Richard Adams: differenze tra le versioni

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*Il vento gli arruffava la pelliccia e sferzava l'erba, che odorava di timo e di brunella. La solitudine dava un senso di libertà, di euforia. Il cielo era così vicino e il resto così distante, che ne furono inebriati e si misero a saltellare nel tramonto. «Oh Frits delle colline,» esclamò Dente di Leone «questa l'hai creata apposta per noi!» (cap. 18, ''Il colle Watership'', p. 139)
*«Lo sapete, Capitano,» disse Campànula «che cosa disse il primo filo d'erba al secondo filo d'erba?»<br>Moscardo lo guardò brutto, ma Pungitopo l'incoraggiò: «Allora?».<br>«Gli disse: "Guarda là! un coniglio! siamo fritti!".» {{NDR|[[Barzellette dai libri|barzelletta]]}} (cap. 20, ''Un nido d'api e un topo'', p. 153)
*«[...] Io avevo quei terribili incubi, e basta. [[Imprecazioni dai libri|Frits mio d'oro]], spero di non provare più simili orrori! Non me li scorderò fin che campo. E neanche la notte che ho trascorso sotto il ginepro. Quanto male c'è al mondo.»</br>«È dagli [[Uomo|uomini]] che viene» disse Pungitopo. «Tutti gli altri elil fanno quello che devono fare e Frits li spinge come spinge noi. Vivono su questa terra e hanno bisogno di nutrirsi. Gli uomini invece non sono contenti finché non hanno rovinato la terra e distrutto gli animali. [...]» (cap. 21, ''La catastrofe'', p. 164)
*[[Canzoni dai libri|Canto]] alla luna [...] Tutti i porcospini cantano alla luna, per far uscire fuori le lumache. Che? non lo sapevi?<br>Oh Luma-Luna, Luna mia Lumacchia<br>Da' al riccio tuo fedel un po' di pacchia! (Yona; cap. 22, ''Il processo a El-ahrairà'', p. 185)
*Dice un detto degli uomini: «Non piove mai, diluvia». Il che non è esatto, ché spesso piove senza diluviare. Il [[Proverbi dai libri|proverbio]] dei conigli è più preciso. Essi dicono: «Una nuvola si sente troppo sola». Ed è proprio vero perché, quando appare una nuvola in cielo, spesso altre ne arrivano e di lì a poco il tempo s'imbroncia. (cap. 23, ''Kehaar'', p. 191)
*[[Imprecazioni dai libri|Che mi prenda un lacciolo]]! (Moscardo; cap. 25, ''L'incursione'', p. 223)
*Ribes cercò di venirmi in aiuto. Parlò con molta eloquenza della solidarietà fra gli [[Animale|animali]], del loro innato senso dell'onore. "Gli animali non si comportano come gli uomini" disse. "Se devono battersi, si battono. Se devono uccidere, uccidono. Ma non usano la loro intelligenza per trovar la maniera di arrecar danni alle altre creature, di avvelenar loro la vita. Essi hanno dignità, hanno animalità." (Pungitopo; cap. 27, ''Non se lo può immaginare chi non c'è stato'', pp. 251-252)
*[[Imprecazioni dai libri|Gran Frits]]! (Pungitopo; cap. 29, ''Il ritorno e la partenza'', p. 268)
*Campànula si mise a recitare una [[Poesie dai libri|strofetta]]:<br>«Si va dove che l'erba è più verde<br>E ci crescon carote e lattuga<br>E un coniglio di libera stirpe<br>Si conosce dai graffi sul muso.» (cap. 29, ''Il ritorno e la partenza'', p. 269)
*[[Imprecazioni dai libri|Frits fra le fronde]]! (Parruccone; cap. 29, ''Il ritorno e la partenza'', p. 271)
*La [[saggezza]] la si trova [...] sul colle desolato dove nessuno va a pascolare, e sul greppo pietroso dove invano il coniglio si scava la tana. (Frits; cap. 31, ''El-ahrairà e il Coniglio Nero di Inlé'', p. 295)
*[[Imprecazioni dai libri|Frits mio d'oro in cima a un monte]]! (Mirtillo; cap. 33, ''Il grande fiume'', p. 315)
*[[Imprecazioni dai libri|Per i baffi di Ravascuttolo]]! (Mirtillo; cap. 33, ''Il grande fiume'', p. 315)
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*«I figli dei nostri figli udranno una bella storia» disse Moscardo, citando un [[Proverbi dai libri|proverbio]] dei conigli. (cap. 39, ''I due ponti'', p. 382)
*[...] guardare qualcuno in [[pericolo]] equivale, quasi, a condividerlo. (cap. 39, ''I due ponti'', p. 390)
*Penso, comunque, che andrà tutto bene. Lo conosci anche tu, il [[Proverbi dai libri|detto]], no? Sottoterra il coniglio non corre alcun periglio. (Moscardo; cap. 40, ''La via del ritorno'', p. 398)
*Molti uomini dicono di godersi l'[[inverno]], ma ciò che in realtà si godono è il sentirsi al riparo da esso. Per loro non c'è mancanza di cibo, d'inverno, hanno case riscaldate e indumenti caldi. L'inverno non può nuocere, quindi accresce il loro senso di sicurezza, di ingegnosità. Per gli uccelli e gli animali – come per la gente povera – l'inverno è altra cosa. I conigli, al pari di quasi tutti gli animali selvatici, patiscono il freddo e gli stenti. È vero, sono più fortunati di altri poiché il cibo non viene quasi mai a mancare del tutto. Ma quando c'è la neve gli tocca restare sotterra per giorni di fila, ruminando palline per nutrirsi. Sono più soggetti a malattie, d'inverno, e il freddo riduce la loro vivacità. Nondimeno, le tane posson essere calducce e accoglienti, specie se affollate. L'inverno è inoltre stagione d'amori, per loro, più che la tarda estate e l'autunno; e l'epoca della maggior fertilità, nelle coniglie, comincia verso febbraio. Vi son belle giornate, in cui fare silflaia è un godimento. Per i più avventurosi, le razzie in orti e giardini hanno un fascino particolare. E sottoterra ci si racconta novelle, si gioca a sasso-spasso, ci son altri passatempi. Per i conigli, l'inverno è quel che era per gli uomini del medio evo: duro ma sopportabile, e non del tutto privo di consolazioni. (cap. 50, ''La vita continua'', p. 477)
*«Abbiate, pazienza, Capitano, non ho mai visto un [[gatto]]» disse il coniglio giovinetto.<br>«No, non l'hai ancora visto» ammise il comandante. «Ebbene, un gatto è un'orrenda bestia con la coda lunga lunga. È coperto di pelo liscio, ha baffi setolosi e, quando combatte, emette un gnaulo barbaro, malvagio. È molto astuto, sapete.» (cap. 50, ''La vita continua'', p. 481)