratello maggiore – e il conflitto è inevitabile – perde già fin dal principio la partita.)<br>I due fratelli si trovarono di fronte, quando nel 1481, un giorno di maggio, in una spedizione di guerra, improvvisamente morì il sultano Maometto II il Conquistatore: [...]. (1962)
 
== ''Il ponte sulla Drina'' ==
===[[Incipit]] ===
Per la maggior parte del suo corso la Drina s'apre la strada attraverso anguste gole tra scoscese montagne o attraverso profondi cañon dai fianchi a picco. Soltanto in alcuni tratti le sponde si allargano in aperte pianure per formare, su una o su entrambe le rive, distese solatie, in parte piane, in parte ondulate, atte a essere lavorate e abitate. Un ampliamento di questo genere si trova anche qui, presso Višegrad, nel punto in cui la Drina scaturisce con un'improvvisa svolta dalla profonda e stretta gola formata dai Massi di Butko e dai monti di Uzavnica. La curva della Drina è oltremodo angusta e le montagne ai due lati sono talmente ripide e avvicinate che sembrano un massiccio compatto, dal quale il fiume scaturisce come da una cupa muraglia. Ma qui le montagne si allargano improvvisamente in un anfiteatro irregolare, il cui diametro, nel punto più ampio, non supera la quindicina di chilometri in linea d'aria. In questo luogo in cui la Drina sembra sgorgare con tutto il peso della sua massa d'acqua, verde e schiumosa, da una catena ininterrotta di nere e ripide alture, si scorge un grande ponte di pietra, d'armonica fattura, con undici arcate ad ampio raggio. Questo ponte somiglia a una base dalla quale si apre a ventaglio tutta una pianura ondulata, con la cittadina di Višegrad, i cui dintorni, e le borgate distese sulla fascia delle colline, una pianura coperta di campi, di pascolo, di piantagioni di prugni, intersecata da siepi e quasi spruzzata di boschi cedui e di rade macchie d'abeti. In tal modo, guardando dal fondo del panorama, sembra che dalle ampie arcate del candido ponte scorra e si spanda non soltanto la verde Drina, ma anche tutta questa estensione, solatia e coltivata, con tutto quello che vi si trova e il cielo meridionale sopra.
 
=== Citazioni ===
*E così, tra il cielo il fiume e le montagne, una generazione dopo l'altra imparava a non compiangere troppo ciò che la torbida acqua si portava via; ché la vita è un miracolo impenetrabile perché si fa e disfà incessantemente, eppure dura e sta salda, come il Ponte sulla Drina. (cap VI)
*Il mio defunto padre sentì una volta da šeh-Dedija e raccontò poi a me quand'ero bambino, da che cosa deriva il [[ponte]] e come venne eretto il primo ponte del mondo. Quando Allah il potente ebbe [[Creazione (teologia)|creato]] questo mondo, la terra era piana e liscia come una bellissima padella di smalto. Ciò dispiaceva al demonio, che invidiava all'uomo quel dono di Dio. E mentre essa era ancora quale era uscita dalle mani divine, umida e molle come una scodella non cotta, egli si avvicinò di soppiatto e con le unghie graffiò il volto della terra di Dio quanto più profondamente poté. Così, come narra la storia, nacquero profondi fiumi e abissi che separano una regione dall'altra. [...] Si dispiacque Allah quando vide che cosa aveva fatto quel maledetto; ma poiché non poteva tornare all'opera che il demonio con le sue mani aveva contaminato, inviò i suoi [[angelo|angeli]] affinché aiutassero e confortassero gli uomini. Quando gli angeli si accorsero che [...] al di sopra di quei punti spiegarono le loro ali e la gente cominciò a passare su di esse. Per questo, dopo la fontana, la più grande buona azione è costruire un ponte. (cap. XVI)
*Coloro che detengono il potere, infatti, dovendo opprimere per governare, sono condannati ad agire sensatamente; e se, trascinati dalla passione o costretti dagli avversari, oltrepassano i limiti della ragionevolezza, scendono su una strada lubrica, e con ciò stesso, da soli segnano l'inizio della loro rovina. Coloro che sono oppressi e sfruttati, invece, si servono facilmente sia del senno che della stoltezza, poiché questi sono soltanto due diversi tipi della loro arma nella perenne lotta contro l'oppressore, che a volte è subdola, a volte aperta. (cap. V)
*Ovunque nel mondo, in qualsiasi posto il mio pensiero vada o si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, affinché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi.<ref>Citato in [[Paolo Rumiz]], ''È oriente'', Feltrinelli, Milano, 2003, [http://books.google.it/books?id=qStzmCD6vS0C&pg=PA107 p. 107]. ISBN 88-07-01631-1</ref>
 
==''Racconti di Sarajevo''==
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{{Pedia|Il ponte sulla Drina||(1945)}}
{{Pedia|Racconti di Sarajevo|''Racconti di Sarajevo''|(1946)}}
{{Pedia|La corte del diavolo||(1954)}}
 
{{DEFAULTSORT:Andric, Ivo}}