Alessandro Varaldo: differenze tra le versioni

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*Le maníe hanno una loro morale particolare. Chi sdegnerebbe chinarsi per un biglietto da mille, non esiterebbe a rubare un libro raro, una moneta da collezione, un feticcio, e lo vedreste stupito dinanzi ad un'accusa di furto. (p. 39)
*Un amuleto, secondo chi se n'intende, porta fortuna in qualunque congiuntura della vita: nel giuoco, cioè, come nell'amore, nella carriera, in borsa, nei commerci... (p. 40)
*[...] perché dite che il [[numero]] non è poesia? Un grande poeta, che si chiamava [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], ha cantato il contrario, contando i piedi dell'esametro sulle morbide carni femminili. E se interrogate un [[musicista]], vi dirà che non c'è armonia senza numeri. Forse è per questo che la maggior parte dei poeti e dei musicisti sanno fare così bene i loro [[conto (economia)|conti]]. (p. 53)
*Chi non si china una volta per uso, si dovrà chinare più spesso per fatica. (p. 54)
*[[Gesù|Nostro Signore]] preceduto dall'apostolo Pietro si recava da una città all'altra della Galilea nel colmo dell'estate. Pietro urtò in un ferro da cavallo e rabbiosamente lo gettò dietro di sé. Nostro Signore invece si chinò e lo raccolse. Alla prima borgata lo vendette per alcuni spiccioli, coi quali comprò delle ciliege. Attraversarono poi un lembo di deserto. Imperava la canicola e Pietro sudava e soffriva la sete. Invece di precedere veniva a rimorchio. Ad un tratto vide nella sabbia una ciliegia che Nostro Signore aveva lasciato cadere: si chinò subito e la raccolse: ma non bastava per la sua sete e proseguì con gli occhi a terra con la speranza che il Maestro ne perdesse ancora. E Nostro Signore ne perdette, così che Pietro si chinò assai volte, finché s'ebbe questo ammonimento: «Pietro, se una volta, a tempo, senza disdegno, ti fossi chinato, non avresti dovuto curvarti poi con tanta frequenza per bisogno» (p. 54-55)