Giuseppe Mazzini: differenze tra le versioni

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*Ah! come poco indovinano gli uomini le condizioni dell'anima altrui, se non la illuminano — ed è raro — coi getti d'un amore profondo! (da ''Note autobiografiche'')
*Affratelliamoci nell'affetto della Patria. In voi segnatamente sta l'elemento del suo avvenire. Ma questo avvenire della Patria e vostro, voi non lo fonderete se non liberandovi da due piaghe che oggi pur troppo, spero per breve tempo, contaminano le classi più agiate e minacciano di sviare il progresso Italiano: il ''Machiavellismo'' e il ''[[Materialismo]]''. Il primo, travestimento meschino della scienza d'un Grande infelice<ref>Il [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] per le disavventure incontrate come uomo «pubblico». {{NDR|Nota del curatore del libro}}</ref>, v'allontana dall'amore e dall'adorazione schietta e lealmente audace della Verità: il secondo vi trascina inevitabilmente, col culto degli ''interessi'', all'egoismo ed all'anarchia.<br />Voi dovete [[Amor di Dio|adorar Dio]] per sottrarvi all'arbitrio e alla prepotenza degli uomini. (da ''Agli operai italiani''<!--, pp. 17-18-->)
*Credo che l'uomo collettivo, l'umanità, ossia l'Associazione, debba essere lavoro vitale d'una nuova fede, che starà al cristianesimo, come il cristianesimo al mosaismo; cioè verrà non a distruggerlo, ma a completarlo. Credo che mentre tutte le religioni hanno detto: «Dio è Dio, e Buddha è il suo profeta — e Cristo è il suo profeta — e Maometto è il suo profeta», la religione futura dirà: «Dio è Dio, e l'umanità è il suo profeta.» Quindi, rivelazione, non immediata, ma continua, progressiva, incarnazione divina nell'umanità: santificazione, ma mortalità di tutte le religioni, fasi tutte, secondo il tempo e lo spazio, della grande, vera, una religione, della quale ogni epoca storica svolge un principio, un articolo. La morale si perfezionerà, dacché invece di sancire che l'uomo può salvarsi, malgrado il mondo, e separandosi dal mondo, dirà che l'uomo non si salva se non attraverso il mondo, trasformando il mondo.<ref>Lettera a [[Francesco Dall'Ongaro]]. Ginevra, 27 maggio 1854.</ref>
*Dio e il Popolo. (da ''La Giovine Italia. Serie di scritti intorno alla condizione politica, morale e letteraria dell'Italia, tendenti alla sua rigenerazione'', fascicolo III, Marsiglia, 1932)
*Due gioie concesse Iddio agli uomini liberi sulla terra: il plauso dei buoni, e la bestemmia dei tristi! (da ''La «Voce della Verità»'', negli ''Scritti editi ed inediti'', Milano, 1861, vol. I, p. 168)